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Scattare fotografie, riscattare vite’

Scattare fotografie, riscattare vite’
Febbraio 04
02:00 2007

‘Born into brothels’ (nati nei bordelli) è un documentario e non un film. Certe cose sembrano vere solo nei film; questo documentario, premiato con l’Oscar nel 2005, ci mostra invece come la realtà è spesso più sorprendente. È sorprendente pensare che una fotografa, Zana Brisky, inizialmente approdata a Calcutta con l’idea di documentare la vita delle donne nel quartiere a luci rosse, abbia abbandonato l’idea di raccontare quel mondo per dare la possibilità di raccontarlo a dei bambini; per fare in modo che la macchina fotografica invece di essere per noi un mezzo di appropriazione di una realtà difficile (per sentircene partecipi da lontano), sia per i molti bambini che sono costretti a vivere quella realtà uno sguardo dentro e al di fuori di essa, fuori il quartiere a luci rosse. La fotografa americana, durante il suo primo giro nel quartiere a luci rosse, vista la curiosità dei bambini dei bordelli per la sua macchina fotografica, si reca una seconda volta a Calcutta con una decina di macchine fotografiche, decidendo di fare un corso e insegnare loro a fotografare. Il documentario filma quest’esperienza. I bambini Avigit, Gour e la sua migliore amica Puja, Tapasi, Kochi, Manik e sua sorella Shanti, e Suchitra, tutti del quartiere a luci rosse di Calcutta, vengono ripresi mentre fotografano e mentre discutono dei loro lavori con l’insegnante: in questo modo cominciamo a conoscerli. Sono loro stessi che si presentano e parlano a vicenda dei loro caratteri, è un modo, questo, di accudirsi l’un l’altro: i bambini di Calcutta si fanno anche da mamma e da papà raccontando a chi non li conosce come sono fatti i propri amici e difendendosi tra loro. Nel corso del documentario entriamo poi anche nelle loro vite spesso disastrose. Ci entriamo con la speranza di uscirne: la fotografa Zana Brisky, infatti, presenta alle scuole limitrofe di Calcutta delle domande per fare entrare questi bambini a scuola, tentando l’istruzione come una possibile via alternativa al bordello (per le cinque bambine), e alla vita di strada (per i tre bambini abbandonati a loro stessi). Dopo numerosi tentativi in diverse scuole, che rifiutano i bambini solo perché provenienti dal quartiere a luci rosse, la fotografa riesce fare iscrivere a scuola, con il consenso dei genitori, alcuni di loro. L’istruzione non è l’unica ‘vittoria’. Infatti Zana Brisky riesce a far ottenere ai bambini anche il visto (impresa per niente facile) e li porta ad una mostra ad Amsterdam dove vengono esposte le loro fotografie. È con i soldi delle fotografie vendute che i bambini hanno potuto pagarsi l’iscrizione nelle scuole. L’arte per trasformare la vita di bambini emarginati e sfruttati: è questa la missione che porta avanti l’organizzazione non-profit ‘Kids with Cameras’, con sede a New York, nata in seguito a questa esperienza, incredibile ma vera, di Zana Brisky a Calcutta. L’organizzazione ha lanciato progetti ad Haiti, Gerusalemme e Cairo, con l’invito per altri fotografi ad unirsi e svolgere nuovi seminari per bambini sfruttati in altre parti del mondo.

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