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#Nonleggeteilibri – Bauman, l’uomo gentile e l’inventore della ‘società liquida’

#Nonleggeteilibri – Bauman, l’uomo gentile e l’inventore della ‘società liquida’
Agosto 17
08:00 2021

«Non leggete i libri fateveli raccontare» (Luciano Bianciardi)

(Serena Grizi) Zygmunt Bauman – A tutto campo. L’amore, il destino, la memoria e altre umanità (titolo originale: Das Vertraute unvertraut machen – Ein Gesprächmit Peter Haffner) conversazioni con Peter Haffner, Laterza ed. 2021 traduzione di Michele Sampaolo € 18,00 isbn 9788858140871 e-book € 10,99. Disponibile al prestito inter bibliotecario SBCR www.consorziosbcr.net

Nato nel 1925, appartenne all’Armata Rossa e per lungo tempo al Partito Comunista, per poi rivedere in parte le proprie posizioni sempre sposando in tutto o in parte la filosofia di Marx e, soprattutto, il pensiero gramsciano. Scomparso nel 2017, il filosofo e sociologo Bauman rilasciò pochi mesi prima questa lunga intervista al giornalista tedesco Peter Haffner, nella quale fuga molti dubbi sulla propria biografia di ebreo polacco vissuto durante l’infanzia e la giovinezza in grande povertà. Racconta poi i propri maestri e la nascita del proprio interesse per le condizioni del lavoro più umile e la sua riflessione sui lavoratori e loro strumenti di conoscenza, spesso limitati, in rapporto ad una società, quella contemporanea, in continua mutazione (e non sempre in evoluzione), tenuta oggi in scacco dal turbo capitalismo, fonti che hanno ispirato molti suoi importanti lavori, (Lavoro, consumismo e nuove povertà, Città aperta 2004). Haffner lo coglie nell’intimità della sua casa inglese nei Leeds, anziano gentiluomo elegante ed ospitale, che ama l’ironia e le leccornie francesi di cui dispensa grandi vassoi al suo interlocutore. Ma oltre la gentilezza s’intravede sempre il lucido intellettuale nel quale la visione chiara e netta s’accompagna alla speculazione continua. Non può prevedere cosa accadrà ma vede perfettamente lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, il pericoloso angolo nel quale si va mettendo l’umanità a causa dello sciagurato sfruttamento del pianeta; l’incapacità della politica di pensare e l’intento di inventare soltanto ‘mantra’ che diano la colpa d’ogni nefandezza a qualcun altro, nello specifico agli immigrati i quali, sembra dirci, potremmo essere noi stessi fra qualche anno: costretti a lasciare le nostre case per le guerre scatenate da siccità, desertificazione, guerre indotte da chi ha interesse a gestire le masse migranti (Lo spetto dei barbari, Aliberti 2011 Danni collaterali. Diseguaglianze sociali nell’età globale, Laterza 2013).

Rispetto al ‘900 il genere umano ha fatto un pericoloso balzo verso lo sfruttamento senza remore d’ogni risorsa, e dell’uomo sull’uomo, ampi stralci dell’intervista fanno il punto su questa situazione: «Il proletariato non è più (…) una ‘classe per sé’, perché ora ognuno è responsabile di se stesso. (…) Ogni compagno di lavoro è un potenziale concorrente, tutti sospettano di tutti e ognuno spera che, quando arriverà il prossimo giro di razionalizzazione, ridimensionamento e outsorcing, non sia lui a essere colpito ma il suo collega. Che non sia lui a rientrare tra gli esuberi, ma l’altro.» Oppure: «Ciò che il politico decide (…), vale solo nell’ambito di potere delle istituzioni locali. Sono l’equivalente delle comunità locali di quattro secoli fa. Il potere è ormai globalizzato, mentre la politica continua a essere locale come prima. (…) le forze che più di tutte influenzano le condizioni di vita dell’uomo (…) ignorano disinvoltamente i confini, le leggi e gli interessi delle unità politiche. La politica continua invece a muoversi nello ‘spazio dei luoghi’». L’élite del potere globale attraverso una economia che produce ‘scarti della globalizzazione’ riduce la politica a mero agente creatore di ‘diversivi’ come l’alimentare pregiudizi contro le migrazioni allontanando la civiltà dallo Stato sociale (il quale): «presuppone una società basata sull’inclusione. Lo Stato di sicurezza, al contrario, ruota intorno all’esclusione dalla società per mezzo di punizione e incarcerazione. Addetta allo smaltimento degli scarti umani è l’industria della sicurezza, Ne fanno parte le prigioni affidate a imprese private e interessate al profitto, per esempio negli Stati Uniti, in Gran Bretagna, in Canada, in Australia, in Cile e in Sudafrica.» Nel libro troviamo anche ampia indagine sulla storia del primo ‘900, gli odierni concetti di informazione, identità, cultura consumistica. Bauman credeva che il contrasto all’ideologia portante, il bene del contributo che ognuno può spontaneamente dare, potrà continuare a frenare il divenire d’una società di disvalori che l’umanità non può condividere, se non per malsano conformismo, e potrà ritardare molti effetti socio-economici nefasti già avviati. Tante possibilità sono ancora nelle mani dell’umanità, parola di un, quasi, pessimista che, oltre ad aver vissuto una lunga esistenza fatta davvero di alti e bassi, ha lasciato studi tratti da una lunga esperienza e capacità di guardare il mondo che hanno avuto vasta risonanza fra quanti desiderano capire la contemporaneità.

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