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UMANE SCINTILLE Rassegna di teatro contemporaneo

Settembre 26
06:42 2019

UMANE SCINTILLE

Rassegna di teatro contemporaneo  tra dissenso, poesia, risate, stupori, incontri e scontri luminosi

a cura del Collettivo Teatro Ex Lavanderia

AUTUNNO 2019

dal 4 AL 26 OTTOBRE 2019

ASSOCIAZIONE EX LAVANDERIA (Padiglione 31)

Parco Santa Maria della Pietà (piazza Santa Maria della Pietà, 5) Roma

Quando la stagione inizia a proporre giornate buie, le scintille diventano necessarie per offrire luminosità. La rassegna Umane Scintille propone presso la Ex Lavanderia dal 4 al 26 ottobre una nuova tappa di autunno per rilanciare un progetto di teatro pubblico e spazi condivisi, un laboratorio di riflessione e di incontro degli artisti, come scambio di esperienze, umane e sociali, come luogo in cui possano esprimersi tutti i soggetti che abitano il teatro, scegliendo la differenza come ricchezza. Dal musical ai burattini, dalla poesia all’arte visiva, difficilmente le otto compagnie in scena avrebbero condiviso lo stesso palcoscenico, qui invece tra dissenso, poesia, risate, stupori, incontri e scontri luminosi si continuano a proporre “Umane scintille” per diversi pubblici, con spettacoli il venerdì sera e per ragazzi il sabato pomeriggio. La Ex Lavanderia è un spazio per l’artista che sceglie di confrontarsi con l’altro da sé: tra compagni di viaggio e diversi pubblici.

 

 

Info 393 9929813/ 3296887777 umanescintille@gmail.com 

Ingresso consapevole a offerta libera (consigliato minimo 5 €)

 

 

UFFICIO STAMPA associazione EX LAVANDERIA

Carla Romana Antolini
stampa@exlavanderia.it

 

 

 

 

 

Venerdì 4 ottobre ore 21.00

Pepe

di e con Laura Riccioli

 

Non si può frequentare a lungo un carcere senza interrogarsi sui meccanismi di inclusione ed

esclusione sui quali si fonda la nostra collettività. In mancanza di risposte definitive portare a teatro Espedita Pepe mi è sembrato il modo migliore per farla dialogare con questo “fuori”, lei che chiede, famelica, di fare un corso di teatro come se equivalesse a evadere, come fosse una soluzione, una mamma che non ti viene a trovare, la libertà, appunto.

Pepe è il frutto degli incontri avvenuti nel corso dell’insegnamento che Laura Riccioli porta avanti da sette anni in carcere. E’ lì che le due donne, che questo spettacolo racconta, si incontrano. Una è una detenuta. L’altra è un’insegnante di pittura e teatro. Il pretesto di quest’incontro è l’arte. Il mezzo è il dialogo. Dialogo col carcere, con sé stesse, con il fuori, l’una con l’altra.

Al di là di una riflessione sul carcere, quel che più preme a questo racconto è lo spessore umano del confronto e degli interrogativi che le due donne si pongono reciprocamente. Interrogativi che sono l’unico strumento che rimane alla loro esigenza di felicità che, per entrambe, coincide con un’esigenza profonda di capire che cosa sia la libertà. Per scoprire poi, insieme, che l’unica evasione possibile consiste nel relazionarsi all’altro, con fiducia.

 

sabato 5 ottobre ore 17.00

Mammalucco

di Chiara Spoletini

supervisione artistica Claudio De Maglio

con Stefano Moretti, Annarita Gullaci, Viviana Picariello, Roberta Sciortino, Chiara Spoletini

con la voce di Igor Petrotto

e la voce narrante di Leo Gullotta

 

“Mammalucco. Opera Pop” è il Paese delle Meraviglie di Luigi, che nella vita reale è un trentenne

con un ritardo che lo obbliga a formulare pensieri da bambino. Nella verità dei suoi sogni invece può tutto. Diverso e disadattato, Luigi compie il viaggio del supereroe per poi ritrovarsi davanti alla

verità, in una sorta di movimento circolare dove è la consapevolezza a fare la differenza tra partenza e arrivo. Una storia di amicizia, a metà strada tra tradizione orale e tecnologia virtuale, una contaminazione di stili, linguaggi e codici. Lo spettacolo regala carne ed ossa ai “pupi siciliani” che da personaggio si fanno persona attraverso un salto di scala scenografico dove la profondità di

spazio viene creata da video-proiezioni dell’immaginario personale del protagonista.

