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NELLA TERRA DI DIANA

NELLA TERRA DI DIANA
Marzo 18
08:11 2020

Si è tenuto i giorni 5-8 settembre 2019, presso il Museo delle Navi Romane di Nemi, il “Festival di Antropologia e Storia delle Religioni” denominato “NELLA TERRA DI DIANA.” Il Festival, organizzato dal Comune di Nemi, il Museo delle Religioni “Raffaele Pettazzoni” e dal MiBAC POLO MUSEALE LAZIO, è stato patrocinato da: Centro Interdipartimentale di studi AMA -Antropologia del Mondo Antico (Università degli Studi di Siena)-, Consulta Universitaria per la Storia del Cristianesimo e delle Chiese, Delegazione “Antico e Moderno” dell’Associazione Italiana di Cultura Classica, International Center for the Sociology of Religion –Roma ISMEO-, Associazione Internazionale di Studi sul Mediterraneo e l’Oriente e dalla Società Italiana di Storia delle Religioni. Presenti professori, studiosi, sindaci e organizzatori, i temi affrontati sono stati: <<Tavola Rotonda: Il Museo delle Religioni “Raffaele Pettazzoni” e la Valorizzazione del Territorio dei Castelli Romani. Risultati e prospettive”, “Prima Sessione: tra Storia del Cristianesimo e Storia delle Religioni”, “Seconda Sessione: tra Oriente e Occidente”, “Terza Sessione: Antropologia e Tradizioni Popolari”, “Quarta Sessione: Antropologia e Religioni del Mondo Classico”, “Quinta Sessione: Antropologia e Religioni del Mondo Classico” e “Sesta Sessione: Antropologia e Tradizioni Popolari”. Ogni Sessione si è caratterizzata per la presentazione di libri dei vari autori. Affrontati alcuni temi dal punto di vista antropologico e un piccolo cenno al luogo: “Primo Museo in Italia ideato e progettato per contenere il suo contenuto” dove le navi non ci sono più, andate distrutte durante la Seconda Guerra Mondiale. Navi eccezionali: una adibita a palazzo dell’imperatore e l’altra a tempio (probabilmente) e la strada che conduceva al tempio di Diana obliterata all’interno del Museo (una parte). L’antropologia del mondo antico non ha un riconoscimento ufficiale dal mondo accademico. E’ uno “sguardo diverso che si ha sulle cose”, libero, che si spinge in dettagli e cerca connessioni (comparativismo che cerca la differenza più che la somiglianza). Attenzione al tipo di studio basato sulle fonti, approccio critico allo studio della storia del cristianesimo, il lascito della cultura giudaico-cristiana che si basa su fonti, documenti, architettura, ricerche con metodologia antropologica, archeologica, ecc. dove studiare le religioni significa “capire lo spirito di quel popolo”. Il concetto di sociologia delle religioni, la religione e la politica, l’incontro, la partecipazione e l’apporto culturale a tutti i livelli. Il cristianesimo, religione che tende ad assorbire tutto, oltre la sfera del religioso e del sacro, il processo della “costruzione della Chiesa Romana” avvenuto nel tempo e l’occidentalizzazione del cristianesimo. Il concetto di tolleranza, le sue sfumature, le dinamiche dell’incontro/scontro, termine inteso anche come “pazienza” nella contemporaneità e i limiti tra tolleranza e intolleranza. Il santuario visto come spazio sacro ma anche turistico e culturale. La museizzazione di questi spazi implica condivisione dello spazio sacro come trasformazione dello spazio interno. Il simbolo come segno primigenio, il potere si nutre di simboli e il rapporto tra potere religioso e potere politico che non può reggersi solo sulla forza ma anche sulla capacità di persuasione. Perdita del simbolo come perdita di senso. Uno dei simboli più resistenti identifica il potere come luce, il sole, ossia il divino (il prodigium in senso negativo o positivo come rottura della pax deorum per poi essere sostituito dal miracolo) e poi la pratica religiosa che entra nella costruzione della società. Analizzato il rapporto dell’animale e delle sue funzioni: rapporti positivi di riconoscenza del sacro e negativi, come la figura del drago. E il rapporto tra medicina e sacro? La medicina assiro-babilonese che assomiglia più alla medicina moderna che a quella di Ippocrate. Raccolte di piante officinali sconosciute per il fatto che non classificate con nomi scientifici ma con nomi affettuosi o nomignoli dove “compararle è difficilissimo”. I templi erano centri di cure che, quando il soggetto veniva guarito, ringraziava la divinità (Dea Gula definita “grande guaritrice” il cui animale sacro era il