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Rileggere Radiguet, Il diavolo in corpo

Rileggere Radiguet, Il diavolo in corpo
Agosto 14
16:01 2013

Il diavolo in corpo
Raymond Radiguet
9788817028929
Rizzoli Bur
€ 6,50    e-book disponibile € 3,99
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Nell’anno in cui mamma Rai lancia il reality per scrittori inediti Masperpiece, e molti lettori sono reduci dalle diverse erotiche (?) ‘sfumature’ colorate imposte all’editoria nostrana; nell’estate in cui si sono sentite ripetere, forse milioni di volte le parole ‘futuro’ e ‘giovani’, varrà la pena rileggere Il diavolo in Corpo di Raymond Radiguet, romanzo che lo scrittore francese, nato nel 1903 e scomparso nel 1923, cominciò a scrivere a quindici anni per vederlo pubblicato e acclamato poco prima di morire.

Un classico della letteratura romantica denso di eventi quasi come Manon Lescaut (scritto quasi duecento anni prima); fra le sue righe sentenze famose come «Il cuore ha ragioni che la ragione non conosce» di Blaise Pascal, testimonia di un adolescente che conosce prima la vita, per la fortuna del lettore, che i meccanismi del romanzo che riesce ad asservire alla propria storia. Dall’episodio della domestica dei Maréchaud fino a quello dei Marin che comincia con «i consiglieri municipali hanno sempre un ruolo nelle mie avventure», Radiguet osserva la borghesia, le riuscite o misere scalate sociali che ancora si propone di fare, anche a discapito di altri, in nome di un alto senso del decoro che non esita ad uccidere la pietà e ingrossa senza sosta le file dell’ipocrisia. Anche volendo sottrarsi alle molte interpretazioni critiche di questo «viaggio ubriacante», per usare le parole di Paolo Giordano (La solitudine dei numeri primi), resta la storia di un amore impossibile, quello vissuto dal protagonista e dalla bella e solare Marthe, sposata ad un militare che si trova al fronte ed ispirata alla vicenda autobiografica dell’autore che non ancora quattordicenne intrecciò una relazione con Alice Saunier di dieci anni più grande. Fra queste righe appare evidente che una passione tanto grande e per la quale combattere contro tutto e tutti, tentando di mantenersi saldi nelle proprie posizioni, ingenera riflessioni molto simili nelle pur diverse età della vita. Lo sguardo del protagonista non è, non può essere, uno sguardo moralista, nonostante il finale della storia, ma con uno stile a volte sentenzioso e freddo senza per altro essere ampolloso o scostante, osserva il ‘puro’ divenire dei fatti e le trasformazioni che questi operano nella sua giovane mente. «Se la gioventù è stupida, è perché non è stata pigra. Ciò che indebolisce i nostri sistemi educativi è che si rivolgono ai mediocri, a causa del loro numero. (…) Non ho mai imparato tanto come in quelle lunghe giornate che, dall’esterno, potevano sembrare vuote, e in cui controllavo il mio cuore inesperto come un nuovo ricco controlla il suo contegno a tavola». (Serena Grizi)

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