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Notizie dal mondo – Dicembre 2009

Dicembre 08
15:44 2009

Cina:Xinjiang, migliaia di uiguri spariti nel nulla
“Secondo le informazioni in nostro possesso, oltre diecimila cittadini di nazionalità uiguri sono stati arrestati e chiusi in galera fra il 5 luglio e il 1° ottobre di quest’anno. Molti sono spariti, e pensiamo che siano stati ammazzati”. È l’ennesima denuncia fatta da Rebiyia Kadeer, leader dell’etnia della provincia settentrionale del Xinjiang. I numeri e le modalità delle “sparizioni” sono confermate anche da un rapporto presentato da Human Rights Watch (Hrw), che ha sede a New York. Modalità tristemente note che i cinesi applicano quando una collettività (e non solo) protesta: le strade vengono blindate da agenti in tenuta anti-sommossa, si sequestrano i sospetti per interrogarli anche con la tortura; in alcuni casi la polizia arrivata a dare fuoco a case e uffici, portando via le persone senza accuse o spiegazioni. Da oltre mezzo secolo gli uiguri (turcofoni, di religione mussulmana che vivono nel Turkestan orientale, Xinjiang in cinese) rivendicano maggiore autonomia dal governo centrale. Pechino controlla in modo militare la situazione, attuando arresti e condanne a morte, almeno cento all’anno. Per frenare “il terrorismo”, il governo cinese controlla anche la vita religiosa degli uiguri: controlli sui discorsi degli imam; divieto a giovani a partecipare alla preghiera in moschea; demolizioni di moschee e scuole islamiche.

Africa: dal sorgo al grano, la via più breve per la carestia?
L’abbandono dei prodotti locali per le varietà d’importazione è una delle cause che ha reso le società sub-sahariane più povere ed esposte alla fame: lo sostiene James Shikwati, direttore dell’Inter regione Economic Network, in un articolo pubblicato dal quotidiano Business Daily di Nairobi, nel quale evidenzia altre cause, oltre il prolungarsi della siccità, all’origine della scarsità di cibo per 170 milioni di africani, tra cui anche 4 milioni di keniani. Cereali come il miglio e il sorgo, piante come il tamarindo, le arachidi selvatiche e le patate, rafforzati da secoli di selezione e adattamento al clima locale, sono state sostituite nella dieta di molti africani da grano e carne di manzo, prodotti e abitudini importate. “Più di 50 anni di aiuti alimentari all’Africa “- scrive Shikwati, facendo il paragone con i software immessi nei computer allo scopo di danneggiare il sistema – sono stati accompagnati da un aumento delle carestie, il che fa pensare alla possibile presenza di un malware, un meccanismo malevolo che ha cambiato le abitudini alimentari della gente”. Lo stesso approccio, continua l’esperto keniano, è divenuto dominante nelle scuole di agronomia dove si insegna a promuovere i nuovi prodotti invece di migliorare le varietà locali. Secondo Shikwati, è necessario investire nelle varietà di cereali locali, attraverso incentivi agli agricoltori e utilizzare le nuove tecnologie agronomiche. (misna)

Africa: L’acqua è un bene comune e un diritto umano universale. L’acqua è un bene da conservare per le future generazioni. Questo accade in Africa: informare correttamente sulla gestione dell’acqua.
Una guida che aiuti giornalisti e operatori dei media a divulgare in modo corretto e preciso le informazioni relative all’acqua: è un’iniziativa del Centro di documentazione e ricerca della Comunità di sviluppo per l’Africa Australe (Sadc). Il manuale, di 120 pagine e redatto da 25 tra esperti di comunicazione e specialisti del settore idrico, “aiuterà i giornalisti a informare correttamente il pubblico sulle questioni relative alla gestione dell’acqua e dell’ambiente” ha spiegato, presentando il documento a Kinshasa, il direttore del quotidiano Le Potentiel e presidente della sezione congolese della Rete dei media del Nilo (Nmn). Il direttore ha esortato i giornalisti presenti a considerare l’acqua “come un soggetto di interesse crescente per il paese e per il mondo”, a cui è logico “dedicare una maggiore attenzione, sia ai fini informativi che educativi, per le nuove generazioni”. Secondo gli organizzatori dell’evento, infatti, i media “sono chiamati a svolgere un ruolo chiave nel rafforzare la partecipazione del pubblico nei dibattiti e, più in generale, nel formare un’opinione pubblica cosciente e responsabile”. Pubblicata nelle tre lingue ufficiali della Sadc, inglese, francese e portoghese, la guida è consultabile on-line, sul sito www.sardc.net. (misna)

Italia
Siamo arrivati a strumentalizzare il Vangelo e persino il Natale per veicolare messaggi razzisti che colpiscono, indiscriminatamente, migliaia di persone la cui unica colpa è quella di essere immigrate nel nostro paese. Rimuovere le barriere che impediscono la circolazione dei migranti può accrescere la libertà delle persone e migliorare le vite di milioni di persone nel mondo, favorendo lo sviluppo umano e avvantaggiando le attività economiche: a sostenerlo è il rapporto Vincere le barriere pubblicato dal Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo (Undp) che scardina alcuni tra i più diffusi luoghi comuni sulle migrazioni. “I migranti, oggi, sono circa un miliardo nel mondo – afferma lo studio – ovvero una persona ogni sette, ma contrariamente a quanto si crede circa 740 milioni sono migranti interni, e costituiscono dunque un numero tre volte maggiore di quello dei migranti internazionali”. Inoltre, tra questi ultimi “appena il 30% decide di trasferirsi da un paese in via di sviluppo a un paese sviluppato” osserva l’Undp, secondo cui, per esempio “solo il 3% degli africani vive al di fuori del suo paese di nascita”. Inoltre, contrariamente a quanto si ritiene generalmente, “i migranti favoriscono lo sviluppo dell’attività economica, restituendo al territorio più di quanto prendono”. Inchieste dettagliate realizzate in diversi paesi hanno dimostrato infatti che l’immigrazione aumenta l’occupazione, non “affolla” il mercato locale del lavoro e migliora i tassi degli investimenti nelle imprese e nelle nuove aziende. Inoltre i vantaggi in termini di sviluppo per i migranti sono enormi, sottolineano gli esperti: quelli provenienti dai paesi più poveri “vedono i loro introiti moltiplicarsi, in media, per 15, il loro tasso di scolarizzazione raddoppiato e il tasso di mortalità infantile diviso per 16 dopo una migrazione verso un paese sviluppato”. Alla luce di queste considerazioni, il rapporto raccomanda di “garantire l’accesso ai lavoratori migranti, soprattutto ai meno qualificati; garantire il rispetto dei diritti umani fondamentali dei migranti (Accesso all’educazione, alla sanità e al diritto di voto) e trovare soluzioni concertate di cui beneficino sia i paesi di accoglienza che i migranti”. (lares et urbs)

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