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“Se questo è l’infinito”, intervista a Emilio Santoro

“Se questo è l’infinito”, intervista a Emilio Santoro
Dicembre 09
13:12 2015

Emilio Santoro fisico nucleare, direttore responsabile dell’impianto nucleare Triga RC-1 in Casaccia, per le attività di Ricerca dell’ENEA, insegna all’università di Roma Tor Vergata … Attore, regista, sceneggiatore, musicista e scrittore ha pubblicato molti libri ed ha ottenuto diversi premi … Insomma un fenomeno tutto italiano, un “cervello” che possiamo orgogliosamente dire di avere in Italia in un momento in cui molti “fuggono” all’estero” e che, a quanto pare, riesce benissimo a far conciliare le sue molteplici attività dividendosi fra Scienza e Arte …

R) Come moltissimi fisici, sento il bisogno di “compensare” il lato razionale con il lato artistico. Ho scritto molti racconti e quattro romanzi, uno dei quali vincitore di quattro premi di narrativa … un romanzo che ha attirato l’interesse di alcuni registi per una sua riduzione cinematografica e ne è stata tratta una sceneggiatura … Studio teatro e recito da tredici anni.

D) Ma oltre a calcare il palcoscenico in qualità di attore lei ha anche scritto opere teatrali …

R) Ho scritto quattro commedie, tutte rappresentate in un teatro a Roma. L’ultimo lavoro è stato prodotto da un produttore cinematografico ed è rintracciabile su youtube. Ho studiato sceneggiatura presso una scuola di cinema e ho co-sceneggiato l’ultima puntata di una serie televisiva andata in onda su una rete nazionale, assieme ad alcuni corti di cui sono stato anche interprete e regista. Attualmente sono in una compagnia teatrale alle prese con l’allestimento di una versione moderna della Locandiera di Goldoni e sto al contempo scrivendo il copione teatrale tratto da un mio romanzo …

D) E in piu la Televisione e la musica …

R) Sono stato consulente scientifico della serie “feasyca” andata in onda sui RaiScuola e attore nella puntata “La fisica di Dante”. Ho suonato (e suono) la batteria e cantato in un gruppo che si è chiamato in molti modi, da Nudy&Crudy a Quarks…

D) E scusate se è poco verrebbe da dire! Ma tornando alla Scrittura, di recente pubblicazione è il romanzo “Se questo è l’infinito” edito da Youcanprint narrativa. Un libro molto voluminoso che porterà il lettore a svoltare ben 748 pagine prima di arrivare all’epilogo! Ma vista la sua passione per i numeri, per scelta o per necessità si è fermato a 748 pagine?

R) In realtà, iniziando il lavoro, mai avrei immaginato di arrivare a scrivere tanto! Ricordo che ho dovuto utilizzare un carattere abbastanza piccolo per poter rientrare nel formato massimo di stampa che era di 750 pagine. Se mi fossi basato sulla cartella standard, avrei superato le 1500 pagine (per l’esattezza 1618, che è mille volte il valore della sezione aurea, il numero della Bellezza, numero “protagonista” del romanzo! E questa sì è una coincidenza straordinaria! Di fatto, la storia nel libro è terminata “proprio” a pagina 747… E questo per me ancora non è un caso… Il “doppio undici”, 11 11 – oppure più semplicemente una sequenza di uno – mi “insegue” da una quindicina di anni: spesso, e in modo inconsapevole, il mio sguardo cade su questo numero, come ad esempio guardando l’orario, la targa di un’auto e così via. Da qualche parte, ho letto che questo numero rappresenta il momento in cui l’universo fotografa i tuoi desideri… Beh, 747 può scomporsi in 7+4 e 4+7, che porterebbe a 11 11. Questo è ovviamente un gioco… Nel libro il mistero della beltà viene inseguito rincorrendo un numero molto più significativo, appunto il numero della Bellezza, la sezione aurea che tanta parte ha nella nostra percezione di bellezza, dalle opere pittoriche e architettoniche alla stessa natura nelle sue svariate forme…

D) Il titolo appare provocatorio … Se questo è l’infinito cosa vuol dire?

R) È una frase molto citata nel testo … Ho inserito nel racconto, attribuendola al protagonista Dario, una mia scoperta scientifica di fisica matematica ovvero una costante fisica fondamentale della natura che tiene conto anche dell’esistenza dell’universo … Può essere ricavata da una relazione ricorsiva in funzione della sola sezione aurea …  In sostanza la natura potrebbe essere descritta soltanto dalla matematica! La struttura più intima della realtà espressa da una costante matematica legata alla bellezza … Dario combatte con gli infiniti nella sua materia e con l’infinito che ha nel cuore e se questo è l’infinito quale sarà il fato di Dario?

D) Come e quando germoglia in lei questa voluminosa opera letteraria? Cosa vuole rappresentare e cosa intende esprimere per se stesso e per i lettori?

R) Desideravo da sempre parlare della ricerca della Bellezza ma da un punto di vista originale, come fosse un thriller. Il protagonista è stato rapito in tenera età dalla bellezza di un cielo stellato e anche nella sua attività scientifica legata al campo dell’astrofisica, egli continua a ricercare quella stessa emozione dell’infanzia. La cerca nei numeri di una sua teoria, ne è stregato quando – contro ogni ragionevole ipotesi probabilistica – incontra una delle più famose pop star americane, instaurando con lei un rapporto conflittuale basato sulla seduzione. È il doppio piano della sua ricerca di Bellezza, dietro una teoria e dietro la cantante, a fargli cadere uno dei veli che nasconderebbe la realtà vera, convincendolo che il libero arbitrio sia solo un inganno ordito da qualcosa che sta ben nascosto dietro il palcoscenico della realtà: il Fato. Ecco, mi premeva costruire una metafora sulla mia convinzione che il libero arbitrio – come molti fisici ritengono – sia solo una mera illusione, rivisitando il mito della caverna di Platone.

