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Rapporto ISPRA Consumo di Suolo 2020: a Roma anno record

Rapporto ISPRA Consumo di Suolo 2020: a Roma anno record
Luglio 22
14:10 2020

>Rapporto ISPRA Consumo di Suolo 2020: a Roma anno record per consumo di suolo, altri 108 ettari divorati da asfalto e cemento

“Nella Capitale un altro sconfortante record negativo sul consumo di suolo, in una città che, poco per volta e ininterrottamente si mangia il territorio”

“Responsabile della nuova galoppante edilizia è la logistica con i suoi immensi hangar e l’assodante silenzio della politica urbanistica dell’amministrazione”

Presentato questa mattina il rapporto ISPRA Consumo di Suolo 2020 dal quale emerge un quadro da record negativo per Roma: durante il 2019 nella capitale sono stati consumati 108 ettari di suolo, una superficie pari a 200 campi da calcio, erano 91 nell’anno precedente; più del doppio di Catania che con 48 ettari è la seconda grande città tra quelle con più di 100 mila abitanti, e quasi come la somma di tutti gli altri capoluoghi di regione (128 ettari consumati nei 19 capoluoghi di Regione Roma esclusa). Analizzando la serie storica emerge un altro dato romano preoccupante: dal 2012 a oggi, 515,67 ettari (pari a 1.000 campi da calcio) sono stati artificializzati.

“A Roma un altro sconfortante record negativo sul consumo di suolo, con più di cento ettari divorati da asfalto e cemento nell’ultimo anno, in una città che, poco per volta e ininterrottamente si mangia il territorio – commenta Roberto Scacchi presidente di Legambiente Lazio -. Dati ancor più allucinanti se si pensa alla crisi del settore immobiliare e di fronte a un continuo saldo demografico negativo. Responsabile della nuova galoppante edilizia è la logistica, non solo a Roma, con i suoi immensi hangar che nascono in un batter d’occhio, impermeabilizzando interi quadranti verdi e modificando il paesaggio con una velocità impressionante. Ma responsabile è anche la politica urbanistica dell’amministrazione che, con il suo assordante silenzio lo permette senza mettere un freno ai nuovi diluvi di cemento, e senza alcun piano di rigenerazione per sostituire l’edilizia industriale abbandonata da decenni e in grado di deturpare, da sola, interi quadranti cittadini.

La causa del consumo di suolo record di Roma, sta infatti in centinaia di micro interventi diffusi e in grandi interventi nei Municipi IX, XI e XV, come nei quartieri di Colle Salario, Laurentina, Colle Prenestino e Settecamini: i grandi interventi sono quasi esclusivamente riconducibili alle strutture della logistica che, con enormi hangar di velocissima costruzione, continua a dilagare.

“Mentre il Campidoglio discute della follia di costruire a Tor di Valle in piena area di esondazione, un nuovo quartiere di uffici e uno stadio, Roma viene riempita di nuovo cemento – conclude Scacchi -. C’è invece la necessità, per la sicurezza idrogeologica, di invertire il trend, non solo fermando l’impermeabilizzazione ma anche facendo opere di “desigillatura” di superfici inutilmente lastricate, da restituire a verde magari fruibile e di qualità: è così che si adatta il territorio al clima che cambia e che si costruisce una capitale più resiliente”.

Su scala regionale nel Lazio durante il 2019 sono 288 gli ettari complessivi consumati, sui quali quelli romani hanno pesato per il 38% del totale, concentrati diffusamente nella cintura metropolitana. Gli altri comuni laziali ad aver consumato maggiormente il proprio suolo sono Civita Castellana, Fara in Sabina, Fiumicino e Aprilia con cambiamenti superiori ai 10 ha.

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