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Trieste: maggio 1945

Trieste: maggio 1945
Maggio 29
22:00 2013

25 aprile 1945: la guerra termina nella quasi totalità del territorio italiano; a Trieste, così come in Istria, inizia invece per la popolazione uno dei mesi più drammatici dall’inizio delle ostilità. «Mentre le armate tedesche in Italia si ritiravano, le forze di Tito si erano spinte rapidamente in territorio italiano a nord-est. Esse speravano di carpire le terre da loro rivendicate in questa zona ed in particolare occupare Trieste prima che arrivassero le truppe anglo-americane» (Churchill – La seconda guerra mondiale, vol.XII).
Tito infatti, a torto, riteneva che la Venezia Giulia, e naturalmente l’Istria, fossero e dovessero rimanere iugoslave, come affermerà ancora durante il mese di maggio. Mentre truppe alleate neozelandesi marciavano nel Veneto verso Trieste, nella notte del 30 maggio avanguardie iugoslave iniziano ad entrare in città dove sfileranno trionfanti il primo maggio: arrivano a ‘liberare’ Trieste dai tedeschi ancor prima di Lubiana e Zagabria! Segno evidente dell’interesse primario di Tito, con il suo IX Corpus, di occupare il prima possibile non solo l’Istria ma anche la Venezia Giulia; e lo confermano i primissimi atti compiuti: disarmare i partigiani del CLN italiani presenti in città e far ammainare tutte le bandiere italiane. Il due maggio, delle truppe alleate neozelandesi arriva solo un piccolo gruppo: gli slavi hanno infatti cercato di frenare la loro avanzata facendo saltare l’unico ponte sull’Isonzo. I tedeschi, asserragliati nel Castello di San Giusto, si arrendono alle truppe alleate: i “titini” riescono però a farseli consegnare e molti militari tedeschi saranno gettati nelle foibe. La stessa sorte subiranno parecchi militari neozelandesi. Il CLN di Trieste, che si era nel frattempo barricato in Prefettura, si divide: una parte esce per acclamare i titini entrati in città; gli altri partigiani italiani saranno anch’essi deportati e gettati nelle foibe dagli iugoslavi. Nonostante la presenza delle truppe alleate, il comandante iugoslavo Vodopivez comunica di aver assunto il comando generale, militare e civile, della città, proclama lo stato di guerra, il coprifuoco dalle tre del pomeriggio alle dieci del mattino, l’ordine di spostare indietro l’ora legale per “uniformarsi al resto della Jugoslavia”! In questo modo Trieste entra nell’area di influenza sovietica. D’altra parte lo stesso Palmiro Togliatti aveva appena inviato un messaggio, indirizzato ai lavoratori di Trieste, in cui dichiarava che «era loro dovere accogliere le truppe di Tito quali liberatrici e collaborare con loro in modo stretto.» Le truppe slave manifesteranno subito la loro reale intenzione: schiacciare ed annullare l’elemento italiano. Si abbandoneranno in città a saccheggi, violenze, esecuzioni sommarie di italiani; centinaia e centinaia i triestini prelevati e gettati nelle foibe carsiche con la scusa di combattere il fascismo… Di fronte a queste gratuite crudeltà e nonostante il terrore di violente ritorsioni, il 5 maggio i triestini si mobilitano e sfilano in corteo per le vie della città con le bandiere italiane, manifestando così la italianità di Trieste, ma vengono fermati dalle pallottole delle truppe iugoslave: cinque triestini sono uccisi, decine i feriti. Intensa comunque, ma per il momento senza nessun esito, l’attività alleata che, interessata al porto di Trieste, vorrebbe fermare questa ondata di violenze. Continua invece l’ingente e preordinato afflusso di popolazione contadina dall’entroterra: molti gli sloveni che arrivano in città al grido di “Trst jè nas” (Trieste è nostra)”. Il 23 maggio gli jugoslavi annunciano ‘ufficialmente’ la annessione di Trieste alla Jugoslavia, dichiarandola settima repubblica autonoma della Jugoslavia; il 27 maggio Tito dichiara che la Venezia Giulia è e rimarrà iugoslava e che gli italiani arrivati dopo il 1918 saranno espulsi! Non solo: i triestini, per poter accedere alle derrate alimentari nel frattempo fornite dagli alleati, dovevano presentare ‘passaporto iugoslavo’! Come sopra accennato, questo ‘Stato’ creato occupando militarmente l’Istria, Trieste ed il territorio della Venezia Giulia ad est dell’Isonzo, non era in alcun modo gradito agli Anglo-americani che il 9 giugno, dopo una estenuante trattativa, ottengono l’impegno che le truppe di Tito lasceranno Trieste: la città, Gorizia e l’area isontina resteranno sotto amministrazione provvisoria alleata, mentre l’Istria, la Venezia Giulia orientale e la città di Fiume, pur territori ufficialmente italiani, rimangono sotto amministrazione provvisoria iugoslava. Il 12 giugno gli slavi si allontanano da Trieste: tutta la città si riempie improvvisamente di bandiere italiane. Secondo i dati del Governo Militare Alleato, nei 42 giorni della occupazione del IX Corpus di Tito, 17mila i triestini arrestati, dei quali solo 8mila rilasciati, 6mila finiti nei campi di concentramento in Jugoslavia e 3mila uccisi, molti dei quali infoibati. Parlando delle truppe jugoslave Churchill scrive: «Il loro comportamento sia in Austria sia nella Venezia Giulia fece brutta impressione alle truppe alleate, americane e britanniche. I nostri uomini erano costretti ad assistere, senza possibilità di intervenire, ad azioni che offendevano il loro senso di giustizia, e sentivano che ciò era un’acquiescenza nel misfatto» (Churchill – La seconda guerra mondiale, Vol XII°)

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