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Long Covid, una battaglia ancora da combattere

Long Covid, una battaglia ancora da combattere
Maggio 24
21:23 2023

Fernando Lunedi, Responsabile del Centro Long Covid: “Se il Covid è ufficialmente finito, come dice l’OMS, il long covid ce lo porteremo avanti ancora a lungo”

 Il 25 maggio a Lisbona all’European Private Hospital Awards sarà presentato lo studio sul Long Covid condotto su 3000 pazienti curati all’INI Città Bianca, struttura del Gruppo INI

Roma, 24 maggio – L’Organizzazione Mondiale della Sanità il 5 maggio ha decretato conclusa l’emergenza sanitaria legata al Covid. Rimane sul campo, tuttavia, un’altra emergenza non meno importante: il Long Covid.

“Se l’emergenza da Covid è ufficialmente finita, quella da Long Covid ce la porteremo avanti ancora a lungo, probabilmente per anni – afferma Fernando Lunedi, responsabile del Centro per il Long Covid dell’INI Città Bianca, uno dei primi attivi a livello nazionale – Siamo stati tra i primi in Italia, nel gennaio del 2021, ad intuire la necessità di creare percorsi terapeutici per gli strascichi del Covid, quando ancora la denominazione “Long Covid” non esisteva. Si stima che oggi interessi più di 65 milioni di persone nel mondo”.

Lo studio presentato a Lisbona il 25 maggio

Fernando Lunedi, Responsabile Centro Longo Covid dell’INI Città Bianca, sarà a Lisbona il 25 maggio alla seconda edizione degli European Private Hospital Awards, per presentare i risultati dello studio condotto sugli oltre 3000 pazienti trattati a Città Bianca e provenienti da tutta Italia, un invito che “è motivo di grande orgoglio per il Gruppo INI, che è stato davvero pioniere nel trattamento delle patologie da Long Covid”.

“Saper riconoscere e dare un nome alla malattia di ogni paziente è stato un lavoro enorme – dice Lunedi – ma estremamente gratificante Quello che emerge dal nostro studio è che esistono diverse e numerose varianti di long Covid determinate da diversi fattori, il cui mix è unico per ogni paziente: dosi di vaccino, età , sesso, comorbilità, tipologia di trattamento usato durante l’infezione da Covid, accesso al ricovero ospedaliero, se necessario, somministrazione di antivirali o sieroterapia con IG. Un’altra risposta importante che ci ha fornito lo studio è che la tempistica di accesso al percorso di cura da Long Covid rappresenta un fattore discriminante per la guarigione: iniziare la cura a breve distanza dall’infezione determina un più rapido ripristino dell’omeostasi.

Altro fattore importante per la cura è l’attenzione all’alimentazione e agli stili di vita: insieme al «tailored treatment», l’approccio terapeutico bio-nutrizionale ha consentito di riportare il paziente ad una situazione anche più vantaggiosa della precedente”.

La partecipazione all’edizione 2023 arriva a un anno dal “podio” europeo nella categoria “patient focused initiative” che premia i progetti internazionali più meritevoli per la centralità del paziente nel progetto di cure multidisciplinari “tailored treatment”, cioè su misura per ogni persona.

 Il metodo

Ognuno dei 3000 pazienti in accesso all’Ambulatorio Integrato Post Covid è stato sottoposto a triage, intervista infermieristica e visita medica ambulatoriale per l’inquadramento del caso. Il campione trattato è a lieve maggioranza femminile, con una prevalenza della fascia d’età compresa tra i 30 e i 55 anni, rispetto alla fascia 56-80 anni. Alla prima fase di inquadramento sono seguiti follow up periodici di controllo a 1 mese e successivamente a 3, 6, 9 mesi.

Sintomi post Covid più comuni

La sintesi dello studio dimostra quali sono stati i sintomi più comuni riscontrati nei pazienti trattati:

  • Nel 91% dei casi almeno un sintomo tra: Cefalea atipica, riduzione del visus (vista), tosse persistente, insonnia, disturbo del respiro, mio-artralgie (dolori muscolo-scheletrici localizzati).

Due sintomi di nuovo conio ma di grande valenza statistica riscontrati sono:

  • Nel 76% dei pazienti: “Brain Fog” (nebbia cerebrale) definita da disturbo attentivo, confusione mentale e sensazione di disagio nella memoria di recupero.
  • Nel 69% dei pazienti: “Fatigue” (fatica subacuta post-infettiva) intesa come astenia associata a malessere generale correlato principalmente alla neuropsiche.

Alcuni casi di particolare interesse

Anche se statisticamente meno rilevante, in 7 pazienti, soprattutto donne, è stato possibile diagnosticare mielite cerebrale, una infiammazione del cervello in termini semplici che necessità di stretta osservazione e cure per follow-up di 12/15 mesi.

In 5 pazienti si sono presentati segni e sintomi riconducibili a nevralgie specifiche degli arti inferiori e tremori e spasmi involontari che derivavano da spossatezza e deficit a mantenere la stazione eretta, rendendo impossibili attività come la semplice deambulazione, l’attività aerobica o puramente la guida o come da quadro debuttante di paraparesi spastica.

E’ frequente, come noto , ritrovare in ambulatorio, lo sviluppo pregresso di polmonite interstiziale associato però – come riscontrato  in 7 casi , maggiormente rappresentati dal sesso maschile, a quadri pre-fibrotici (la fibrosi polmonare è una malattia degenerativa irreversibile) in pazienti precedentemente sani e che durante l’infezione si erano dichiarati asintomatici.

 Il Gruppo INI da oltre 70 anni è punto di riferimento per la sanità privata ed accreditata SSN. Il Gruppo è articolato in 10 strutture ed è presente nel Lazio ed in Abruzzo con 1.200 posti letto e quasi 2000 collaboratori. Le divisioni sono abilitate al ricovero per acuzie, dall’oncologia, all’ortopedia, alla riabilitazione, alle RSA, offrendo un’assistenza a 360 gradi al paziente. Il Gruppo INI è stato il primo nel Lazio a utilizzare il litotritore per la calcolosi renale, il secondo in Italia a utilizzare la risonanza magnetica nucleare, ed è tra i più importanti centri di oncologia del Lazio.

 

 

 

 

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