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RITRATTI IN CONTROLUCE, 2006 – Fulvio Grimaldi: L’informazione fuori prig(g)ione

RITRATTI IN CONTROLUCE, 2006 – Fulvio Grimaldi: L’informazione fuori prig(g)ione
Aprile 01
08:34 2020

ControluceAnno XV N. 4 APRILE 2006

Un ritratto che non è il tutto
ma l’istantanea di un personaggio
di un momento, di una città, di un’ idea…

…sapere quello che accade (cercare, leggere, criticare) e farsi un’idea per confrontarsi in maniera onesta, ragionare con la propria testa….

(Serena Grizi) ZAGAROLO – Bello è stato rivedere un vecchio amico come Fulvio Grimaldi, anzi due, considerando anche Nando (lo ricordate su Rai 3?) cane piccolo e partecipe, oggi titolare della produzione “VisioNando” che ne ha viste tante girando per il mondo con un proprietario di tal guisa. Grimaldi, ex giornalista Rai da sempre contro, come ama autodefinirsi, ha legato con un filo rosso gli interventi dei relatori presenti all’incontro L’informazione? In prig(g)ione, in prig(g)ione! venuti a raccontare quanto alcuni convenuti già stra-sapevano (ma giova sempre ripasso soprattutto quando è corredato da immagini e documenti giornalistici) ed altri immaginavano senza osare dirlo. Ha mostrato come l’informazione ufficiale manipola le notizie intorno alla guerra in Iraq, ci arrivano rapporti parziali da una sola parte della barricata, gli USA hanno ritirato i loro giornalisti e i pochi ai quali è stato concesso di restare corrono a documentare tutto lo sforzo delle brave e preparate truppe alle prese con una popolazione belluina, incartata negli stracci, ignorante, rozza e violenta che non esita a massacrarsi civilmente ed è sopravvissuta fino al ventesimo secolo non si sa come, guidata, nell’ultimo scorcio, da un dittatore assurdo, non è difficile crederlo, e odiato. Cronache, queste, prese per vere dalla gente, poiché presentate senza contraddittorio, come ripete più volte Grimaldi anche nel suo reportage a voce dalle Banlieues Lo stato d’assedio della periferia francese, ancora e sempre certo dell’interesse di massa verso la verità. Ospite illustre dell’appassionato e torrentizio Grimaldi (chi altri se non) Sigfrido Ranucci, RAI/News 24, davanti alle cui immagini sul disastro provocato dai bombardamenti al fosforo bianco su Falluja alcuni presenti non trattengono lo sgomento, qualcuno vede per la prima volta: chi le conosceva già riesce ancora una volta a star male per la rabbia e l’ingiustizia e a far fatica a restare lucido per non disconoscere l’origine umana di chi ha potuto tanto. Ranucci, a differenza di Grimaldi, come lo stesso antesignano racconta, è stato capace di far convivere la sua passione per la controinformazione e le direttive aziendali coadiuvato da un direttore in gamba. Grimaldi con il suo documentario Chi vivrà…Iraq: un deserto chiamato pace rincara la dose e racconta a tratti il suo stare nello stesso albergo della stampa ufficiale mentre fa cronaca in mezzo alle bordate dei missili, inquadra le antiche vestigia di un popolo che ci ha insegnato la civiltà, dignitoso, fatto di persone che, nonostante Saddam, non avrebbero mai lasciato la loro terra che amano in maniera viscerale, anche senza nazionalismi. Nelle parole di tante donne, insegnanti, infermiere, l’orgoglio per la professione, il racconto delle piccole felicità quotidiane, la voglia di non darla vinta ad un invasore che non ha scusanti per quello che sta facendo patire al popolo iracheno.

Poi è la volta di Melinda Smale che porta cronache dal “ventre del mostro” come usano dire i pacifisti americani di cui è esponente, fermata perché manifestava davanti alla Casa Bianca. Melinda racconta del lungo coraggioso viaggio di 150 chilometri a piedi attraverso l’isola di Cuba: un altro tassello dell’incredibile puzzle della verità nel quale chi crede nella democrazia, nella giustizia, vuole sapere cosa ne è dei prigionieri talebani seppelliti vivi nella base di Guantanamo. La spedizione, come si vede in una piccola mostra fotografica, cammina di giorno supportata da molti amici cubani e si accampa in tenda per la notte, disarmata, e felice di esserlo. Riesce infine a penetrare nel cuore della baia dove molti senza nome scontano una pena di cui conoscono solo il giorno d’inizio, né l’imputazione precisa né la fine, circondati da un muro di indifferenza avallato dalla maggior parte dei media, senza alcuno strumento per far valere gli elementari diritti umani.

Ha chiuso la serata l’intervento di un rappresentante sud americano dell’Ass. “Casa dei diritti negati” venuto a testimoniare nel suo bel linguaggio appassionato e pragmatico la solidarietà dei lavoratori immigrati ai lavoratori italiani con i quali hanno in comune «il salario corto che non arriva alla terza settimana del mese. I lavoratori immigrati – ha continuato – sono entrati in Italia con la speranza di una vita migliore, ma senza mai pensare di togliere lavoro agli italiani pur rendendosi conto che l’imprenditoria, sventolando lo spauracchio di manodopera a basso costo, ha potuto approfittare per arrotondare verso il basso le aspettative salariali dei lavoratori italiani.»

Il lungo momento di stallo, non sempre volontario, nel quale sembrano versare i media avvolge, senza differenze, genocidi, pacifismo americano, politiche economiche e dell’immigrazione e tutto quanto accade nel nostro Paese non direttamente funzionale al sistema in atto. A livello transnazionale le storie si ripetono (Ranucci mostra i bombardamenti al Napalm in Vietnam così terribilmente uguali a quelli delle stragi di Falluja). L’economia globale poggia sulla vendita di armi e poco altro, «i popoli del desertocommenta Grimaldi hanno la sfortuna di vivere seduti sul petrolio – fonte preziosissima e, forse, in via di esaurimento – lo spauracchio di un nemico terribile è nato dalla mente di chi ha bisogno di qualcuno da combattere per rialzare le quotazioni dei mercati».

Dopo tante testimonianze tornano in mente le parole del premio Nobel per la letteratura José Saramago Questo mondo non va bene, che ne venga un altro titolo della recente raccolta Autobiografia, scritti, interviste edita da Datanews. Sapere quello che accade, tenersi informati, ascoltare molte voci diverse e poter essere in grado di cucire fra loro dati di realtà e farsi un’idea (poi sospendere il giudizio) senza che altri lo facciano per noi è un buon inizio per raggiungere il fine auspicato dalla preghiera laica di Saramago. Hanno presentato l’evento presso Palazzo Rospigliosi la “Ass.ne Culturale 77”, e le associazioni “Essenza” e “La Diagonale” con l’intervento, appassionato e a braccio, del Vice Sindaco Marco Pacifici.

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