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Tor Tre Teste, di Vincenzo Luciani

Maggio 19
00:00 2012

Una Roma imprendibile e tuttavia profondamente acquisita, nei chiaroscuri di sentimenti contrastanti e sempre forti: “… Roma è na droga“. In questa prima sezione che dà il titolo al libro – ‘Tor tre teste ed altre poesie (1968 – 2005)‘ Edizioni Cofine – lo sguardo del poeta si fa lucido e disincantato, i versi registrano una attualità cruda e crudele che imprime alla poesia un ritmo quasi cadenzato, da scabra cronaca quotidiana interrotta solo da qualche attimo di pausa, per tirare il fiato: “Qui seduti/ in pace respiriamo./ Attendiamo la sera,/ il vento dei Castelli“. Linguaggio spicciolo, atto a rendere la precarietà del nostro tempo, accelerato e senza precisa destinazione: “Sono un poeta che incontri nel tram“. Ma anche il poeta che conosce “… il sapore dei frutti/ quelli rubati,/ quelli acerbi” e la pena di nostalgie e rimpianti e quel laceramento proprio degli sradicati che mai si rimargina. Nella seconda sezione ‘Amori disamori‘, particolarmente strutturata, riemerge la delicata poetica della prima raccolta di Luciani – ‘Il paese e Torino‘ Edizioni Salemi 1985 – e sono composizioni brevi, versi quasi strappati all’intimità dell’inesprimibile, immagini fugaci e luminose: “Si è fatta alba nei tuoi occhi/ di tenera coniglia malsicura“. Segue ‘Frutte cirve e ammature‘ alla seconda edizione, poesie in dialetto ischitellano con prefazione di Achille Serrao che ne fa un’accurata lettura critica, utile al lettore per accostarsi alla figura di Vincenzo Luciani. Un vero cittadino del mondo che rimane tuttavia legato ai luoghi attraversati e vissuti, riuscendo a penetrarne ogni volta lo spirito autentico e le profonde istanze. Ma la terra che abbandonò ragazzo è il richiamo potente cui non si sfugge, e Vincenzo ecco che ritrova l’espressione primaria, intoccata dentro di sé, e nel 1996 celebra la sua terra e la sua gente con questi suoi frutti agrodolci: “Jucanne p’ì parole/ ji retorne guaglione“. Una giovinezza dell’anima che si manifesta nel fervore che Luciani profonde nelle sue numerose attività, letterarie e culturali, e che ne fanno un vero cultore delle lingue dimenticate o che rischiano la dimenticanza. Il ‘Premio Nazionale di poesia dialettale Ischitella-Pietro Giannone’ quest’anno alla nona edizione, è uno dei frutti più succosi e ricchi di semi offerti dall’associazione Periferie – di cui Luciani è fondatore – in collaborazione con il Comune di Ischitella (FG). A chiusura del testo alcune note critiche sull’opera di Luciani – che comprende anche un ‘Vocabolario Ischitellano’ – da parte di autorevoli personaggi fra cui Rino Caputo e Cosma Siani.

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