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Politica. Le grandi scelte e le scelte che rientrano nella critica

Politica.  Le grandi scelte e le scelte che rientrano nella critica
Aprile 08
14:43 2021

Politica.

Le grandi scelte e le scelte che rientrano nella critica: base è l’educazione che non significa mancanza della parolaccia, il non alzare la voce, il non sbagliare una virgola, il non salutare, l’aderire a quella o a quell’altra associazione, etc. (tutto rimediabile con facilità). Allora cosa conta? Certo, il rispetto del galateo è meglio. E la chiacchiera? Bazzecole? Ciò che conta sono le grandi scelte come credere all’Unione Europea (politica); credere al rispetto dei principi e delle libertà costituzionali; credere ai diritti dell’uomo; credere nella tolleranza; credere nel metodo democratico, ossia critica come criterio di controllo, libertà di opinione e formazione della stessa; credere nell’ambiente, nella sostenibilità e nel riciclo ambientale; credere nella pace; credere nel bene comune. Il metodo democratico, la trasparenza, la tolleranza del dissenso, l’informazione, la critica come appunto controllo da parte della pubblica opinione, la partecipazione dei cittadini alla vita politica e alle scelte da prendere, attività persuasiva e programmatica (programmi chiari e condivisi), partecipazione associativa, valorizzazione del merito, dialogo e non demagogia, inganno, abuso, violenza, minaccia o reati. Il politico? Idee, studio, confronto, programma politico all’interno del disegno politico (visione generale), riconoscere i limiti, impegno ed essere custode. Tra i filosofi dell’età classica, uno dei maggiori è Aristotele. Nato nel 384 a.C a Stagira (Grecia classica), studia all’Accademia di Platone. Oltre a dirigere scuole e fondare il Liceo ad Atene (in opposizione all’Accademia), è stato anche precettore di Alessandro Magno.  Muore nel 322 a.C. a Calcide. Nella Politica, una delle sue opere, Aristotele fornisce il quadro politico affermando che “Se si studiassero le cose svolgersi dall’origine, anche qui come altrove se ne avrebbe una visione quanto mai chiara” e che “l’uomo per natura è un essere socievole”, dove “senza virtù, è l’essere più sfrontato e selvaggio” e “il diritto è il principio ordinatore della comunità”. Qualche passo dopo, leggiamo che “la legge è un accordo”, che essa esprime una “forma di giusto”. Importante la riflessione tra legge e costume: “la legge non ha altra forma per farsi obbedire che il costume e questo non si realizza se non in un lungo lasso di tempo, sicché passare con leggerezza dalle leggi vigenti ad altre nuove leggi significa indebolire la forza della legge”, prevedendo una “educazione speciale per chi comanda”, dove “il bravo cittadino deve sapere e potere obbedire e comandare…due capacità sono proprie dell’uomo buono”. In riferimento alla prudenza, è definita come “la sola virtù propria di chi comanda”. Afferma che “la suprema autorità è la costituzione”, che “nelle democrazie sovrano è il popolo” e che bisogna chiarire la verità su qualsiasi cosa. Poi definisce la legge “convenzione”, che si rivela “garante di quel che è giusto da uomo a uomo” e che le leggi “devono essere conformi alla costituzione”. Il giusto? Per Aristotele “è una forma di uguaglianza” e anche virtù sociale. Il ruolo dei cittadini per Aristotele? “la massa spesso giudica meglio di uno solo.” Il giudizio? Secondo Aristotele è viziato dall’ira e dall’errore, che occorre la forza per difendere la legge, la quale è “ordine”, e i governanti debbono essere “guardiani delle leggi e subordinati alle leggi”. Inoltre, Aristotele definisce la legge come “ragione senza passione” e, qualche passo dopo, che “la legge è imparziale”, definendo anche il ruolo del giudice come colui che decide nei “casi che la legge è incapace di definire con esattezza”. Lo studio della Costituzione per Aristotele va fatto in due modalità: non solo studiare “la costituzione migliore, ma anche quella possibile” e si devono fare “le leggi conformi alla costituzione”, dove esse “sono distinte dai principi che caratterizzano la costituzione”. Poi Aristotele definisce la democrazia come “base dell’uguaglianza” e la vita felice come quella vissuta “senza impedimento e in accordo con la virtù”, dove la persona che ottiene più fiducia è l’arbitro, colui che “sta nel mezzo”. Ogni costituzione ha i suoi uffici, le magistrature indispensabili e quelle meno indispensabili che possono essere accorpate in una sola magistratura. Il giusto? Per Aristotele è “un’uguaglianza proporzionale” e poi ci dice perché nascono le ribellioni: per lucro, onori e i loro contrari, prepotenza, paura, superiorità, disprezzo, brogli elettorali, altezzosità, trascuratezza, incuria del poco, disparità di elementi, razze, espulsioni, caso fortuito, mancanza di meritocrazia, indigenti, maltrattati e inoltre, il dissidio nasce all’inizio, da dove scaturisce l’errore. I demagoghi?  