cane). Presenti strumenti medici quali bisturi, pinzette, trapani e aspetti fisiognomici erano gli “strumenti” del medico. La nascita della scrittura: 3.200-3.500 a.C.? Nasce in ambito funerale, palaziale in materia contabile. Il “pregiudizio occidentale” e la scoperta dell’Oriente. Scrivere in un modo o in un altro conferisce senso di forte identità dove identità di segno non significa per forza identità di significato. Le scritture policentriche, oracolari le prime forme, e poi bisogno sociale… La ricostruzione della storia di Ebla (Siria) seguendo la vita della donna perché gli archivi erano di corte e si riferivano a essa. Le donne egiziane “io sono una donna libera nella terra dei Faraoni” e posseggono i loro beni che gestiscono; mentre nei testi mesopotamici è presente la cura della vedova e degli orfani (Emar, quattordicesimo secolo a.C.) e nella Bibbia ci sono molte eroine. Molte figure di donna sono presenti nella letteratura bizantina,  vista come colei che induce al peccato: Teodora, discepola di San Basilio, si racconta la su morte, dove deve passare tra angeli, demoni e alla fine è indenne ai giudizi dei diavoli, poiché non ha fatto molti peccati grazie alle preghiere di Basilio e, per mezzo dei punteggi degli angeli, può accedere in paradiso. Le donne inglesi viaggiatrici nel vicino Oriente e l’attualità delle donne orientali. La parola “integrazione” è in realtà polisemica: riconciliazione (rapporto con coniuge), istruzione femminile, custodi della memoria storica, custodi di reperti (archeologici), educazione dei figli e la tecnologia. L’ideologia che tende a distruggere le identità, no negare la cultura ma cancellarla, privazione della libertà (es. di espressione) e le traduzioni attuali delle opere letterarie che consente di avere un rapporto con la letteratura internazionale. “L’essere cittadini dello stesso Mediterraneo.” Folclore, tradizioni, leggende su nani e folletti, patrimonio dell’immaginario collettivo, leggende come modo di reinterpretare la realtà. Storie come critica velata? Modo di leggere la realtà: aspetto religioso e aspetto scientifico. I racconti popolari condannati come superstizioni, trame diaboliche per indurre il popolo al peccato, dove il demonio cerca di interpretare la realtà in maniera distorta. L’epoca dei Lumi definisce il folclore come il risultato di quello che rimane delle antiche tradizioni pagane. La mitologia mediterranea è stata reinterpretata dalla Chiesa (espressione es. di virtù); mentre le tradizioni nordiche sono rimaste “indipendenti” e fonte d’ispirazione: nani, fate, folletti, soggetti tipici delle popolazioni nordiche. Le montagne e il mare come “mondo misterioso”, paura, l’inconosciuto, comparazione delle leggende per individuare gli archetipi comuni: popoli differenti che agli stessi impulsi ragionano allo stesso modo. Molte popolazioni nascono nel Mediterraneo perché i Vichinghi (Normanni), con grandi mobilitazioni portano le loro tradizioni dall’Italia settentrionale alla Sicilia. I racconti folcloristici appartenenti al una subcultura, non ufficiale ma delle élite? Ci sono storie che appartengono alla tradizione colta medievale, delle Corti non strettamente religiose ma anche laiche. Le leggende sul mare dall’Italia che è lambita dal mare su tre lati: fascino dell’immenso, dell’infinito. La favola anche esempio sui rischi che si compiono in base ad un gesto rispetto a un altro, avvertenza, punizione, spiegare ciò che non si comprende o non si vuole comprendere, rottura della realtà come meccanismo della fantasia. Nel mondo della romanità la fiaba è Apuleio (qualche cenno in Orazio e Petronio, Tertulliano e poi Basile). La scienza come ricerca continua, la sicurezza contro la rottura dell’immaginazione, a volte l’uomo cerca la rottura ma anche la conferma, ossia la scienza per l’esigenza di capire, spiegare il fenomeno per gestire e quindi prevenire ma non tutto è gestibile. Il non sapere come fonte di paura. Affrontato il tema dell’antropologia della leadership: mezzi della persuasione e della violenza fisica. I greci non avevano il concetto di auctoritas perché non avevano come istituzione il Senato, a meno che non la si concepisce come capacità di farsi obbedire. L’autorità e il potere possono coincidere ma anche presentarsi in forma distinta. La Pizia come strumento della divinità e quindi autorità orale. La cultura orale come “forma d’autorità senza