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Myanmar: a un anno dal colpo di stato militare la violenza nel Paese continua a intensificarsi

Gennaio 28
08:01 2022

Myanmar: Save the Children, a un anno dal colpo di stato militare la violenza nel Paese continua a intensificarsi. 150.000 bambini sono stati costretti a lasciare le loro case dal febbraio 2021

 Circa il 37% degli sfollati in tutto il Paese sono minori, molti dei quali vivono all’aperto nella giungla, in rifugi improvvisati, esposti a fame, rischi e malattie. L’Organizzazione – presente in Myanmar dal 1975 con interventi volti a fornire assistenza sanitaria, cibo, istruzione e protezione – chiede ai membri del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite di assumersi la responsabilità condivisa di affrontare la crisi in corso.

 A un anno da quando l’esercito birmano ha preso il potere con un colpo di stato, la portata e la gravità della violenza contro i civili, compresi i bambini e il personale umanitario, stanno aumentando in Myanmar. Lo afferma Save the Children, l’Organizzazione internazionale che da oltre 100 anni lotta per salvare le bambine e i bambini e per garantire loro un futuro. Solo nelle ultime due settimane diversi minori sono stati uccisi in numerosi bombardamenti e raid dei militari nello Stato di Kayah[1] e nella regione di Sagaing[2][3], compreso il bombardamento di un campo per sfollati interni a Kayah. Lo Stato di Kayah è stato anche il luogo dell’efferato attacco del 24 dicembre scorso contro almeno 35 civili, inclusi quattro bambini e due membri dello staff di Save the Children. Gli operatori umanitari, entrambi giovani padri appassionati di educazione dei bambini, stavano tornando al loro ufficio dopo aver lavorato a una risposta umanitaria in una comunità vicina quando sono stati coinvolti nell’attacco.

Nell’ultimo anno almeno 150.000 bambini sono stati costretti ad abbandonare le proprie case[4]. Dati recenti delle Nazioni Unite mostrano che almeno 405.700 persone sono fuggite dalle loro abitazioni a causa dei combattimenti all’interno del Paese da quando i militari hanno preso il potere quasi un anno fa, con una cifra che è aumentata del 27% solo nell’ultimo mese. Circa il 37% degli sfollati in tutto il Paese sono minori, molti dei quali vivono all’aperto nella giungla, in rifugi improvvisati, esposti a fame, rischi e malattie.

Save the Children chiede al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite di trovare il modo di affrontare la crisi e proteggere i bambini da violenze, attacchi e sfollamenti in Myanmar.

La violenza si è particolarmente intensificata negli ultimi mesi nello Stato sud-orientale di Kayah, dove la scorsa settimana due sorelle adolescenti sono state uccise nel bombardamento di un campo di sfollati interni. In base agli ultimi dati delle Nazioni Unite disponibili si stima che 91.400 persone siano fuggite dalle loro case nello stato di Kayah da febbraio 2021, ma fonti locali all’inizio di quest’anno hanno affermato che la cifra esatta potrebbe essere molto più alta, pari a più della metà dei 300.000 abitanti della zona.

Thawdar*, 14 anni, è dovuta scappare dal suo villaggio a Kayah e ora è rifugiata in un campo per sfollati. Ricorda il sole cocente e il suono degli spari il giorno in cui è fuggita. “Stavo lavorando alla mietitura del mais nel campo, quando è venuta mia zia e ci ha detto che anche noi dovevamo fuggire immediatamente. Sentivamo il rumore delle armi. Mia madre ha preparato vestiti, pentole e piatti. Poi abbiamo lasciato la nostra casa. Ero così preoccupata e durante il viaggio pensavo ‘E se fossimo colpiti? Ho sempre avuto paura dei soldati e prego che non raggiungano il campo. Non voglio più sentire il rumore delle armi pesanti” ha detto.

Thawdar*, la sua famiglia e altri nel campo fanno affidamento sul cibo donato da Save the Children e da altre organizzazioni umanitarie locali per sopravvivere.

La madre di Thawdar*, Daw Merry*, 36 anni, che ha quattro figli, ha riferito di essere costantemente preoccupata per i pasti e la sicurezza. “Se non abbiamo abbastanza cibo da mangiare, come faremo? A volte mi sento triste quando non ho soldi per comprare medicine o qualcosa da mangiare per i miei figli”.

 “Ancora una volta stiamo vedendo i bambini sopportare il peso maggiore del conflitto. Nell’ultimo anno 150.000 di loro sono stati sfollati in tutto il Myanmar, separati dai loro amici, dalle loro scuole e dalle loro case. I minori e le loro famiglie stanno fuggendo perché non hanno scelta, costretti a nascondersi nelle giungle e nelle foreste e a vivere in condizioni terribili. Gli operatori di Save the Children stanno facendo il possibile per fornire assistenza urgente ai bambini che hanno scarso accesso a cibo, acqua pulita e assistenza sanitaria, per non parlare dell’istruzione. I minori in transito sono maggiormente a rischio di tratta, abusi, reclutamento in gruppi armati, di essere feriti e uccisi. L’orribile attacco della scorsa settimana a un campo per sfollati interni ha dimostrato che i bambini in Myanmar si trovano tra l’incudine e il martello. L’esercito del Myanmar, così come tutti le altre parti armate, devono rispettare il diritto umanitario internazionale, proteggere i più piccoli, tenerli fuori pericolo e consentire l’accesso umanitario senza ostacoli” ha dichiarato Inger Ashing, CEO di Save the Children International.

Prima del colpo di stato, c’erano già 370.000 sfollati in tutto il Paese, tra cui decine di migliaia di bambini Rohingya che vivevano in campi di detenzione nello stato di Rakhine. La situazione per loro e per i quasi 500.000 minori Rohingya e le loro famiglie fuggiti in Bangladesh rimane fragile. Le tattiche brutali impiegate dai militari in Myanmar ricordano le atrocità commesse contro i Rohingya nel 2017, sottolinea Save the Children.

“I membri del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite devono assumersi la responsabilità condivisa di affrontare la crisi in corso in Myanmar. Gli Stati membri devono imporre un embargo sulle armi, con l’obiettivo di limitare i tipi di attacchi aerei che abbiamo visto di recente. L’Associazione delle nazioni del sud-est asiatico (ASEAN) deve anche convocare una riunione urgente per rivedere e mettere in atto il “Five Point Consensus” concordato nell’aprile 2021, che chieda l’immediata cessazione della violenza in Myanmar e che consenta all’inviato speciale dell’ASEAN di mediare una soluzione diplomatica. Questi passi sono vitali per proteggere i bambini, le loro comunità e gli operatori umanitari” ha concluso Inger Ashing.

Save the Children lavora in Myanmar dal 1995, implementando interventi volti a fornire assistenza sanitaria, cibo, istruzione e protezione dell’infanzia attraverso più di 50 partner e 900 dipendenti in tutto il Paese.

Dopo l’attacco del 24 dicembre 2021, l’Organizzazione ha attualmente ripreso la maggior parte dei suoi programmi in tutto il Myanmar e i suoi operatori continuano quotidianamente ad aiutare i bambini più vulnerabili, soprattutto durante questo periodo di conflitto e crisi.

 

Qui si può scaricare una fotogallery di bambini e famiglie sfollati nello Stato di Kayah in Myanmar: https://we.tl/t-dAyq9PSZ68

 

 

Per ulteriori informazioni:
Tel. 06-48070063/81/82
ufficiostampa@savethechildren.org
www.savethechildren.it

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