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“My Favorite Things”, arte, grazia, pazienza, dedizione

“My Favorite Things”, arte, grazia, pazienza, dedizione
Agosto 07
09:56 2021

Le piccole responsabilità di tutti. Il docu-film di Daniele Tullio. Una serata col vento ‘felliniano’ a villa Falconieri

Agosto 2021. Stanchi? Stanchi. Dopo 15 mesi di ‘mondo covid’ con tutto ciò che ne è conseguito, dai gravi lutti alle banalità di non poter più fare un discorso che non finisca per parlare di vaccinazioni, virus, green pass (negli ultimi due mesi), nuovi blocchi delle attività, crisi del commercio…

Resterebbe il sogno di una piccola isola, o d’una montagna, o di un posto in campagna per riposare dalla fatiche di ormai due anni, ma pure questo sogno è messo in pericolo dal clima che fa le bizze causa cambiamenti climatici e anche il sapere che virus e clima, e problemi occupazionali, bruschi cambi di prospettive d’ogni cosa, sono responsabilità di noi ‘genere umano’ che calchiamo con piede pesante il ‘povero pianeta’ che non ce la fa più a contenerci e sfamarci, non rende ragioni, non spaventa come forse dovrebbe e, certamente, non consola.  

Sarebbe bello, sarebbe sano forse è più corretto dire, che pensassimo alla realtà come a qualcosa di nostro. Non una responsabilità da demandare ad altri, che siano la politica, il capo ufficio, o l’amministratore di condominio. Ciò che non va attorno a noi lo possiamo, a piccoli pezzi, riparare. Senza pensare che per fare ogni cosa occorrano grandi movimenti organizzati. Non si tratta di illudersi che da soli possiamo cambiare il mondo ma del fatto che possiamo occuparci di tante piccole cose attorno a noi, quelle che potrebbero contribuire a farci stare meglio. Finiti i confinamenti, o come si voglia chiamarli con inglesismi, si era usciti da tale ‘esercizio’ tutti più centrati o ‘di nuovo’ centrati: su sé stessi, sulle cose importanti per noi e la famiglia, l’esatta dimensione del lavoro nel nostro esistere, l’esatta importanza d’una tensione spirituale che ricaricasse mente e corpo. Trascorsi pochi mesi da allora pochi se ne ricordano più una volta tornati nel tran-tran quotidiano.

La riflessione viene anche guardando il bel documentario, pluripremiato, di Daniele Tullio My Favorite Things, prodotto da Photo Club Controluce, proiettato recentemente a Colonna per iniziativa della amministrazione comunale nell’ambito del Festival del cinema Corto Colonna, punteggiata di interventi che sembravano dire ‘riprendiamoci cura delle nostre faccende’. Insegnanti che raccontavano dei ragazzi spesso lasciati soli davanti ai loro pensieri negativi; psicologi per sottolineare la tendenza degli esseri umani, ancora giovani ma non solo, a non svolgere più alcuna attività né formazione davanti ad un mondo che sembra andarsene sempre più alla deriva e senza possibilità di salvezza; rappresentanti della società civile per testimoniare i percorsi gender all’interno del sesso predeterminato dalla natura. E poi i protagonisti stessi del documentario. Gli artisti. Gli artisti che oggi sono diventati, o il mondo li ha ‘ridotti’, impiegati nella produzione di musica, teatro, danza, altro che genio e sregolatezza. Esercitano il loro strumento e si preoccupano di buttare giù la pasta per il pranzo; inventano scene di teatro poliespressivo avendo per quinta gli ulivi che prima hanno contribuito a potare. Tutto questo in mezzo alla ‘follia collettiva’, o sanità mentale, fate voi, di balconi e terrazze che lo scorso anno diventavano palcoscenici per improvvisati momenti di socialità, canto, ballo, sport, cantautoraggio. Insomma anche per fare arte ci vuole determinazione, oltre che passione. Gli artisti, anche in Italia, non sono più solo appartenenti a classi agiate, si vive d’arte anche in trenta metri quadrati, restando artisti pur nel gestire una quotidianità complessa. Non perdendo di vista le nostre passioni ed i piccoli interventi che ogni giorno possiamo fare sulla nostra piccola realtà, troviamo anche il tempo per scrivere, recitare, cantare, suonare, ballare qualche cosa di bello.

Ultimamente, durante una serata a Villa Falconieri organizzata dalla Accademia Vivarium novum e dedicata alla ‘poesia’ del plenilunio, peraltro ricadente in quella serata, presenti due artiste e una lettrice, è successo di tutto. Come se la grazia della danza, del porgere una lettura al pubblico, della chitarra classica e del bel canto (il duplice talento della straordinaria Maria Chiara Massimini) sobillassero ‘l’invidia’ degli agenti atmosferici si è scatenato un vento di tipo…felliniano: le chiome degli immensi cedri alle spalle del pubblico, a dir poco, rombavano; potenti folate trascinavano via sedie e leggii di metallo e legno e, ci mancava poco, anche i presenti, mentre voci e suoni si perdevano letteralmente nel vento che le portava lontano, (d’altronde Federico Fellini, causa covid, non ha potuto vedere degnamente festeggiato il suo primo secolo!). Ma la grazia della serata è rimasta lì intatta. Le artiste hanno continuato nella loro esibizione, connubio di passione e impegno, il pubblico è rimasto al suo posto a cercare di ascoltare ed applaudire i talenti. Insomma non è andata, per fortuna, come in Prova d’orchestra. Questo può fare l’arte, questo è anche prendersi cura d’ogni piccolo mondo al quale si va partecipando. Qui ed ora, con pazienza e dedizione.

Una farfalla svitata da aneddoti Zen

si posa sulle paffute

parrucche delle ortensie.

È agosto: il prato scintilla di stelle cadute

e di verdi sfrangiate gonnelle

di nocciòle.

Ma io ho paura dell’aria, del sole. (…)

*

Il mondo è un cristallo in frantumi

e omini in bombetta balbettano

un delirante linguaggio contorto,

residui di ciarle di numi.

Sono cotogne, attori di un’eclisse,

sussiegosi guitti che si affrettano

con sotterfugi e con risse

a trafugare il salario del mare,

a spogliare ogni pòlipo morto. Angelo Maria Ripellino

 

Letture:

Lampedusa e Riparare i viventi, Maylis de Kerangal, entrambi Feltrinelli

Yoga, Emmanuel Carrère, Adelphi

La camicia di Hanta (Viaggio in Madagascar), Aldo Busi, Mondadori

Non dirmi che hai paura, Giuseppe Catozzella, Feltrinelli

L’elenco telefonico degli accolli, Zerocalcare, Bao Publishing

Colonna sonora:

My Favorite Things Autori: Oscar Hammerstein II, Richard Rodgers

Artista: John Coltrane (1961) https://www.youtube.com/watch?v=UlFNy9iWrpE

L’articolo, con diverso editing, appare su VARIAZIONI

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