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#Nonleggeteilibri – “Tutto chiede salvezza”, dramma compresso in sette giorni

#Nonleggeteilibri – “Tutto chiede salvezza”, dramma compresso in sette giorni
Maggio 29
18:29 2023

«Non leggete i libri fateveli raccontare» (Luciano Bianciardi)

(Serena Grizi) Tutto chiede salvezza di Daniele Mencarelli, Mondadori ed. 2022 – € 19,00 isbn 9788804765769, e-book 9,99, audiolibro 14,99. Disponibile al prestito inter bibliotecario SBCR https://sbcr.comperio.it/

Tutto chiede salvezza, se non mi fosse stato donato, forse di mia iniziativa non l’avrei letto, relegato fra i ‘perdibili’ e secondari alla letteratura come di solito la si intende. Ma devertere si sa, ogni tanto fa bene. ‘Salvezza’ è parola di cui avere rispetto, dalla stessa radice di salute, o salvezza quale liberazione dal peccato, per i credenti, e Daniele Mencarelli questo rispetto sembra non dimenticarlo mai. Sebbene si parli d’un certo Daniele, (degli autori si  tende sempre a pensare che scrivano opere autobiografiche), forse Mencarelli qui parla più della salute mentale di molti, le diverse tipologie umane rappresentate dai compagni di stanza del reparto di psichiatria nel quale viene ricoverato in seguito ad una disposizione di TSO (Trattamento Sanitario Obbligatorio); della possibilità di uscire in salute da un disturbo mentale, e della salute di chi cura; il resistere di psichiatri e operatori sanitari ad un sistema ‘schiacciasassi’ che a volte scuote anche i loro nervi e logora l’impegno nella professione (anche se qui parliamo di sanità anni ’90, con i suoi difetti certo, ma con meno birignao su come si dovrebbe apparire per fare bene ed infatti il dottore più scontroso all’approccio si rivelerà il migliore, quello che sembra freddo ma poi ‘si sporca le mani’). Lo stile dell’autore è sorprendente e puntuale: nei passaggi e nei dialoghi non ci sono parole di troppo, tutto ben dosato ma senza calcolo e presto esprime righe letterarie pregiate. La storia, se autobiografica, ma differita di trent’anni, non ha dovuto sottostare agli strali contro l’autobiografismo delle scuole di scrittura degli anni 2000, secondo cui questo genere non avrebbe avuto fortuna, qui invece ispira anche una serie televisiva (che si sia favorevoli o no al prodotto pop…).

Sette giorni sono pochi e sono un’infinità, quando il tempo trascorre al contrario, mentre aspetti una diagnosi, in regime di TSO per una violenza familiare di cui già devi portarti addosso le stimmate del rimorso: unica strada guardare avanti, arrivare al giorno dopo, vivere, assieme a chi ti sta vicino, senza giudicare il dolore degli altri, quelli che come te aspettano e quelli che nella malattia ci stanno invischiati dentro senza troppe speranze di uscirne.

Dopo una prima parte piuttosto drammatica, spesso alleggerita da siparietti con gli infermieri, elemento quotidiano proveniente dal tanto agognato ‘fuori’, Mencarelli sterza un po’ sulla commedia o sulla situation-comedy e lo script è già pronto per una serie mainstream di successo. Niente di male, può aver aiutato molti a sentirsi meno strani o soli ma meglio non esagerare con l’idea che ‘siamo tutti da rinchiudere’, come si diceva una volta, quando esistevano manicomi, camicie di forza e letti di contenzione: perché altrimenti si svuota di valore la malattia, soprattutto psichiatrica, e la cura che dovrebbe ricondurre l’individuo ad una possibile ‘normalità’, in presenza di violenza sugli altri o autolesionismo. A riprova di quel che si è scritto, dopo una narrazione delle giornate in reparto che tiene sempre sulla corda, considerate le patologie dei residenti nella stanza (bipolarismo, depressione, catatonia), la svolta fortemente drammatica arriva quasi in conclusione ed è catartica, in primis per i protagonisti, e poi anche per il lettore, che l’aspettava, e che forse ora può ‘uscire dal reparto’, assieme all’introspettivo Daniele e all’indifeso e tenero Gianluca giunti al loro ultimo giorno di TSO. Uscire ‘fuori’ dopo aver attraversato i registri della commozione, della tensione, con qualche risata e colpi di scena narrativi intermedi (il drammatico incontro tra Daniele e Valentina), cogliendo tutta l’umanità di questa specie di ‘terra di mezzo’, la malattia psichiatrica, che la società cerca di ignorare il più possibile, ieri gettando i malcapitati nell’oblio dei manicomi, oggi, a più di quarant’anni dalla Legge Basaglia, costretta, in certi casi estremi, ad assistere al consumarsi di drammi annunciati.      

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