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Primi contributi dal CONVEGNO del CNR su: “COMUNITÁ EDUCANTE E POVERTA EDUCATIVA”

Ottobre 12
07:27 2019

Giovedì 10 ottobre si è svolto, presso il Consiglio Nazionale delle Ricerche, a Roma il Primo Convegno annuale de “La Nostra Buona Stella” che ha presentato i risultati della Studio svolto dall’Istituto di Ricerca sulla Popolazione e le Politiche Sociali del CNR, partner nel progetto.

 

In Italia, secondo i dati Istat elaborati per l’”Osservatorio povertà educativa Con i bambini” da Openpolis (report 2019) il numero di poveri assoluti, persone che non possono permettersi le spese minime per uno standard di vita decente, è passato dai quasi 2 milioni del 2005 fino a raggiungere la quota di 5 milioni nei dodici anni successivi; e sono proprio i minori di 18 anni la fascia d’età dove l’incidenza della povertà assoluta è maggiore.

Nel 2005 era assolutamente povero il 3,9% dei minori di 18 anni.

Un decennio dopo la percentuale è triplicata, e attualmente supera il 12%.

Nell’Italia di oggi più una persona è giovane, più è probabile che si trovi in povertà assoluta.

In Italia oltre 1 milione di bambini e bambine e di ragazze e ragazzi fra i 3 e i 18 anni vive in povertà assoluta. Questo significa isolamento, carenza di servizi, di relazioni positive, di opportunità educative e di apprendimento.

Inoltre, 7 studenti su 50 abbandonano la scuola prima del tempo.

Questi giovani rischiano di non avere gli strumenti giusti per immaginare e costruire il proprio futuro rimanendo in una spirale di povertà ed esclusione che si trascina di generazione in generazione.

Usando come termine di paragone gli indici sociali utilizzati in Europa per analizzare il rischio di povertà economica e di esclusione sociale entrerebbe nel target il 34% dei bambini e adolescenti italiani; una delle percentuali più alte della Unione Europea.

 

Vivere in una famiglia povera e in contesti privi di opportunità di sviluppo, per molti bambini significa portare fin dai primi anni il peso di una grave discriminazione rispetto ai coetanei.

La povertà educativa è un fenomeno che coinvolge anche bambini e ragazzi che non sono in condizione di povertà materiale (se un bambino legge poco o non può godere di occasioni di socializzazione non è perché è povero, ma più probabilmente perché i suoi genitori non ritengono significative ed educative esperienze di questo tipo), è anche vero che la povertà economica e materiale è un fattore di maggior esposizione alla povertà educativa.

La povertà materiale di una generazione si traduce spesso nella privazione di possibilità educative per quella successiva, determinando nuova povertà materiale e di rimando nuova povertà educativa, e così via.

La povertà educativa si manifesta, così, come una privazione di quelle competenze cognitive fondamentali per poter crescere e vivere nella società contemporanea, sempre più caratterizzata dalla rapidità dell’innovazione e dalla conoscenza.  E si traduce anche nel mancato sviluppo di una serie di capacità, quali la motivazione, l’autostima, l’aspirazione, l’immaginazione, la comunicazione e l’empatia altrettanto fondamentali per la crescita dell’individuo ed il suo contributo al benessere collettivo.

 

Anche i Castelli Romani, dove sono localizzati o operano i partner del progetto, sono caratterizzati da squilibri crescenti dal punto di vista socio economico e questo determina una crescita costante del disagio, soprattutto giovanile. Le nuove urbanizzazioni e la mancanza di luoghi di aggregazione, sommata con l’atomizzazione e la disgregazione delle famiglie, causano una crescente “povertà educativa”.

La “comunità educativa”, oggi frammentaria, attraverso una logica di co-progettazione e compartecipazione, può consolidarsi in una rete che realizzi interventi strutturali e sostenibili nel tempo, essendo quasi del tutto assente un raccordo tra sistema scolastico e territorio, tra scuole, amministrazioni locali, enti di formazione privati e sistema delle imprese.

Obiettivo generale del progetto “La Nostra Buona Stella”è il contrasto alla dispersione scolastica e all’abbandono costruendo la comunità educante formata da enti pubblici e privati che prevenga e si prenda carico delle situazioni di disagio nel sistema educativo territoriale.