Quelli che per Aristotele ambiscono al potere, portando “le cose al punto che il popolo diventa sovrano anche delle leggi” e la divisione vista come “fonte di debolezza.” Per quanto riguarda gli argomenti sofistici ingannevoli, non vanno seguiti perché saranno confutati dalla realtà e, poi, Aristotele ci dice che chi sta al potere tratta chi ne fa parte e chi no a modo, non “oltraggiano chi non ne fa parte, anzi vi immettono quanti di essi sono atti al comando, non oltraggiano in  materia di onore gli ambiziosi, né in materia di guadagno il popolo” e tra di loro applicano lo spirito democratico. E poi? Non bisogna “esaltare troppo qualcuno oltre le debite proporzioni”, amicizie e ricchezze non idonee a raggiungere posizioni troppo preminenti e che anche la vita privata genera “innovazioni politiche”. Sono indicate le tre caratteristiche che devono avere coloro che ricoprono le alte magistrature: “rispetto della costituzione in vigore, poi, estrema capacità nei doveri della carica, terzo, infine, virtù e giustizia”. La scelta delle persone per le cariche da ricoprire? Per Aristotele i criteri sono due, l’abilità e la virtù, e poi definisce la democrazia in base a due elementi: “la sovranità della maggioranza e la libertà”. Cause esterne e interne (disaccordo e sovranità su molti campi) disgregano l’unità. E poi se si conquista la carica “con l’inganno e la violenza”, allora abbiamo un tiranno. Secondo Aristotele minori attribuzioni, maggiormente dura il governo perché ciò implica meno dispotismo e maggior moderazione. Come si reggono le tirannidi: “reprimere gli individui superiori”, “togliere di mezzo gli spiriti indipendenti”, non permettere “consorterie politiche”, “educazione”, e “controllare tutto ciò da cui derivano di solito questi due sentimenti, la grandezza d’animo e la fiducia”, rendere le persone sconosciute tra di loro (conoscersi genera fiducia), tenere in pubblico e presso le porte di palazzo chi vive in città (non possono nascondere quel che fanno e nutriranno pensieri umili), avere delle spie in luoghi di trattenimento, riunione, tenere le persone occupate, il tiranno è guerrafondaio per tener le persone occupate e sotto un capo e diffida soprattutto degli amici che hanno il potere di abbatterlo. Poi Aristotele distingue il demagogo che è “adulatore del popolo” dagli uomini eccellenti che “amano, e, certo, non adulano”. Il politico è custode, amministratore, incute rispetto e non paura, è moderato, rispettoso del culto, esonera gradatamente dal potere, “infliggere punizioni” con spirito paterno senza disprezzo, frequenta persone ragguardevoli… Base per la costituzione democratica per Aristotele? La libertà, che è anche “il fine di ogni democrazia”. Una prova della libertà? Secondo Aristotele consiste “nell’essere governati e nel governare a turno” e di “vivere ciascuno come vuole”. Certo, individua il giusto democratico in rapporto al numero e non al merito, quindi il giusto è quel fine che “i più decidono” ma poi si parla anche di affidare le cariche in base “alla capacità”, il “controllo del rendiconto” e la “qualità del popolo”, individuando comunque diverse forme di democrazia. E poi preservare la costituzione, la sicurezza, no indigenza ma neanche il “vaso forato”, ordine (riparazione strade, edifici, etc.), armonia, revisione dei conti, alcuni beni forniti dal legislatore, l’uguaglianza che implica dare le stesse cose, le necessità e le utilità per le cose belle, contrasto ai pericoli, no soggezione, l’utile dei cittadini, forza e coraggio per operare, temperanza, giustizia. Un passo è importante: “Chi vuol fare una ricerca conveniente sulla costituzione migliore deve precisare dapprima qual è il modo di vita più desiderabile” e poi le virtù di coraggio, giustizia, temperanza, prudenza, i beni esterni, del corpo e dell’anima, il tradimento e chi nell’intelletto è “insensato e sviato”. Non è legale per Aristotele dominare e “Il bravo legislatore deve esaminare come uno stato, una stirpe e ogni altra comunità possano raggiungere in qualche modo un’esistenza agiata e la felicità ad essi possibile”, definendo la felicità lo stare bene e la legge ordine e “la buona legge è buon ordine”. I cittadini per Aristotele devono conoscere le loro qualità così da avere persone giuste nei posti giusti ed evitare l’improvvisazione. Intelligenza e cuore: quest’ultimo caratterizza i guardiani che devono essere affezionati a chi conoscono e no a chi non conoscono ma comunque non bisogna essere aspri con essi, eccetto che con i delinquenti e, contro i famigliari, oltre l’affronto, si sentono privi anche della riconoscenza per il torto subito. L’ozio è importante per Aristotele al fine di far sviluppare le virtù politiche. Ora, in riferimento alla Costituzione italiana, L’articolo 48 Cost. afferma che “Il voto è personale ed eguale, libero e segreto. Il suo esercizio è dovere civico”, l’art. 49 Cost. che “Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale” e l’art. 54 Cost. che “I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina e onore, prestando giuramento nei casi stabiliti dalla legge.” Vivere un territorio, esserne parte, studio, programmi, valorizzare il valorizzabile con i mezzi che si ha a disposizione in una data circostanza (articoli, saggi, finanziamenti, attività, etc.), custodire e innovare rispettando la dimensione territoriale ricca di una propria storia.  Il dualismo: rispettare l’essere umano a priori (dialogo, condivisioni di interessi comuni, etc.); divisioni basate sulle libertà individuali (opinione, associazione, etc.) a posteriori. Una furbizia non deve comprimere le proprie libertà. Coscienza, conoscenza, sintesi, efficienza, efficacia, programmi, azione programmatica e raggiungere gli obiettivi (saper scegliere).

 

 

 

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