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Piano Casa: Le Proposte di Legambiente

Giugno 18
07:14 2009

Legambiente invierà le proposte agli Assessori competenti ed ai capigruppo della Regione Lazio, chiedendo un’audizione in Commissione Urbanistica, vista la scadenza del 30 Giugno per l’approvazione della Legge.
Nessun intervento in aree agricole, aree protette e vincolate dal piano paesistico adottato, centri storici ed edifici vincolati. Ampliamenti del 20% della superficie utile lorda (SUL) consentiti solo per edifici non superiori a 350 metri quadri e per un massimo di 70 metri quadri, senza varianti ai piani regolatori dei Comuni, con l’esclusione di aree demaniali ed immobili abusivi. Norma speciale per i Comuni costieri, al fine di liberare i 300 metri del fronte mare come previsto dalla Legge Galasso, con una grande operazione di riqualificazione del litorale: +25% di ampliamento per singoli immobili delocalizzati, + 35% di ampliamento per interi ambiti delocalizzati, attraverso Programmi Integrati regionali. Altra norma speciale per l’edilizia residenziale pubblica: + 35% di ampliamento per interventi di demolizione e ricostruzione nelle stesse aree, attraverso Programmi Integrati regionali. Per l’edilizia privata +35% di ampliamento per interventi di demolizione e ricostruzione, con l’obiettivo di migliorare la qualità ambientale e urbanistica degli ambiti interessati e la qualità architettonica degli edifici, attraverso Programmi Integrati regionali. Obbligo di utilizzare tecniche e materiali preposti al contenimento dei consumi energetici, al contenimento dell’uso delle acque, in modo da raggiungere l’obiettivo di edifici ad “alta efficienza energetica”, garantendo prestazioni migliori di quanto già previsto dalle normative. Ecco le linee guida di Legambiente per il piano casa del Lazio, che la Regione deve approvare entro il 30 giugno, con tutte le richieste su dove applicare la norma nazionale e dove non applicarla, quali parametri utilizzare e quali escludere, come disciplinare gli interventi di demolizione e ricostruzione e sventare una inutile nuova colata di cemento.
“Sono tre gli obiettivi delle proposte di Legambiente per il piano casa regionale, fermare la nuova inutile colata di cemento del Decreto Berlusconi, piegare le scelte verso chiari interessi pubblici, fornire nuove opportunità per innovare l’edilizia esistente con criteri di alta efficienza energetica e cambiare volto al brutto costruito con interventi di demolizione e ricostruzione -dichiara Lorenzo Parlati, presidente di Legambiente Lazio-. La scommessa da lanciare con la nuova legge riguarda la possibilità di arretrare il costruito nei Comuni costieri, liberando i 300 metri del fronte mare, di demolire e ricostruire alcuni insediamenti pubblici degradati, rispondendo anche alla domanda di prima casa, di affrontare il tema della riqualificazione urbanistica e ambientale dei vecchi comprensori privati. Il costruito del Lazio è di antica edificazione, la legge deve essere un’occasione per innovare la qualità energetica, migliorare la qualità architettonica e avviare una grande opera regionale di manutenzione e recupero dell’esistente. Questo sono gli unici motivi per realizzare un piano del genere, che deve rimanere speciale eliminando meri intenti speculativi, e “a tempo”, limitandone l’efficacia al 31 dicembre 2010. In queste ore invieremo le nostre proposte agli Assessori competenti ed ai capigruppo della Regione Lazio, chiedendo un’audizione in Commissione Urbanistica.”
È il Piano Territoriale Paesistico Regionale adottato dalla Giunta Regionale l’invariante che Legambiente ha scelto per individuare le aree nelle quali non consentire nessun intervento: fatte salve le specifiche prescrizioni, l’associazione chiede che gli interventi non siano consentiti nelle aree del Paesaggio Naturale (666.719 ettari), Paesaggio Naturale di continuità (95.800 ha), Paesaggio Naturale Agrario (82.587 ha), Paesaggio Agrario di Rilevante Valore (112.217 ha) Paesaggio Agrario di valore (101.257 ha), Paesaggio Agrario di continuità (26.189 ha), Paesaggio dei Centri e Nuclei storici (3.542 ha), Parchi, ville e giardini storici (2.149 ha), aree sistema delle acque (24.210 ha>), aree reti tecnologiche, infrastrutture e servizi (5.157 ha). Norma applicabile, quindi, solo nelle aree Paesaggio degli insediamenti urbani (37.989 ha), Paesaggio degli insediamenti in evoluzione (6.018 ha), Paesaggio dell’insediamento storico/diffuso (3.623 ha). La norma non si applica sugli edifici di valore storico estetico, nei Parchi Regionali, nelle aree con vincolo archeologico, nei SIC e nelle ZPS. Nessun intervento nemmeno nelle zone sismiche “1” e “2A” della nuova classificazione della Regione Lazio, in aree a pericolosità idraulica molto elevata e a pericolosità idraulica elevata o molto elevata secondo i piani di bacino (L. 183/89), negli edifici privi di approvvigionamento idropotabile e di idonei sistemi di smaltimento delle acque reflue, negli edifici non accatastati entro il 31 Marzo 2009.

“La nuova legge per la casa della Regione Lazio deve essere selettiva e rigorosa, poiché il contesto urbanistico della nostra Regione è grave, con un consumo di suolo abnorme, un numero di nuove edificazioni che non hanno per nulla risolto il problema della casa e uno stato della pianificazione vecchio e inutile per la situazione del territorio stesso -dichiara Mauro Veronesi, responsabile territorio di Legambiente Lazio-. I numeri del consumo di suolo nella nostra Regione nel decennio 1995-2006 elaborati sulla base dei dati Istat 2008 ci dicono che nel Lazio si sono persi ulteriori 225.940 ettari, ormai edificati, numero questo che colloca la nostra regione al sesto posto nazionale delle regioni mangia suoli. Inoltre, è la stessa Istat a fornire dati inerenti le nuove costruzioni nel biennio 2004/2005, con oltre 20 milioni di metri cubi tra residenziale e non, 27.533 metri cubi al giorno, con un consumo di suolo quotidiano di 9.177 metri quadri. Se a questi dati aggiungiamo lo stato della pianificazione dei Comuni del Lazio risalente al 2007 -81 Comuni privi di piano, 98 Comuni con PRG di oltre 20 anni, 101 Comuni con PRG in variante e 101 Comuni che dal 2001 al 2006 hanno provveduto ad un nuovo strumento urbanistico-, ne esce un quadro d’insieme caratterizzato da PRG vecchi, sovradimensionati, con continue espansioni residenziali in ambiti agricoli. Il piano paesistico già adottato dalla Giunta è la cornice nella quale operare gli interventi e dove invece non operare alcuna trasformazione. Ed inoltre, sul piano più generale, sta al piano paesistico il compito di fermare l’arroganza cementizia del PRG di molti Comuni.”
Legambiente chiede l’inserimento nella nuova Legge dell’obbligo di utilizzo di tecniche costruttive e materiali preposti al contenimento dei consumi energetici e al contenimento dell’uso delle acque, in modo da raggiungere l’obiettivo di edifici ad “alta efficienza energetica”, con prestazioni tra il 20% ed il 50% migliori di quanto già previsto nelle norme vigenti con riferimento alla climatizzazione invernale, a seconda della tipologia di intervento, e con l’obiettivo di raggiungere un rapporto inferiore a trenta chilowattora per metro quadro, per il raffrescamento estivo nel rapporto tra consumi energetici e SUL.

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