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Politica: rischio inflazione e dipendenza

Ottobre 25
16:18 2012

Per tentare di non rimestare nel mortaio la solita salsa conviene lasciar da parte le ruberie e il livello sottotraccia di molti politicanti non politici. Già se ne parla molto, e a ragione; e gli sbalorditi e qualche volta increduli cittadini oscillano tra lo shock e lo scoramento più nero. Vorremmo qui sottolineare, anche per cercarvi rimedio, un altro rischio, insidiosissimo perché mentre appare si veste dei panni nobili dell’informazione e dell’esercizio della democrazia, ma può essere mortale come un fungo dai bellissimi colori o una droga che attira. Sappiamo tutti che la campagna elettorale per le elezioni politiche del prossimo anno e per altre locali è cominciata da un pezzo. Purtroppo è cominciata, e prosegue, con le caratteristiche, ormai ‘vincenti’ per gli ascolti, della sovraesposizione mediatica che riduce tutto a spettacolo. Contenuti vicini allo zero, ma gossip similpolitico a volontà.
Novità in effetti ce ne sono, ma molte sono di facciata e rivolte al pubblico televisivo quotidiano. Una volta c’era il Cavaliere con la calza ringiovanente, oggi è un tripudio di pompe di benzina, camper accessoriati e nuotate nello Stretto di Sicilia; e in attesa si parla nientedimeno che dell’avvento del fanciullo Briatore come clone cavallerizzo. Intanto la gente a modo, preparata e che parla con proprietà, (leggi Gabriele Albertini e Umberto Ambrosoli, bipartisan) è ‘costretta’, dalla protervia dei ‘capi’ o da intelligenti riflessioni analitiche, a defilarsi, lasciando il campo ad attori provetti (notare l’uso del microfono ‘abbracciato’ come uno showman dal tiratissimo Renzi). E poi ci sono i voti (i sondaggi) su tutte le reti con cadenza asfissiante. Naturalmente tutti ci cascano, anche chi scrive perché “l’occasione fa … tentazione“, e la politica rimuove tutta la sostanza e diventa un maledetto incrocio tra il “Grande Fratello” e la “Prova del Cuoco”. L’arrosto non ha importanza: la curiosità da Colosseo è vedere chi ammazza chi.
Ecco, forse per assurdo, ma non tanto, ci vorrebbe un limite alla comunicazione di massa sfrenata; uno spazio per riflettere, capire; a patto, ed è un altro bel problema, che nei messaggi che vengono inviati ci sia da riflettere e da capire non solo da guardare copertine patinate. Uscendo dalle metafore più o meno azzeccate, ci sarebbe bisogno di limitare l’eccesso di protagonismo ed il formarsi di dinastie non regali ma sempre potentissime. In un precedente scritto (Ipotesi costituzione creativa, Controluce marzo 2012) abbiamo provato a suggerire, forse provocatoriamente, forse seriamente, una soluzione un po’ creativa, appunto, difficile ma non del tutto irrealizzabile, tenendo presente l’indole italica. Prendendo le mosse dall’avvento del governo tecnico, e ricordando le differenze tra costituzione formale e materiale, si ipotizzava una riforma costituzionale che avesse lo scopo di alleggerire pressioni e scontri frontali per far girare meglio il meccanismo. Dunque si scriveva: «… sembra crearsi, per la via dei fatti, una sorta di doppio binario nella gestione della cosa pubblica. Amministratori delegati (governo tecnico) che raggiungono risultati senza andar troppo per il sottile, soci di maggioranza (i partiti, che sostengano o meno il governo) che rappresentano la proprietà (il popolo) che si occupano degli indirizzi generali». Poi si parlava di un ‘allenatore-governo tecnico’ che poteva essere sostituito dalla ‘Presidenza-Parlamento’ che restava in carica per tutta la legislatura finché, nei tempi prefissati la ‘proprietà-popolo’ non la rinnovasse. E si concludeva: «... tale arditezza è difficile da realizzare, ma la scommessa potrebbe risultare vincente. Sarebbe un modo affatto nuovo di applicare criteri di efficienza privatistica alla cosa pubblica. Forse la Privatizzazione delle privatizzazioni. Magari i due piani separati tra politica e braccio operativo della politica stessa, con diversificazione ed alleggerimento dei compiti, potrebbe rappresentare una soluzione non proprio campata in aria». Ci sentiamo di sottoscrivere anche oggi questa traccia. Maggior tempo per i parlamentari di occuparsi di leggi utili e di controllare e modificare l’operato del governo, tecnico ma con avallo politico. Maggior autonomia per il governo, in un ambito-budget predeterminato, di svolgere l’ordinaria amministrazione, ovviamente con riflessi anche esterni. Meno pesi per tutti, meno attriti, meno protagonismo. Infatti dove c’è sostanza non c’è necessità di protagonismo di facciata, e i rischi, di inflazione ‘scocciante’ e di dipendenza deleteria, diminuiscono.

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