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Operazione Barbuta’’: il percorso verso il superamento del campo attrezzato

Settembre 27
18:12 2018
Lo scorso 18 settembre è iniziata una vasta operazione delle forze di polizia locali di Roma Capitale al campo
attrezzato “La Barbuta”.
Decine di volanti e circa 100 uomini della polizia locale di Roma – successivamente aiutati dalle forze di
polizia – hanno bloccato le vie di accesso al campo ed effettuato controlli a tappeto tra i residenti e le
persone in quel momento presenti in loco. La situazione non poco complicata è diventata ormai esplosiva
per i continui roghi che alcuni abitanti del campo accendono per smaltire quelle che ormai sono centinaia di
migliaia di tonnellate di rifiuti illeciti, portate lì da comuni cittadini e/o imprenditori senza scrupoli che pur di
non pagare lo smaltimento legale si avvalgono di questo sistema divenuto ormai un business
importantissimo per alcune famiglie presenti nel campo.
Inutile ricordare la storia di questo luogo infernale, ormai chiara a tutti e soprattutto ai ciampinesi! Andiamo
avanti e cerchiamo di spiegare cosa sta accadendo: innanzitutto l’operazione non è terminata né si tratta di
occasionali blitz ma rientra in un piano di azione articolato e che prevede, per iniziare, la presenza costante
di sette pattuglie della polizia locale h24 e il divieto assoluto di entrata a chiunque e con qualunque veicolo
(tranne ovviamente casi di urgenza) all’interno del campo. Ma Roma Capitale ha già da tempo attivato l’iter
per il superamento dei campi Rom che a Roma sono 17, di cui 6 formali e 11 cosiddetti “tollerati”, numero
che consegna alla Capitale il primato in tutta Italia.
Il piano interessa in particolare “la Barbuta” e “Monachina” e prevede due livelli di azione, uno sociale e
uno ambientale:
Quello sociale ha prodotto nel corso del primo anno ad oggi già dei risultati con l’abbandono volontario dal
campo da parte di circa 100 delle 600 persone presenti nell’area. Il programma di superamento di tali ghetti
continua e si va verso il reinserimento attraverso un piano sociale di aiuti per tutte le persone che ne
detengono i requisiti (si veda, per esempio, i Sinti di nazionalità italiana);
Quello ambientale, altrettanto complicato e costoso, riguarda non solo il blocco dei roghi, che ripetiamo per
primo deve essere immediato, ma anche la bonifica di quel terreno su cui sorge ormai da decenni la
Barbuta. Le tonnellate di rifiuti, che Roma Capitale ha già cominciato a rimuovere, non possono essere
trasferiti dal campo ai luoghi di smaltimento così come sono ma necessitano prima di un intervento quale la
“tipizzazione”, ossia la differenziazione per tipologia del rifiuto.
Tutto questo necessita di enormi sforzi, l’impiego di numerose forze dell’ordine e non per ultimo di capitali;
sebbene nel caso dell’inserimento sociale e tutto ciò che ne concerne sono e saranno spesi capitali
provenienti da fondi europei, per quanto riguarda l’impiego di forze dell’ordine, lo smaltimento dei rifiuti e
la bonifica del territorio è Roma Capitale e VII Municipio che se ne deve far carico e tutti sappiamo in quale
situazione versano le casse della capitale che si stanno cercando di risanare dopo anni di sprechi Si è
stimato che per bonificare la zona della Barbuta siano necessari quasi due milioni di euro! Ma non solo:.la
Ciampino5stelle.it
Comunicato N. 2018-008
Barbuta, che come richiesto dalla stessa Presidentessa del VII Municipio di Roma Monica Lozzi, va
riconosciuta come zona equivalente alla “Terra dei Fuochi”, una tipologia di zone che secondo la stima del
Campidoglio sono più di un centinaio su tutto il territorio romano.
Quanto accaduto finora richiede quantomeno una condanna penale (art. 256-bis – combustione illecita di
rifiuti – del D.Lgs 152/2006. Art. 3 co. 2 Legge n.6 Terra dei Fuochi, art 674 del Codice Penale.), per molti
soggetti, e non solo per chi da fuoco ai rifiuti ma anche per coloro che incrementano questo traffico e,
ancora più a monte, per chi ha generato questa situazione di ghettizzazione di persone che in molti casi
sono cittadini italiani. Gli sversamenti di questi rifiuti, di ogni genere, e i roghi accesi hanno causato dei
danni incalcolabili all’ambiente, compromettendo forse in maniera definitiva le falde acquifere ivi presenti;
ma non solo. La combustione di questi materiali è altamente nociva in quanto produce diossina e
idrocarburi, elementi dannosi e cancerogeni che colpiscono non solo gli abitanti dei territori circostanti ma
gli occupanti del campo stesso dove la mortalità per cancro è molto alta anche tra i bambini.
Vittime e carnefici: siamo vittime noi ma lo sono anche la maggior parte degli abitanti del campo che
subiscono i roghi gestiti da alcune famiglie e siamo carnefici noi, quei cittadini che per non pagare un legale
smaltimento si avvalgono di questo sistema fregandosene delle conseguenze per i loro concittadini.
Che i cittadini richiedano interventi immediati e risolutivi è un diritto sacrosanto, ma allo stesso tempo
bisogna mantenere lucidità e contatto con la realtà delle cose che in questo caso non possono essere risolte
con slogan né tantomeno con comunicati vuoti specialmente da parte di persone, ormai non più credibili,
che mai hanno realmente affrontato il problema in tutti i suoi aspetti in modo da trovare una sua soluzione
definitiva, che si acciuffano per accaparrarsi il titolo di difensori della salute pubblica o della pura razza
italiana.
Severità assoluta e rigore contro chiunque sia protagonista o lo sia stato di questo scempio, senza meriti né
scalpi ma con dignitoso lavoro per poter una volta per tutte dire fine a questa brutta e tristissima pagina
della storia del nostro territorio scritta dall’incoscienza di chi, amministrando Roma Capitale, pensava di
risolvere il problema nascondendolo nella periferia, a ridosso della comunità ciampinese che in quanto tale
non costituiva un bacino elettorale interessante per la Capitale.

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