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Non mistifichiamo la scienza

Gennaio 09
20:59 2013

Ringrazio Franco Campegiani per aver trovato interessante il mio articolo Scienza, fantascienza e paranormale, che cita, nel suo articolo La straordinaria ordinarietà del creato, affermando di condividerne le tesi. Devo però precisare alcuni punti. Temo che Campegiani, condizionato dal suo punto di vista, abbia frainteso ciò che mi sembrava invece espresso con molta chiarezza, anche se necessariamente in maniera concisa per ovvi motivi di spazio giornalistico (la concisione, però, è spesso anche più chiara ed efficace della ridondanza).

Nel mio articolo tenevo ben distinti i fenomeni spiegabili scientificamente, che costituiscono per noi la conoscenza universalmente condivisibile da parte di tutti (…coloro però che hanno le facoltà mentali per intendere…come avevo già accennato), e i fenomeni ancora non scientificamente spiegabili, di cui per ciò stesso non è autorizzato negarne l’esistenza, purché sia manifestata a tutti. Tuttavia, tali fenomeni (fra i quali rientrano tutte le manifestazioni della nostra sfera emotiva e non soltanto i fenomeni paranormali di cui si occupa in particolare Campegiani) non costituiscono scienza ma semplicemente una realtà per noi momentaneamente inconoscibile. Che ci piaccia o meno, la scienza è fatta di modelli rappresentativi di ciò che chiamiamo realtà e per ciò stesso è distinta dalla realtà stessa. Nessun vero scienziato ha mai preteso di identificare la Natura (in tutte le sue manifestazioni) con la rappresentazione razionale (scienza) che di essa costruisce e propone, che è sempre perfettibile in quanto sempre approssimata. La scienza è in perenne divenire e questo non è una scoperta della attuale Filosofia della Scienza, come non lo è (come afferma Campegiani) la consapevolezza che la Natura è, e probabilmente resterà sempre, per l’uomo un mistero (vedi Galileo). Lo schematismo della sistemazione razionale dei modelli rappresentativi della Natura (che costituiscono la scienza) non va confuso con il processo creativo dello scienziato, che non segue nessun schematismo rigido, come afferma Campegiani, ma ha molto in comune con quello dell’artista. 1 Bruno de Finetti (ma non soltanto lui) era il nemico più acerrimo dell’applicazione di qualsivoglia schema mentale precostituito nella ricerca della soluzione di un problema. 2 I veri matematici odiano le formule più dello studente svogliato che è costretto a impararle (ahimé a memoria!). Soltanto chi ha appreso le materie scientifiche a scuola (senza ricevere il correttivo di grandi maestri) può pensare che lo scienziato segua percorsi rigidamente logici nella sua ricerca. «La logica è esatta, ma non dice nulla», affermava Bruno de Finetti (lo stesso pensiero è stato espresso in forma diversa da Albert Einstein). Ma la presentazione dei nessi logici che costituiscono un qualunque modello scientifico non può che essere freddamente e marmoreamente schematica per essere comprensibile da tutti gli uomini, perché fondata su processi mentali comuni a tutti gli uomini. La “veggenza” non può pertanto costituire scienza, perché non è in grado di “mostrare” o “svelare” a qualunque essere umano ciò che il veggente “vede o sente”. Lo scienziato nel suo percorso di “scoperta” può lui stesso essere veggente nel sollevare il velo dietro il quale si cela la Natura (e ciò in realtà è accaduto a tutti i grandi scienziati) ma non giungerebbe a nessun risultato “scientificamente valido” se non riuscisse a mostrare a tutti ciò che lui è riuscito con le sue particolari doti a “vedere”. E per riuscire a far ciò deve uscire dal suo stato di veggenza e indossare le armi taglienti della logica. La veggenza è facoltà di pochi eletti, la logica è di tutti.

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1 Cfr. Luca Nicotra – L’immaginazione creatrice nell’arte e nella scienza, in Caos e immaginazione nell’arte e nella scienza (a cura di A. Guidoni), Monte Compatri, Edizioni Controluce, 2008, pp.13-33.
2 Cfr. Fulvia de Finetti, Luca Nicotra- Bruno de Finetti.Un matematico scomodo, Livorno, Belforte, 2008, capp. Scienza e Filosofia, Quale matematica?.

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