 

E proprio per cercare di inquadrare e studiare queste problematiche si è svolto l’incontro di studio che, iniziato alle 9 e conclusosi nel tardo pomeriggio, ha coinvolto, oltre ai ricercatori del CNR ed i partner del progetto “La Nostra Buona Stella”, anche esperti di Con i Bambini, l’Impresa Sociale che ha finanziato il Progetto nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile, i rappresentanti di altri quattro progetti di tutto il territorio nazionale, sempre finanziati da Con i bambini, docenti universitari, esperti di formazione e di devianza giovanile, Assessori dei paesi dei Castelli Romani partner, responsabili ASL, psicologi e docenti, alunni e genitori il tutto coordinato dal Capo ufficio stampa del CNR Marco Ferrazzoli.

 

Dopo i saluti di Gilberto Corbellini e Daniele Archibugi, rispettivamente direttore DSU-CNR e direttore IRPPS-CNR, e l’intervento di Angela Casaregola presidente dell’Associazione Arianna Capoprogetto e Pierfrancesco Milana, responsabile della Rete, sono intervenuti Sergio Mauceri e Luca di Censi, del Dipartimento CORIS dell’Università La Sapienza che hanno presentato i risultati della loro ricerca: “Invischiati nella Rete. Una ricerca intervento sui rischi da dipendenza da tecnologie digitali in età adolescenziale”.

Dalla ricerca è emerso come la vita quotidiana sia oggi caratterizzata dalla presenza pervasiva delle cosiddette nuove tecnologie digitali e nuove forme di dipendenza digitale, sempre più diffuse, sono ormai ampiamente riconosciute come forme patologiche di utilizzo di questi canali, che hanno importanti ricadute rispetto al normale svolgimento delle attività quotidiane e all’equilibrio psicologico dei soggetti che ne fanno uso, prospettando nuove forme di povertà educative.

Nel biennio 2018-2019, è stato avviato un articolato progetto di ricerca-intervento promosso dal Dipartimento CoRiS della Sapienza Università di Roma che ha visto coinvolti 3302 adolescenti di 16 istituti di scuola secondaria superiore, equamente riparti tra istituti liceali e tecnico-professionali e istituti centrali e periferici.

L’obiettivo era identificare i fattori di diversa natura (contestuali, relazionali, individuali) associati con l’uso compulsivo delle nuove tecnologie.

L’indagine con questionario ha consentito di tracciare un profilo degli studenti a rischio di dipendenza, che complessivamente nel campione raggiunto si attestano attorno a un quarto degli intervistati.

In particolare, le diverse forme di dipendenza si associano con un complesso di indicatori che segnalano disagio relazionale, stress psicologico, tendenza a nascondere aspetti importanti della propria personalità, clima familiare disfunzionale e noia in classe.

In conclusione, i risultati mettono in luce nuove forme di povertà educativa, associate all’inadeguatezza delle agenzie di socializzazione primarie e secondarie e segnalano la compresenza di una stretta interconnessione tra uso compulsivo dei canali digitali e forme di deprivazione a livello socio-relazionale-emotivo.

Gli adolescenti a rischio risultano invischiati in un complesso sistema socio-emotivo, composto da distanze intergenerazionali, da tentativi di trovare rifugio nelle tecnologie digitali per far fronte a frustranti sensazioni di noia e vuoto relazionale, dalla mancata consapevolezza delle ricadute sul piano psicologico che la vita online prospetta, nonché dalle occasioni mancate di implementare il proprio background culturale e formativo attraverso canali tradizionali, come la lettura di libri e il confronto diretto con il proprio gruppo dei pari.

 

Maria Girolama Caruso e Loredana Cerbera dell’IRSSP – CNR parlando di “Mappatura e profilazione dei potenziali cittadini a rischio di povertà educativa” hanno diffuso dati aggiornatissimi secondo cui nel 2017 si stimano in povertà assoluta – ovverosia con l’incapacità a sostenere la spesa minima necessaria all’acquisto dei beni e servizi essenziali inseriti in un paniere – 5 milioni e 58mila individui con una incidenza pari all’8,4%. I minorenni (fino a 17 anni) ammontano a circa 1 milione 208mila con una incidenza pari al 12,1%. L’incidenza della povertà assoluta è elevata prevalentemente nel Mezzogiorno; diminuisce all’aumentare dell’età della persona di riferimento; è minore tra gli occupati (sia dipendenti sia indipendenti) e maggiore tra i non occupati; i valori dell’incidenza della povertà assoluta sono molto più contenuti tra le famiglie con persona di riferimento almeno diplomata, al contrario i valori aumentano tra quelli che hanno conseguito al massimo la licenza elementare (Istat, 2018).

