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Musica e matematica al femminile

Novembre 01
02:00 2006

M.Gaetana AgnesiScorrendo gli elenchi dei musicisti e dei matematici, si rimane colpiti dall’esigua presenza femminile, in tutti i tempi e i paesi del mondo, avvalorando la convinzione piuttosto diffusa che vi sia un certo nesso fra matematica e musica. Sarà pura coincidenza o misteriosa prova di questi sotterranei legami fra creatività artistica e scientifica (si pensi, per esempio, alla coppia Vincenzo Galilei, musicista, e Galileo Galilei, scienziato), ma è in ogni caso realtà che in Italia, a Milano, nel secolo dei lumi, visse un’illustre e nobile famiglia che donò alla storia della musica e della matematica due fulgide affermazioni: le sorelle Maria Teresa e Maria Gaetana Agnesi, entrambe suddite devote dell’imperatrice Maria Teresa d’Austria. Maria Gaetana Agnesi (1718-1799) è particolarmente ricordata per il suo trattato di matematica Instituzioni Analitiche ad uso della Gioventù Italiana (1748), lodato dai dotti d’Europa e in particolare dalla Reale Accademia di Francia come la ‘summa’ dell’analisi matematica più chiara e avanzata dell’epoca. Inizialmente scritto per l’istruzione dei suoi 20 fratelli diverrà, infatti, il testo d’analisi matematica più diffuso dell’epoca in tutta Europa, su cui si formeranno molte generazioni di matematici e per il quale Maria Gaetana riceve dall’imperatrice d’Austria, come premio e riconoscimento, un prezioso anello di diamanti. Oltre al gran valore didattico, l’opera è ricordata per un contributo originale della matematica milanese, una facile costruzione geometrica di una curva algebrica, la cosiddetta ‘versiera di Agnesi’1. Maria Gaetana mostra ben presto la sua genialità multiforme. A cinque anni già parla il francese e a nove anche il tedesco, il latino, il greco, lo spagnolo e l’ebraico, meritandosi il soprannome di ‘Oracolo Settilingue’. Nelle ‘accademie’, ovvero riunioni fra dotti, che si tengono nel salotto di casa Agnesi, Maria Gaetana sorprende gli illustri ospiti stranieri rispondendo ad ognuno di loro nella propria lingua e all’occorrenza anche in latino. Dallo studio della retorica e delle lingue, per incitamento del padre Pietro, professore di matematica all’Università di Bologna, passa a studi filosofici e scientifici, di cui sono preziosa testimonianza le sue Propositiones Philosophicae (1738), raccolta di 191 tesi, elaborate dalle ‘accademie’ che si tenevano regolarmente in casa Agnesi su temi di fisica, logica, botanica, cosmologia, ontologia, meccanica e pneumatologia (scienza degli spiriti). In tale opera, Maria Gaetana afferma più volte la necessità dell’istruzione anche per le donne, ponendosi quindi come un’antesignana dell’emancipazione femminile, in ciò incoraggiata dalla spregiudicatezza intellettuale del padre che, riconosciute le eccezionali doti d’intelletto delle due figlie Maria Gaetana e Maria Teresa, le incoraggia a dedicarsi agli studi, contro la prassi corrente dell’epoca di far studiare soltanto i figli maschi e destinare le figlie femmine ai voti monastici o ai ricami. Dieci anni più tardi, Maria Gaetana ritorna sull’argomento e nella dedica delle sue Instituzioni Analitiche a Maria Teresa d’Austria, chiede all’imperatrice di adoperarsi per l’emancipazione femminile, ma purtroppo con nessun esito, segno evidente della volontà della sovrana di non inimicarsi l’altro sesso. La sua fama dilaga al di là degli ambienti scientifici, tanto da meritarle da parte di Carlo Goldoni un sonetto e da Papa Benedetto XIV molte lodi e l’offerta di succedere al padre Pietro nella cattedra universitaria, da lei però rifiutata per dedicarsi interamente agli studi privati, alla teologia e alla cura dei poveri e degli infermi, per i quali spende tutte le sue ricchezze, muorendo in fama di santità. Troppo spesso, a torto, si parla dell’ostilità della Chiesa Cattolica verso la cultura e