autore” (auctoritas che non passa attraverso il “filtro” della scrittura). Roma città degli dei che si preparerà a divenire la “città di Dio”. La sua vocazione universalistica, i culti orientali e i mos maiorum (la tradizione romana), Roma una e molteplice, Roma e l’impero, Roma città aperta. Parole autorevoli ma anche oggetti: lo scettro e il corpo del Re come autorità estetica. Dal Leviatano al Drago: Jahvè come signore delle acque che crea e distrugge mostri. Mostro primigenio, il Leviatano alla fine sarà mangiato dai giusti. Il profeta che è inghiottito e rigettato, morte e rinascita. Giona è un cattivo profeta che non riconosce il suo ruolo. Parallelo tra il fondo del mare e la tomba ma Giona è risputato “calvo”, simbolo di ritorno. Nell’iconografia medievale ha la forma di un pesce. Il Leviatano sostiene il mondo o lo contiene… Impersonificazione del caos e in epoca cristiana del Diavolo. Gli inferi, l’Averno circondato da boschi fitti, canneti e l’accesso al mondo dei morti: acqua che trattiene la luce. L’acqua come luogo di passaggio legato al mondo degli inferi e anche le grotte. Numa Pompilio che civilizza Roma con l’aiuto della Ninfa Egeria (le fonti la raffigurano da un lato come dea che aiuta le partorienti e dall’altro come fatta di sorgenti, boschi): civiltà e natura. Divinità, donna, consigliera. Diana connessa al potere e alla sovranità ed Egeria connessa a Diana (a Nemi è presente il tempio dedicato a Diana).  La tomba del tuffatore come tuffo nell’aldilà, un unicum. Soggetto funerario? Tuffo come rinascita? Le punizioni nel mondo classico, i due corpi del Re: sociale, eterno, e fisico, mortale. La forma del mostro come fantasmi e la loro evocazione e l’offerta dei vivi per ridare forza ai morti. Affrontato anche il tema degli inferi e delle divinità infernali: il Diavolo come indagine sociologica/storica, dal fantastico alla storia che ha portato all’evoluzione del Diavolo e delle entità demoniache. Secondo Graf il demonio si sconfigge con il positivismo e la razionalità ma non aveva previsto la Prima e la Seconda Guerra Mondiale. Le orde infernali che nella loro evoluzione corporea si rifà alla classicità: es. la gorgone. Nel medioevo l’originaria forma del Diavolo è deforme, poi Lucifero, ossia portatore di luce, raffigurato in una forma normale e simbolo di libertà per Voltaire e di vendicatore per Carducci. Il confronto tra l’uomo antico e la contemporaneità come arricchimento anche per conoscere meglio noi stessi. Affrontato il tema connesso tra religione, mafia e antimafia: “Non si può essere mafiosi e cristiani allo stesso tempo”, la religiosità ostentata che si discosta dal messaggio evangelico, il codice mafioso come forma di comunicazione, il rituale del “patto di sangue” carattere religioso e vincolante, il mondo di sopra e il mondo di sotto, rappresentanza e autorappresentazione (cinema) della mafia e dell’antimafia, dalla “mafia non esiste” alla scomunica dell’attuale Papa, l’uso di malefici per alcuni popoli per tenere in soggezione la donna, i tatuaggi e i loro significati, il carcere e i rapporti criminali, il culto della santa morte per alcune mafie sudamericane. Il rapporto tra sviluppo e tradizione nell’Africa subsahariana, lo stregone e le fatture, mancanza  di mezzi locali a tutela dell’ambiente e l’aspetto migratorio. Riferimento anche ai Paesi dei Castelli Romani: ognuno ha la propria storia ma facendo unione, si può organizzare il territorio castellano nel suo complesso, evitare l’effetto campanilismo e il suo carattere disgregante. L’incontro potrebbe significare anche economia tra Comuni per affrontare tematiche quali l’urbanistica, l’economia, l’ambiente…“si vince come territorio”. E l’Europa? Deve fare la sua parte: avere una visione d’insieme e assieme. Forza e responsabilità cosicché la Cultura con la C maiuscola faccia rete. I Castelli debbono trovare coraggio nell’investire nella cultura: cultura, archeologia, cibo, natura, residenze papali e semplificazione burocratica per l’ottenimento dei fondi e la programmazione del futuro. Controverità, analogia, comparazione. Tra statue antiche, relitti e sarcofagi, sul finire della seconda giornata, durante l’imbrunire, nel Museo è entrato un pipistrello, alcuni presenti in black e si discuteva di fiabe…c’è chi asserisce che l’ingresso nell’Ade sia proprio presso Nemi…

 

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