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Sean Connery, Gigi Proietti, non solo Bond o Mandrake

Sean Connery, Gigi Proietti, non solo Bond o Mandrake
Novembre 05
13:03 2020

Roma – Il saluto a Gigi Proietti al Globe Theatre a Villa Borghese ha raccontato più di tutti gli articoli, più di tutti i servizi televisivi, la grande gratitudine del mondo artistico nei confronti di quello che è stato considerato, di volta in volta, consigliere, maestro, amico. Il mondo dello spettacolo, assieme a questa gratitudine, ha voluto ribadire il proprio esserci e quanto la parola, proprio la parola, possa essere ‘lenitiva’ anche nei momenti più complicati dell’esistenza, come questo che si va vivendo…

Scomparsi ad una manciata di giorni l’uno dall’altro, dieci anni di vita li dividevano, il magnifico scozzese Sean Connery e l’elegante, petroliniano, romano Gigi Proietti entrambi bella presenza scenica, carisma, capacità attoriale, sembravano andare incontro, nelle cronache, all’amaro destino di avere a corredo della loro dipartita ‘coccodrilli’ distratti, pressapochisti: l’uno ricordato per la spia nata dalla penna di I. Flaming, James Bond, e l’altro per Pietro Ammicca ‘appaltologo, tuttologo’. Per quanto personaggi piacevoli, popolari, non sono questi in grado di rappresentare carriere tanto lunghe e diversificate divise per entrambi fra teatro, cinema e televisione, anche la sala di registrazione per il secondo, apprezzato doppiatore, ma solo la propaggine d’una popolarità che da sola non dà conto neppure dell’affetto tributato loro dal grande pubblico.

Per ricontattare la carriera filmica  di Connery è necessario rivedere con calma alcuni sue belle interpretazioni non fra le più lontane nel tempo, quali quelle nei film Caccia a Ottobre Rosso di John McTiernan, La casa Russia di Fred Schepisi, Scoprendo Forrester di Gus Van Sant, vagamente ispirato alla figura dello scrittore J.D Salinger, nei quali il successo sembra intrecciarsi con una certa fiducia donata prima all’uomo che all’attore, così come nel film che gli diede l’Oscar, Gli Intoccabili di Brian De Palma, nel quale combattività e superiorità morale lo indicano come poliziotto modello piuttosto credibile con la faccia segnata da rughe ed esperienza, leggermente invecchiato e reso meno elegante, di quel che era davvero nella vita, con indosso abiti dozzinali e barba poco curata, il bel profilo presente sino alle ultime inquadrature. La nuova serie televisiva ispirata all’opera letteraria Il nome della rosa di Umberto Eco, col pur bravissimo John Turturro nei panni di Guglielmo da Baskerville, non farà mai dimenticare l’omonimo film di Jean-Jacques Annaud del 1986: lo sguardo diretto di Connery/Guglielmo verso un futuro più luminoso che non il medioevo delle streghe e della Santa Inquisizione, che Guglielmo pare intravedere oltre ogni orizzonte, restituendo dirittura ed ottimismo al giovane Adso da Melk/Christian Slater, il quale ha appena sperimentato le tentazioni terrene restandone quasi sopraffatto. Con Connery si può parlare di physique du rôle, è stato anche il papà di Indiana Jones, ma anche di volto aperto e franco che ispira personaggi lontani dal conformismo, portati a ragionare con la propria testa e distanti da speculazioni sul destino.

Luigi Proietti detto Gigi, Giggi a Roma, calcando molto le ‘g’ in modo amichevole, ha avuto una carriera da attore completo, presenza, voce, recitazione, canto, docente della sua arte, padrino per questo di molti artisti; e teatro, tv, cinema. L’essenza dell’artista è già in Tosca film di Luigi Magni del 1973: avvenenza certo, ma anche una voce impostata e capace di dolcezze e di ‘dire’ il romanesco senza falsarlo come farà nelle molte letture poetiche del Belli, di Trilussa e Pascarella. Dopo il teatro impegnato, anche con Carmelo Bene al quale sembra fare il verso, a volte, nello spettacolo pluri replicato A me gli occhi, please sceglie quella che potrebbe sembrare la strada più facile: ma l’accelerazione della popolarità del successo alla portata dei media, non più racchiuso tra le pareti insonorizzate e i velluti d’un teatro, occorre anche sapersela meritare mantenendola nel tempo, ed anche in questo è stato maestro, se è vero che molti nomi vengono passati al tritacarne della popolarità, specialmente dopo qualche insuccesso, come quello nel quale Proietti incorse in un vecchio Fantastico tv già condannato dall’avvento delle reti Fininvest. È stato considerato personaggio portante di Febbre da cavallo, il suo Mandrake è spericolato nelle parole e nei fatti, ma poi, dopo diversi titoli ‘vanziniani’ si è tirato indietro anche dal cinema facile, natalizio, così come dallo sceneggiato tv Il maresciallo Rocca che lascia in tempo, come altre volte, per poi essere rimpianto. Sembra che solo visto di persona, in diretta, nelle apparizioni televisive, molto ben dosate anche queste, torni ad essere, secondo ciò che vuole, guitto e anche attore di grana fina, dote che non poteva non possedere poiché per parodiare lingue e recitazioni straniere (il francese, il napoletano stretto, il teatro giapponese) devi essertene fatto più che un’idea, e se anche tutto questo fosse stato un gioco divertente, oltre che una carriera, l’ha giocato, allora, divertendo se stesso e gli altri. Lo si vede nelle foto di scena, o con i familiari, nella sua vita ‘normale’, qualche volta scattate in camerino, con gli occhi felici di chi sta dove vuole stare, e il successo è già questo. Non era neppure romano ‘da sette generazioni’ e in una delle sue ultime interviste fiume si dichiarò ‘semiburino’ con provenienze dall’alto Lazio e dall’Umbria. Circa un anno fa una guida esperta e garbata ci condusse per un itinerario della Roma Antica molto suggestivo, di quelli dove c’è molto da ricostruire con l’immaginazione ma le pietre angolari sono lì a testimoniare che è tutto vero. Qualcuno dei presenti s’accorse di conoscere alcuni passaggi della sua esposizione e la signora rispose: «Sì, li ho riadattati da I Sette Re di Roma (spettacolo teatrale di Luigi Magni per la regia di Pietro Garinei, musicato da Nicola Piovani e interpretato da Gigi Proietti) – perché è divertente ed è scritto bene, ben documentato, e la storia ben raccontata per certi versi può anche divertire con la sua aneddotica». Cosa può tributarti di più una città come Roma che farti spazio tra la sua immane storia? Ringraziarli questi due grandi attori è poco, ma questo è concesso fare. Restano le loro eredità, artistiche, umane: incise su molti supporti e nella memoria e nel cuore. (Serena Grizi)     

Appare anche su: https://variazioni286450722.wordpress.com/2020/11/05/connery-e-proietti-attori-e-storie-diverse-e-il-destino-dun-ricordo-forse-labile/

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