 

Anche circa 250 studenti, parte la mattina parte il pomeriggio, coinvolti dallo scorso anno nelle attività de La Nostra Buona Stella, sono stati parte attiva del Convegno, vissuto come opportunità di crescita e di presa di coscienza sui rischi della povertà educativa e sui possibili strumenti di contrasto e proprio loro sono stati particolarmente colpiti dall’intervento di Mercedes Gori, Annalisa Pitino, Dante Sabatino del IFC – CNR e IRPPS – CNR che hanno evidenziato i risultati di una ricerca su obesità, cultura alimentare, povertà economica ed educativa.

I ragazzi sono stati particolarmente colpiti dal fatto che, secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, l’obesità ha raggiunto “proporzioni epidemiche”, al punto che i morti per patologie correlate a sovrappeso o obesità ammontano a oltre 2,8 milioni di persone ogni anno nel mondo.

Nei paesi dell’Unione Europea si stima che quasi un uomo su quattro (23%) e una donna su cinque (20%) abbia problemi di obesità. Secondo l’Istat, in Italia nel 2017 le persone in eccesso ponderale erano pari al 45,9% della popolazione con più di 18 anni, 54,8% maschi e 37,8% donne (gli obesi erano l’11,9% tra i maschi e il 9,4% tra le donne).

Sovrappeso e obesità sono i maggiori fattori di rischio per molte malattie croniche, incluso diabete, malattie cardiovascolari e cancro.

Tradizionalmente, nei paesi poveri le forti diseguaglianze sociali hanno riflessi immediati sulle condizioni di salute delle famiglie e dei bambini, spesso malnutriti e sottoalimentati, e dunque la denutrizione è associata a condizioni di povertà. Il rapporto tra povertà e alimentazione nei paesi ricchi cambia verso, ed eccesso di peso e obesità non sono associati a condizioni di vita opulente bensì a condizioni di vita caratterizzate da maggiore svantaggio sociale: minore disponibilità di reddito, credenziali educative più basse, stili di consumo massificati.

La crescita della distanza sociale tra i più ricchi e i più poveri nei paesi occidentali secondo Therborn (2019) ha modificato le condizioni di salute delle persone secondo precisi pattern, variando significativamente al mutare del loro livello di status e della loro collocazione nel sistema di stratificazione sociale.

 

 

Partner del progetto sono:

L’Associazione Arianna Onlus capo-progetto

ü  Regione Lazio;

ü  Comune di Albano Laziale;

ü  Comune di Castel Gandolfo;

ü  Comune di Marino;

ü  CNR – Istituto di Ricerche sulla Popolazione e le Politiche Sociali;

ü  Scuola Media Statale Umberto Nobile;

ü  Istituto Comprensivo Antonio Gramsci;

ü  Istituto Comprensivo Primo Levi;

ü  Istituto Comprensivo Santa Maria delle Mole;

ü  Istituto d’Istruzione Superiore “Via Romana 11/13”;

ü  Impresa Sociale Borghi Artistici;

ü  Centro di ricerche e studi sui problemi del lavoro dell’economia e dello sviluppo – CLES srl;

ü  CRIF Centro di Ricerca sull’Indagine Filosofica;

ü  Fondazione Il Campo dell’Arte;

ü  Associazione di Promozione Sociale Il Colle Incantato;

ü  Gnosis Cooperativa Sociale Onlus;

ü  Marino Aperta Onlus;

ü  Cooperativa Sociale Prassi e Ricerca Onlus;

ü  Punto a Capo Onlus;

ü  SOSteniamo la Famiglia Onlus.

 

 

Info:     Associazione Arianna 320/1630860;         associazione.arianna@gmail.com

Francesco Tanda – Resp. Comunicazione ftanda@gmail.com

 

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