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Quarantennale dell’uomo sulla Luna – 1/2

Quarantennale dell’uomo sulla Luna – 1/2
Luglio 31
23:00 2009

uomo-lunaEsattamente 40 anni fa l’uomo metteva piede per la prima volta sulla Luna. Era il 16 luglio 1969, e il più antico e recondito desiderio dell’uomo, volare sul nostro satellite naturale, stava per realizzarsi. Alle ore 15:32, ora italiana, dalla rampa di lancio 39b di Kape Kennedy in Florida, il Saturno 5 – la macchina più potente mai costruita dall’uomo – con in cima la capsula Apollo 11, si stacca da terra. A bordo ci sono tre uomini: Neil Armstrong, Edwin “Buzz” Aldrin e Michael Collins. Con il loro intento di raggiungere la Luna, gli Stati Uniti d’America si apprestavano a lanciare una sfida all’Unione Sovietica nel pieno della guerra fredda.
Il Saturno 5, alto 110, 6 metri, era composto da tre stadi: il suo primo stadio è ancora oggi il più grande cilindro di alluminio che sia mai stato costruito. Collocati sopra il primo stadio ve ne erano altri due, uno deputato a spingere la capsula dell’Apollo 11, il modulo di comando e servizio e il modulo lunare (il LEM, soprannominato anche Egle, “Aquila”) in orbita, l’altro avente il compito di lanciare il “treno spaziale” verso la Luna. Nel caso qualcosa fosse andato storto al momento della partenza, un razzo di piccole dimensioni avrebbe sganciato la capsula Apollo con gli uomini a bordo indirizzandola verso il mare. Si può sostenere che il decollo fu, in parte, un azzardo: infatti, durante i primi due minuti e mezzo dal decollo, sarebbe stato pressoché impossibile salvare gli astronauti nel caso qualcosa non fosse andato per il verso giusto. Uno dei tecnici dell’Apollo 11, David Baker, spiega che “il computer di bordo avrebbe impiegato almeno 2 secondi per individuare un guasto presente al terzo stadio e avviare il sistema di espulsione della capsula, mentre se uno dei motori fosse esploso nelle primissime fasi della partenza, il razzo sarebbe andato in mille pezzi in un secondo”. Jack Garman, ingegnere elettronico ai tempi dell’Apollo 11, sostiene inoltre che “tutti i computer presenti nella sala di controllo di Houston (il cervello della missione in Texas) avevano una potenza complessiva non superiore a quella di un portatile dei nostri giorni”. Per questo che le decisioni umane si rivelarono fondamentali per la buona riuscita dell’impresa.
Il viaggio dell’Apollo 11 durò in totale 8 giorni. A seguito del lancio del Saturno 5, trascorsi 2′ 41”, si separò il primo stadio, dopo 9′ 08” il secondo stadio e, infine, dopo 2 ore 44′ 16”, il terzo stadio spinse l’Apollo fuori dall’orbita terrestre mentre il modulo di comando Columbia usciva dall’ogiva e si agganciava a quello lunare ( LEM). Alle ore 20:12 il treno spaziale si separò dal terzo stadio, che si perse nello spazio. In seguito, precisamente il 19 luglio alle ore 19:22, Columbia e LEM entrarono in orbita lunare e finalmente il 20 luglio alle ore 22:18 si realizzò l’agognato allunaggio nel Mare della Tranquillità.
Il piano di volo prevedeva, dopo l’allunaggio, un riposo di quattro ore, ma l’emozione dei tre uomini era troppo forte e chiesero alla base di Houston il permesso di scendere immediatamente. Ottenuto l’ok, Armstrong e Aldrin indossarono le tute lunari e si predisposero ad accendere la telecamera che avrebbe dovuto inquadrare la scaletta dalla quale sarebbero scesi. Armostrong scese lentamente finchè non posò il piede sul suolo lunare. Cosa avrebbe detto? Quali parole usare in un tale frangente? Tutti da casa attendevano un suo primo commento. Tra le altre frasi, gli erano stati suggeriti versetti della bibbia, poesie e citazioni storiche ad effetto; tuttavia, l’uomo scelse di dire qualcosa di suo, qualcosa di semplice e originale al tempo stesso: “E’ un piccolo passo per un uomo ma un grande balzo per l’umanità”. Poco dopo anche Aldrin mise piede sulla Luna. I due si abituarono presto alla gravità ridotta, pari ad un sesto di quella terrestre. Dalla testimonianza di Aldrin possiamo comprendere in che modo fu possibile orientarsi in quel frangente: “Provai vari modi in cui muovermi sulla Luna. Dapprima semplici passi, poi balzelli come un canguro; questo, scoprii, era il miglior modo”. (Continua)

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