D) Ma un libero arbitrio esiste invece e credo che basti: la scelta che l’uomo può fare tra il bene e il male. Credo vi sia molta libertà per l’umanità in questo senso…

R) Io credo che al bene o al male si arrivi per condizionamento o seguendo un percorso di vita, per un convincimento che è basato comunque non su un vero criterio di scelta “libera” ma su quella concatenazione di eventi che rappresenta la nostra storia (con tutti i suoi condizionamenti, personali e ambientali). Non si tratterebbe a mio avviso quindi di “scelte” oggettive bensì soggettive condizionate. L’umanità va dove “deve” andare. Le scelte che si fanno sono sempre “apparentemente” libere, nel senso pieno del termine. Ogni causa produce un effetto. Se fossimo in grado di prevedere il futuro, e nel mio libro sviluppo la tesi che l’impossibilità di prevedere il futuro sia legata proprio all’assenza del libero arbitrio, la predeterminazione apparirebbe evidente. Il destino si può cambiare. Il Fato è incurabile…

D) Ma a immergersi nel suo avvincente romanzo quanto c’è di autobiografico? L’autore sembra somigliare al protagonista …

R) Diciamo… autore e non protagonista! Nonostante il parere di chi, conoscendomi, ha letto il libro, il protagonista veicola solo certe mie idee (è un fisico) ma non si comporta come me. In alcuni suoi modi di agire non mi rispecchia. Innanzitutto, fisicamente! Devo dire che proprio il carattere dei personaggi ha fatto sì che il racconto mi prendesse tanto la mano: posso affermare che a un certo punto, i protagonisti la storia l’hanno condotta in modo autonomo; io ero un semplice “trascrittore di cronaca”.

D) E la bellissima Liz (diminutivo di Elizabeth) che appassiona tanto Dario, il protagonista, perché è cosi centrale nel racconto? Cosa rappresenta?

R) Liz rappresenta la Bellezza impossibile, la Bellezza irraggiungibile, la personificazione della Bellezza che il protagonista, Dario, cerca nella sua teoria, una teoria che però lo spaventa. È questo dualismo il motore vero della storia. La Bellezza che lui ha quasi timore di affrontare, la Bellezza che acceca, che brucia… “Sono solo stelle”… questo gli suggerisce una voce in una sua crisi di assenza quand’era ragazzo. E lui studierà le stelle, condividerà una storia con una stella della musica. Rileggendo il libro, ho affermato, scherzando, naturalmente perche sarebbe già un sacrilegio l’accostamento fra le due opere, che la storia è venuta fuori come una rivisitazione moderna e con tutti i distinguo del caso, de “I Promessi Sposi” di Manzoni. Affettuosamente, lo chiamavo “I Predeterminati Sposi” Ma nel mio racconto, ben più modesto rispetto all’altro, per carità, non agisce la Provvidenza, bensì il Fato. E non sempre a favore dei protagonisti.

D) Insomma vince la ragione o il sentimento?

R) Il romanzo è un inno al sentimento. Anche nelle parti più razionali, ho cercato di trasferire la passione. Bellezza e passione nella ricerca della spiegazione ultima e nello struggimento dell’anima dei due protagonisti. Anzi, la passione diventa esplosiva dopo un furioso ribellarsi di entrambi al sentimento che li unisce per paura di farsi del male o di star male dopo, come una cometa attratta catastroficamente dal sole; una ribellione che dura centinaia e centinaia di pagine e che aumenta il desiderio, la tensione erotica tra i due. Ma alla passione non si sfugge: è come il Fato.

D) Ma e uno di quei libri che lascia il segno? Potrà incidere nei modi di pensare e concepire la realtà, il lavoro, la vita quotidiana, le relazioni interpersonali dei lettori? Cosa vuole realmente esprimere con quest’opera letteraria?

R) Sarà per l’età o per il periodo che stiamo vivendo, avverto particolarmente la mancanza del desiderio di Bellezza. Credo che se si valorizzasse la cultura della Bellezza, e noi italiani potremmo insegnarla a tutti, ma è come se ci fossimo smarriti, come se non credessimo più in noi stessi, potremmo guardare a un nuovo Rinascimento. Ecco, ho nostalgia di un Rinascimento… il mio è un piccolissimo contributo in tal senso: desiderare la Bellezza. Se anche un solo lettore, coraggiosamente arrivato a pagina 747, richiudesse il libro o il supporto di lettura per ebook con un’improvvisa nostalgia del desiderio di Bellezza, io mi sentirei realizzato nella motivazione che mi ha “costretto” a scriverlo! Il commento più bello che ho ascoltato è stato: “Mi è dispiaciuto finirlo… Mi mancheranno Liz, Dario… Lungo? No… per me è stato fin troppo corto!” e anche l’erotismo che permea questo romanzo, pur non essendo un romanzo erotico, arriva quando non può esserci altra scelta: allora tutto è predeterminazione perché, forse, la “perversione” più grande che traspare tra le righe – ed è una provocazione, s’intende – è che il sesso qui non è esercizio fisico fine a sé stesso, con l’intento di sorprendere, di scandalizzare, bensì una necessità dell’anima. La passione insegna …

Scritto da Elisabetta Bernardini

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