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Luigi Pirandello – 5 – Il fu Mattia Pascal

Luigi Pirandello – 5 – Il fu Mattia Pascal
Aprile 01
02:00 2007

Luigi PirandelloLa delusione più amara comincia ad invadere il suo animo; la solitudine lo minaccia sempre più; l’equivoco delle due vite si rivela ancora più funesto dei litigi con la suocera e con la moglie.
Oltre due anni di quella vita e lo sventurato decide di ritornare Mattia Pascal ed “uccidere” Adriano Meis. Si fa ricrescere la barbetta, si riaccorcia i capelli; passeggia per la città e quando è nei pressi del Ponte Margherita gli viene in mente di far morire l’immagine di Adriano Meis; lascia sul parapetto del ponte il cappello e il bastone con un biglietto di Adriano Meis suicida. Corre alla stazione per far ritorno in paese. Sul treno, che lo riporta a Miragno, lo martellano dentro di sé domande, pensieri, supposizioni. Come prima tappa scende a Pisa per andare a trovare il fratello Berto; un incontro colmo di sbalordimento e di gioia, ma anche deludente quando apprende che Romilda ha sposato un tale Pomino, suo vecchio spasimante. In serata parte per Miragno e si dirige a casa di Pomino, il quale trovandoselo davanti, cade a terra sbalordito, mentre la suocera inizia a gridare. Lì apprende che dal marito è nata pure una bambina: non c’è più posto per lui, anche se secondo la legge tutti i diritti sono dalla sua parte.
È impossibile ormai inserirsi nella vita degli altri; egli ne è escluso e se ne rende amaramente conto. Scende in paese senza che nessuno lo riconosca, poi si dirige verso la biblioteca dove aveva lavorato. Incontra Don Eligio che, dopo averlo riconosciuto, lo conduce in un ufficio per cancellarlo dall’albo dei morti e poter annunciare a tutti il suo ritorno.
La sua solitudine è senza speranza e perciò si reca sulla “sua tomba”, dove è sepolto quel povero annegato che era stato creduto Mattia Pascal e vi depone mestamente i fiori. Chi è in definitiva quest’uomo? Qual è la sua personalità? A chi gliene domanda risponde: “Il fu Mattia Pascal”; per la società, per gli altri a Miragno, egli è morto e basta.
Mattia Pascal scompare per sempre dalla vita degli altri uomini, solo con se stesso, come Enrico IV, come tanti altri personaggi del mondo pirandelliano. Si ritira a scrivere le sue memorie nella sonnacchiosa coabitazione con la vecchia zia Scolastica, nell’intento di scrivere questa strana storia.
Il fu Mattia Pascal, come le prime raccolte di novelle pirandelliane da Amori senza amore, al romanzo I vecchi e i giovani o alla commedia Lumie di Sicilia, rivela un periodo di amara ribellione in Pirandello che grida la sua ostilità al mondo.
È un romanzo innovativo, che apre una nuova via alla narrativa italiana e con il quale Pirandello inizia il cammino della sua arte.
Con Il fu Mattia Pascal, l’autore getta le basi del nuovo romanzo; suggerisce i modi del racconto intriso di problemi interiori, carico di reazioni a catena e pieno di aspetti psicologici. È proprio con quest’opera che Pirandello inizia la propria guerra contro la verità degli uomini rappresentando il problema dello sdoppiamento della personalità umana.
Il caso di Mattia è un caso privato e non, portato al paradosso, ma in fondo anche molto reale. Insegna che nella vita ognuno deve riuscire a recitare il proprio essere, adattarsi a subire, non estraniarsi dalle situazioni di ogni giorno.
Le vicende caratteristiche del romanzo che evidenziano questa realtà sono molte: lo sdoppiamento dell’essere di Mattia Pascal ed il comparire improvviso di Adriano Meis, il falso suicidio di Meis e l’apparizione di nuovo di Pascal, il vedersi escluso dal mondo e il trovarsi al cimitero a visitare la propria tomba.

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