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#Nonleggeteilibri – “Il rapido lembo del ridicolo”: fantasmi, personaggi, letteratura e molta vita

#Nonleggeteilibri – “Il rapido lembo del ridicolo”: fantasmi, personaggi, letteratura e molta vita
Febbraio 13
17:56 2021

«Non leggete i libri fateveli raccontare» (Luciano Bianciardi)

(Serena Grizi) Il rapido lembo del ridicolo di Francesco Permunian, Italo Svevo edizioni 2021 € 16,00 isbn 97888499028541 e-book non disponibile. NON Disponibile al prestito inter bibliotecario SBCR www.consorziosbcr.net

Se vi piace leggere di memorie autentiche di letterati e studiosi; se vi piacciono i pettegolezzi ma in forma ‘sorprendente’ su personalità e modi di essere sui quali di solito non si fanno; se vi interessano i fantasmi travestiti in molte guise; se amate la commedia, l’orrore, l’opera che volge al nero, i libri sulla fede e perfino l’odiato (?) romanzo, questo libro fa per voi. Fanno per voi queste che sembrano chiacchiere ma lo sono solo all’apparenza ben certe di andare a colpire proprio dove devono andare, eppure indifese a loro modo, perché un libro si apre per scelta ed è un megafono per modo di dire, molto meno invadente della televisione dei tuttologi moderni. Eppure le parole restano. Nero su bianco, come si suol dire. Così Il rapido lembo del ridicolo, sull’orlo del tragico dunque, di Francesco Permunian, s’apprezza appieno dopo aver gustato con lentezza e ponderazione le prime cinquanta pagine, necessarie per ambientarsi, o riambientarsi nelle atmosfere del nostro. Immaginate un ‘non romanzo’ dove un tizio, uno scrittore, abitudinario, che dorme poco e sente voci dei fantasmi del passato, e ciacolare le solite chiacchiere tanto che ormai quelle dei morti e quelle dei vivi si confondono. Immaginate che, però, nonostante il nostro lamenti una vita noiosa, ha dalla sua una gran bella mente e usa occupare il proprio tempo, oltre che camminando fra strade conosciute, inventando storie nelle quali trascina nel pettegolezzo anche letterature e autori e personaggi niente male che non avrebbero mai pensato di finirci e lo fa ‘storcendo’ le storie a proprio piacimento come in quei rotocalchi pettegoli  che di solito trascinano i vip nella polvere, e lui probabilmente, il protagonista che non sappiamo se sia l’autore, ne ride a crepapelle, perché questo fa (e fa ridere anche noi). Che le storie, poi, non serve nemmeno storcerle a bella posta perché vengono già strane da sé. E poi torna serio. Scopo raggiunto. Ha riavvicinato con le buone coloro che gli mancano davvero (Sergio Quinzio, Amelia Rosselli, Giorgio Manganelli), gli ha tirato un mezzo scherzo per dire che li ama come sempre. Poi si sente affine a Tommaso Labranca ‘detestatore del cialtronesimo’ verrebbe da definirlo, e cita da giornali e riviste molti scrittori e personaggi contemporanei e chissà se anche con loro l’opera è distruttivo-affettuosa. Forse no, perché scrittura e fede, anche su questa scrive pagine, se esibite come medaglie generano scie di sospetto.

Questo riesce a fare l’autore nei suoi libri interpretati per diari, zibaldoni, ciacole, album di famiglia allargata: non fa nient’altro che tirarvi dentro il suo mondo caleidoscopico e, leggendolo per un po’, rivivrete assieme a lui l’epoca di cui è veramente figlio, la giovinezza, come molti scrittori, come molti di noi. Perciò non s’impensierisca troppo il lettore davanti ai suoi titoli piuttosto amati dalla critica colta, perché in questo caso non significa ‘letteratura polverosa’, per quanto la polvere, le nebbie, quali elementi meteorologico/fisici siano piuttosto presenti.  Raccontando, come sembra, alla rinfusa si crea uno spazio di libertà per tirare fuori dal cilindro tante verità (vere almeno finché non fa buio, o l’alba). Alcuni letterati di provincia di Permunian ricordano quelli di Nico Orengo (leggete e amate L’intagliatore di noccioli di pesca e il critico Scullino); l’autore ci trascina nel suo mondo come sa fare, per altri versi, con altre poetiche, un altro grande autore che è Aldo Busi. Per sé, per noi, per il nostro immaginario, evoca anche le figurine colorate del pittore russo Chaïm Soutine (1893-1943), ma qualcuno fra le sue pagine potrà vedere anche corpi scomposti e con occhi bistrati e giudicanti alla Schiele.

Non sappiamo quanto l’autore sia social eppure il suo modo di raccogliere ritagli, giustapporre immagini è social: sorvola, trasvola, senza approfondire, con leggerezza scapestrata, fa falò delle vanità. Sembra che sia così. Poi scrive: «Nel cielo la luna è tramontata, tra gli alberi del giardino fischia il vento che solleva una nuvola di polvere. È polvere che sale dagli abissi della mia infanzia, immagino. Da un tempo così lontano e remoto da assomigliare a un sogno a occhi aperti. O forse è tutta un’illusione! È solo il cuore che m’inganna, ora che sto invecchiando. Quando mi abbandonerò questo incontenibile desiderio di ombre?» Leggete Permunian che non smetterà di ‘sembrare’, e poi di smentirsi. Malinconia, letteratura, umorismo, causticità. Per comprendere il nocciolo della questione, se lo si comprenderà. Postfazione di Giulio Ferroni.

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