l’emancipazione delle donne. Contro tale luogo comune sono quanto mai ‘esplosive’ queste parole che Papa Benedetto XIV scrisse per Maria Gaetana: ‘Son contentissimo di vedere che venga impiegato il bel sesso in alti progressi delle scienze e de’ talenti. Vi esorto a formare delle compagne che vi somiglino; affinché resti ognuno persuaso che voi valete quanto noi [uomini, n.d.A.], quando volete studiare. L’anima diventa frivola quando non pensa che a nastri, e pennacchi; ma essa è sublime allorché sa meditare. Vi accerto che avrei gran piacere squadernando nelle librerie di trovare presso de’ nostri dottori delle donne stimabili, le quali avessero occultato il loro sapere colla modestia. In questo modo potrebbero le donne abitare nel palazzo de’ Papi’. Più moderno di così nemmeno un papa del secolo XXI potrebbe esserlo! Maria Teresa Agnesi (1720-1795) è, invece, l’anima artistica della famiglia, prestando i suoi servigi di musicista alla corte viennese di Maria Teresa d’Austria come clavicembalista, arpista e compositrice. Assieme alla sorella Maria Gaetana, prende parte alle numerose ‘accademie’ che si tengono in casa paterna, ma esibendosi come cantante e accompagnandosi al cembalo, come ci ricorda Charles de Brosses nelle sue Lettere familiari (1739,1740) dove precisa pure che Maria Teresa eseguiva ‘sue composizioni’. Dunque, non si limita ad essere una brava interprete, ma dà chiari segni di creatività con proprie composizioni musicali, e infatti nel 1747 esordisce al Teatro Ducale di Milano con l’opera Il ritorno d’Arcadia, che riscuote successo, ma anche stupore da parte di un pubblico non avvezzo all’idea di un compositore donna. Maria Teresa compone con grande facilità musica cameristica, concerti, sonate, e naturalmente opere per cembalo, strumento in cui primeggia. Non si accontenta di stupire i contemporanei scrivendo musica, ma va oltre, dimostrando di poter essere anche un’abile librettista. Ne è prova la sua seconda opera Ciro in Armenia (1753), di cui scrive il libretto. Seguono altre opere di successo, Il re pastore (1756), La Sofonisba (1765), la sua opera più nota, Ulisse in Campania, anch’essa su proprio libretto (1768). I musicisti italiani, in quel tempo, hanno il primato in Europa e quindi non meraviglia che Leopold Mozart, nel 1770, intraprenda un viaggio in Italia appositamente per far conoscere agli italiani il suo ‘enfant prodige’, il figlio Wolfgang Amadeus, allora quattordicenne. La nobile famiglia di Pietro Agnesi con le sue ‘accademie’ offre all’intellighenzia milanese uno dei più rinomati salotti culturali di Milano, e in esso sono accolti i due Mozart. Nasce un’ammirazione reciproca fra questi e Maria Teresa, tanto da lasciare in Leopold un eccellente ricordo, riportato in una biografia della sorella Maria Gaetana: ‘non solamente nel suono del gravicembalo viene giudicata dai più celebri professori di tale arte che ella non abbia pari in Europa, ma compone con tale idea, gusto ed espressione di parole, con novità di stile, e con tali motivi da sorprendere chicchessia’ 2. Ma l’incontro di Maria Teresa con Wolfgang Mozart sembra dar fine alla sua attività di musicista. Infatti, sono del 1771 le sue due ultime opere, Insubria consolata e Nitocri, dopo le quali non si hanno più notizie sulla sua attività musicale, fino alla morte avvenuta il 19 gennaio 1795 in ristrettezze economiche e in piena solitudine.
1 Tale curva fu scoperta da padre Guido Grandi (Quadratura circuli et hyperbolae, Pisa, I ed. 1703) e il nome ‘versiera’ derivante dal latino ‘sinus versus’, non è dovuto, come erroneamente si pensa, all’Agnesi bensì ancora al Grandi che lo introdusse per la prima volta nelle sue Note al Trattato del Galileo del moto naturalmente accelerato (Opere di G.Galilei, T. III Firenze, 1718, p393.
2 G.M. Mazzucchelli, Maria Gaetana Agnesi, in ‘Gli scrittori d’Italia’, Brescia, 1753.

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