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Previsioni sull’energia del futuro

Previsioni sull’energia del futuro
Gennaio 12
02:00 2007

Secondo accreditate previsioni, nel 2050 la popolazione mondiale, dagli attuali 6,3 miliardi d’individui, raggiungerà i 10,6 miliardi[1], con un corrispondente incremento dei consumi energetici di quasi il 100%, pari al raddoppio di quelli attuali: in termini di potenza, dai 13 TW d’oggi si arriverà ad almeno 23 TW nel 2050 [1 TW (Therawatt) = 1000000 MW (Megawatt)]. Questo è il vero e più impegnativo problema posto allo scenario energetico mondiale di un futuro ormai prossimo.
Le conseguenti sfide imposte alla tecnologia e alla scienza dal raddoppio dei consumi energetici attuali riguardano fondamentalmente i limiti d’impiego dei combustibili fossili, stabiliti sia dal grado di sfruttamento delle corrispondenti fonti sia dalle limitazioni imposte dal Protocollo di Kyoto alle emissioni di CO2 prodotte dall’uomo[2], e la valorizzazione di quelle altre fonti d’energia che realmente potranno essere in grado di soddisfare tale notevole incremento di domanda energetica. Questi i temi affrontati il 15 dicembre 2006 dal professor Sergio Carrà all’Accademia dei Lincei a Roma, in occasione della conferenza Sfide imposte alla scienza dallo scenario energetico mondiale.
Oltre che dal notevole incremento demografico mondiale, il previsto raddoppio del fabbisogno energetico è determinato dal rapido sviluppo industriale di paesi come Cina e India, che sono i più popolosi del pianeta. Per esempio, la Cina nel 2003 ha aumentato del 70% il proprio parco autoveicoli.
In Italia, la ripartizione delle risorse energetiche si differenzia nettamente rispetto agli altri paesi europei, per l’assenza dell’energia nucleare, totalmente bandita dal nostro paese dopo il referendum del 1987 sul nucleare, e la minor percentuale dell’energia da carbone a tutto vantaggio del petrolio, da cui siamo energeticamente dipendenti.
L’anidride carbonica (CO2) emessa in atmosfera vi permane 150 anni, prima di venire fissata per via naturale nelle masse oceaniche. Il suo incremento [3] è ritenuto generalmente il maggior responsabile dell’aumento dell’effetto serra e quindi della temperatura media sulla superficie terrestre. Pertanto, nell’ambito del Protocollo di Kyoto, acquista grande importanza il Carbon Management , vale a dire la gestione del carbonio presente nei combustibili fossili, e in particolare lo sviluppo delle tecnologie Carbon Capture Storage (CCS) per la sequestrazione e l’immagazzinamento della CO2, in formazioni geologiche profonde, nelle profondità degli oceani (oltre i 3 Km) e in carbonati minerali stabili tramite reazione della CO2 con ossidi metallici. Grande attenzione, inoltre, si rivolge oggi all’assorbimento dell’anidride carbonica in manufatti legnosi di lunga durata. La sequestrazione e l’immagazzinamento della CO2 avviene anche, com’è noto, per via naturale, tramite la funzione clorofilliana o fotosintesi delle piante, per cui, nell’ambito del Carbon Management, devono essere incoraggiati i programmi di corretta manutenzione della forestazione nonché quelli di riforestazione e afforestazione. L’applicazione delle tecnologie CCS ad un impianto tradizionale riduce dell’80-90% le emissioni di CO2 ma richiede un maggior consumo di combustibile e quindi un aggravio del costo dell’energia. Considerate le riserve calcolate di petrolio, pari a soli 40 anni con gli attuali consumi[4], il gas è destinato a costituire la fetta maggiore nella ‘torta’ delle fonti energetiche primarie mondiali del XXI secolo. Invece, fra le fonti d’energia carbon-free , ovvero non basate sul carbonio, le più promettenti sono la fissione nucleare, l’energia eolica, l’energia solare (termica e fotovoltaica). Al termine della conferenza da parte di alcuni studiosi presenti fra il pubblico, molte obiezioni, sono state mosse alla convenienza della produzione d’energia da biomasse.
Certamente, per dirla con Roberto Vacca, molte opinioni in merito all’uso delle energie carbon-free , in particolare di quella nucleare, sono spesso ‘pervase da considerazioni passionali e da disinformazione [5].’. Sarebbe pertanto auspicabile, su tali temi, una maggiore informazione divulgativa serena (cioè non ‘emotiva’ e influenzata da pregiudizi) e obiettiva (cioè non asservita a particolari interessi economico-politici) che fornisca all’opinione pubblica un quadro completo dei problemi energetici.

_______________________

[1] Le Nazioni Unite rendono note le stime attuali e le proiezioni sulla popolazione mondiale nei rapporti biennali ‘World Population Prospect”. La proiezione di 10,6 miliardi per il 2050 è una stima alta ma non massima, che invece è di 12,8 miliardi, mentre una stima bassa è di 7,4 miliardi di unità. Altre stime autorevoli sono quelle pubblicate dal World Energy Council (WEC).
[2] I paesi aderenti s’impegnano a ridurre le loro emissioni di gas ad effetto serra di almeno il 5% rispetto ai livelli del 1990 nel periodo 2008-2012. Gli Stati membri dell’Unione devono ridurre collettivamente le loro emissioni di gas ad effetto serra dell’8% tra il 2008 e il 2012. Tuttavia molti esperti (vedi R. Vacca La verità sull’effetto serra M!ND agosto 2005 ) ritengono che l’aumento di anidride carbonica nell’atmosfera che si è verificato nei nostri tempi non abbia cause antropiche bensì naturali astronomiche.
[3] La concentrazione di CO2 nell’atmosfera era nel 1900 di 280 ppm e nel 2000 di 370 ppm.
[4] Dato però pressocché costante dagli anni ’80.
[5] R. Vacca, Quali risorse energetiche? Conferenza/Dibattito nell’ambito di Pianeta Galileo 2005, Livorno, 18 Ottobre 2005.

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