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Priebke e l’oblio della storia

Priebke e l’oblio della storia
Novembre 14
17:34 2013

Il rastrellamento a Via Rasella, davanti Palazzo BarberiniL’undici ottobre si è spento, all’età di 100 anni, Erich Priebke, il capitano delle SS responsabile, insieme a Kappler e Hass, dell’eccidio delle Fosse Ardeatine in cui persero la vita, il 23 marzo del 1944, 335 persone. Nel 1998 l’uomo era stato condannato all’ergastolo – che scontava a Roma – per i crimini compiuti durante i mesi di occupazione nazista della capitale. La sua morte ha generato numerose proteste e causato un vero e proprio dibattito sui funerali e la sepoltura, reso animato dall’avvocato dell’uomo (Paolo Giachini), dai suoi famigliari, dalla gente comune e dalle figure istituzionali della capitale.

Priebke non aveva rinnegato il suo passato anzi non aveva mai mostrato una qualsiasi forma di pentimento. Secondo il capitano nazista la fedeltà al proprio passato è qualcosa che ha a che fare con le nostre convinzioni. In un primo momento sembrava proprio che ad accogliere la salma per la sepoltura dovesse essere l’Argentina, ma lo stato sudamericano ha affermato, attraverso la dichiarazione del proprio Ministro degli esteri, di non voler accogliere nessuna richiesta di accesso del corpo del criminale Erich Priebke in Argentina. Si diffondeva quindi la voce che i funerali avrebbero potuto aver luogo martedì 15 ottobre a Roma. Esattamente il giorno prima di una tragica ricorrenza per gli ebrei della capitale: il 16 ottobre del 1943, dall’alba fino alle 14, nel ghetto di Roma ebbero luogo i rastrellamenti. Partirono per Auschwitz, in Polonia, più di mille persone e ne tornarono a casa, alla fine della guerra, solamente 16. Una ricorrenza importante che veniva quasi a coincidere con i funerali e la sepoltura dei uno dei nazisti che tanti anni prima avevano generato orrore tra la popolazione italiana, specialmente tra quella di origine ebraica. Il prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro qualche ora dopo affermava che in nessun caso i funerali di Priebke avrebbero avuto un carattere solenne ma sarebbero avvenuti in forma strettamente privata. Interveniva poco dopo nel dibattito anche il sindaco di Roma, Ignazio Marino che ricordava il connotato antifascista della capitale ed escludeva che i funerali si potessero tenere nella capitale. Un «no» secco anche dal Vicariato: i funerali non avrebbero dovuto essere celebrati in nessuna delle chiese di Roma. Questa decisione della Curia si guadagnava immediatamente l’approvazione della comunità ebraica, che stava ormai per celebrare la triste ricorrenza del 16 ottobre. Ma anche la risposta provocatoria dell’avvocato dell’ex capitano delle SS non tardava ad arrivare: i funerali avrebbero avuto luogo in strada, se le chiese si fossero rifiutate di celebrare la cerimonia funebre. La questura intanto ribadiva che i funerali, per motivi di sicurezza, non avrebbero dovuto svolgersi in nessuna delle chiese di Roma e provincia. Il figlio di Priebke, Jorge, dal canto suo, lanciava una provocazione: il corpo avrebbe dovuto essere sepolto in Israele, sostenendo anche che gli ebrei avessero falsificato il processo contro suo padre. Qualche ora dopo si diffondeva una notizia: la salma di Priebke, che era al Policlinico Gemelli, sarebbe stata trasferita ad Albano Laziale per i funerali. L’esequie si sarebbero dunque celebrate nell’istituto Pio X, dai padri Lefebvriani, nonostante il parere contrario del sindaco del paesino dei Castelli Romani. La popolazione di Albano Laziale, sconvolta e furiosa per la notizia, scendeva quindi in strada per impedire che le esequie avessero luogo, urlando con forza che Albano è una città antifascista. Gruppi neonazisti giungevano però nei pressi del luogo della cerimonia, scontrandosi con i manifestanti anti-Priebke. Ne seguivano dei tafferugli che avrebbero portato, poche ore dopo, alla decisione di sospendere la cerimonia. Il corpo del capitano delle SS veniva quindi condotto a Pratica di Mare, in attesa di sapere quale dovesse essere la sua ultima destinazione. Si attendevano anche notizie dalla Germania che in effetti arrivarono: il paese d’origine di Priebke, dal quale il militare era giunto in Italia a massacrare la popolazione civile ed ebraica, credeva che il problema della sua sepoltura fosse solo italiano. Le notizie si susseguivano di ora in ora e giungeva anche la proposta di un medico di Verona di seppellire il capitano delle SS nella propria tomba di famiglia. L’avvocato di Priebke invece sosteneva che la salma sarebbe stata comunque sepolta, o in Italia o in Germania. Il 20 ottobre 2013, l’ultima notizia a tal proposito. Il via libera alla sepoltura di Priebke in una località segreta. Nonostante la decisione presa, l’avvocato dell’ufficiale delle SS non ha comunque rinunciato ad animare ulteriormente la polemica, sottolineando che i tentativi degli ebrei di far fare al suo assistito la fine di Bin Laden, spargendone le ceneri in mare, erano falliti miseramente. Secondo Gianchini, il luogo di sepoltura dovrebbe, se la famiglia comunicherà la sua collocazione, diventare un sito di pellegrinaggio per rendere omaggio a colui che ha descritto come «un simbolo di libertà, dignità e sopportazione umana». Non si sa quale sia l’effettiva destinazione di Priebke ma ciò che si deve sapere è mantenere una netta distinzione tra le vittime e i carnefici, senza dimenticare la verità storica.

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