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Ricordando Don Giovanni Busco a un anno dalla sua scomparsa

Ricordando Don Giovanni Busco a un anno dalla sua scomparsa
Dicembre 17
15:47 2011

buscoAd un anno dalla scomparsa di don Giovanni Busco non è possibile farne ampia memoria nelle poche righe di un articolo e, d’altronde, per una eventuale biografia che non si fermi a retorici spunti agiografici, è necessario far passare qualche tempo sia per vagliare la documentazione archiviata che per studiare seriamente le fonti cui attingere dentro un preciso inquadramento del periodo storico in cui egli è vissuto.

L’auspicio è quello che comunque a breve si possa pubblicare almeno un opuscolo in cui ripercorrere alcune tappe del suo ministero e proporre qualche obiettiva testimonianza di quanti hanno avuto modo di conoscerlo da vicino. Personalmente mi sembra doveroso offrire alcuni spunti di riflessione su un prete che per quasi sessant’anni ha attivamente operato nella diocesi e soprattutto in Frascati. Nella vita di don Giovanni si possono individuare, strettamente collegate, quattro caratteristiche: anzitutto la sua intima ‘frascatanità’, in secondo luogo lo stretto rapporto ideale e la sintonia che ebbe con i suoi diretti predecessori, quindi l’acribia nell’annotare gli avvenimenti che si sono succeduti nel tempo del suo impegno ministeriale ed infine, ma non da ultima, l’assidua e tenace nota ‘mariana’.

La frascatanità don Giovanni ce l’aveva nel sangue, non solo per l’indissolubile legame che ha sempre avuto con la città in cui era nato, ma anche per l’impegno e la costanza con cui portava alla comune conoscenza episodi e ricordi della sua fanciullezza e degli anni successivi, ma soprattutto recuperando momenti di storia tuscolana civile o ecclesiale, fosse in una rubrica radiofonica locale di anni fa, fosse nell’Associazione Tuscolana Amici di Frascati, o fosse nelle riunioni o ‘accademie’ parrocchiali o fosse ancora nell’uso più o meno scherzoso del dialetto, per cui magari nei pellegrinaggi o nelle gite, ai canti ecclesiali alternava volentieri qualche ‘Nannì’ o altre canzoni popolari con quella indimenticabile voce chiara e melodica che trascinava volentieri in coro non solo le tradizionali ‘pie donne’. Legata a questa immagine, c’è quella del suo rapporto coi confratelli che lo precedettero nel ministero. Frequentando da ragazzo la Cattedrale ebbe modo di conoscere subito don Leonello Razza e seguirne le lezioni catechistiche. “Il mio primo ricordo personale – scriveva tre anni fa – fa riferimento agli anni della mia fanciullezza quando ci radunavamo intorno a lui nella sala del Capitolo in Cattedrale o nei locali del Seminario tuscolano di cui era rettore… Noi ragazzi lo cercavamo con ansia per potere ascoltare quelle per noi mirabolanti avventure di due personaggi che aveva inventato – ‘Tegamino’ e ‘Padellino’ – di cui ci raccontava con brio e vivacità le vicende…, o per assistere al teatro dei burattini che egli stesso animava…”.
Con Razza anni dopo avrà un lungo rapporto di collaborazione, inizialmente dal 1951 al 1958 come vice parroco, ma poi specialmente dal 1971, quando nominato a sua volta parroco di S. Pietro, concelebrava spesso Messa con colui che era stato arciprete e vicario generale. Ancora tredicenne (1942) era stato inserito nell’Azione Cattolica tuscolana, come ‘delegato Aspiranti’ della GIAC, da un altro sacerdote di cui anni dopo diventerà prima coadiutore e vice parroco e poi lo sostituirà come parroco, cioè don Giuseppe Buttarelli, un altro prete impregnato di ‘frascatanità’, morto a soli 50 anni. Salutando, nel 1970, i fedeli di S. Maria in Vivario per diventare parroco a S. Pietro, don Busco ricordava positivamente i ‘nove anni di vita’ tra i parrocchiani, nei quali “sotto la guida di Don Giuseppe prima e continuando la sua opera poi… la Parrocchia, dopo lo smembramento del territorio e la formazione delle nuove Parrocchie del Ss.mo Sacramento e di Capocroce, ha acquistato una fisionomia che ormai sarà definitiva”, e ricordava “gli anni del Concilio, della riforma liturgica, della presa di coscienza dei laici, della contestazione giovanile, dell’avvertita esigenza di una Chiesa povera e orientata verso i sofferenti”.
Giovanni Busco era entrato nel seminario di Anagni nel ’44 insieme al fratello Salvatore e, contento di questa scelta, in un biglietto del 23 novembre del ’44 indirizzato al vescovo ausiliare Budelacci, scriverà: “Ecc.za Rev.ma, ecco finalmente anche il suo Giovannino in Seminario. Il mio cuore, pieno di riconoscenza si rivolge a Lei e la ringrazia dei tanti particolari benefici ricevuti che gli han permesso di salire il primo gradino verso la vetta immacolata del sacerdozio…”. E quando celebrerà la sua prima Messa comincerà a tenere, come per altri avvenimenti, una sua personalissima agenda statistica; in un opuscolo pubblicato solo tre mesi prima della morte, scriveva: “Vi faccio una confidenza. Io, da quando sono sacerdote, cioè dall’11 febbraio 1952, su grossi quaderni ho scritto, giorno per giorno, dove e per chi o per cosa ho celebrato la S. Messa. Ebbene, oggi 12 agosto 2010, ho celebrato la S. Messa n. 29.479”. In uno degli anniversari di prima Messa, nel 1984, scriveva: “30 anni di sacerdozio! Oggi celebro la Messa n. 14.738”! Questa acribia nell’annotare statisticamente, quantità di comunioni distribuite, numero di messe celebrate e quant’altro, sarà una caratteristica tutta personale che non tralascerà mai. Infine un riferimento costante nella sua vita è stato quello della devozione mariana, tanto che nell’Anno Mariano 1987/88 pubblicherà anche un volumetto dal titolo La presenza della Madonna nella diocesi. E con questa ‘nota’ mariana, guiderà i numerosi pellegrinaggi parrocchiali e diocesani sia nei santuari italiani che in Terra Santa. Tra l’altro, diversi anni fa (1977) restaurandosi per la prima volta la chiesetta della Sciadonna, aveva espresso la speranza che un giorno, andando in pensione potesse risiedere là e celebrare la liturgia quotidiana, un’ idea che certamente fu accantonata negli ultimi quindici anni di ministero donati alla parrocchia di Rocca di Papa, cioè in un’altra chiesa dedicata anch’essa alla Madonna: S. Maria Assunta.

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