 

 “Mammalucco” vuole accendere un riflettore sull’emergenza. L’idea di messa in scena mi si è

letteralmente rivelata mentre assistevo a uno spettacolo sui Pupi siciliani, di Mimmo Cuticchio,

a Palermo. Quello spettacolo ne ha ispirato in me un altro, che ora tenta di difendere la sua

fonte, un’eredità che ormai è solo per pochi, fatta di pezzi di stoffa e fili di ferro, di attori che si

nascondono e che per giorni portano sempre la stessa giacca.

 

Selezione Premio Scenario 2017 (studio della durata di 20 minuti);  Premio “Otello Sarzi” Specchi Sonori 2017 (progetto vincitore nella sezione Studi); OIKOS Residenza per Artisti Florian Metateatro Pescara 2018 (sviluppo della drammaturgia, perfezionamento del codice di movimento con la supervisione artistica del Maestro Claudio de Maglio, prova aperta a conclusione della residenza della durata completa di 50 minuti)

 

 

venerdì 11 ottobre, ore 21.00

Collettivo Teatro Prisma

Denuncio tutti. Lea Garofalo

di Giovanni Gentile

con Barbara Grilli

 

“Mi assumo tutta la responsabilità per l’omicidio di Garofalo Lea”. Così Carlo Cosco, ex compagno di Lea, confessa in aula il suo atroce delitto.

È il 24 Novembre 2009 quando la prima testimone di giustizia calabrese scompare senza lasciare tracce, come ultimo avvistamento un’immagine di una telecamera di Corso Sempione a Milano.
Una battaglia, quella di Lea, durata quasi 7 anni, iniziata quel lontano 13 Luglio del 2002, quando entra nella caserma dei carabinieri di Petilia Policastro e inizia a raccontare tutto quello che ha visto. La ‘Ndrangheta è un modello di vita, una cultura, uno stato nello Stato che spaccia, appalta e uccide e Lea racconta di come Milano sia ormai impregnata di questo malaffare che ha origini storiche in Calabria ma che ormai ha infettato tutto il Nord Italia. Fa nomi e cognomi, riporta
luoghi, ore e date e viene “deportata” con la figlia Denise, ancora bambina, su e giù per l’Italia nel programma di protezione per i testimoni di giustizia. Giovanni Gentile e Barbara Grilli raccontano del coraggio di Lea, sola contro tutta un’organizzazione mafiosa, contro una cultura radicata da secoli, contro un clan di pericolosi criminali assassini. Ma raccontano anche del cancro ndranghetista che infetta l’edilizia pubblica, l’economia e la finanza e di come la ‘Ndrangheta sia entrata, prepotentemente, nella stanza dei bottoni. Una lezione sulla mafia e una lezione sul coraggio delle donne.

 

sabato 12 ottobre, ore 17.00

Semivolanti

Fiabe Africane. L’uomo e il serpente

progetto, regia e narrazione Valerio Gatto Bonanni

musiche originali Jacopo Mosca e Anatole Thane

aiuto regia Marco Perfetto e Federica Fiorenza

 

Il cantastorie africano viaggiava e spesso approdava nei grandi mercati, crocevia di merci e di possibilità, e lì si formavano capannelli di persone che aspettavano storie di terre lontane. Ascoltavano vicende che rimandavano ad antichi regni, a spiriti troppo invecchiati per essere ancora venerati, storie con la loro morale ironica. Sono storie che vengono avvertite ma non decifrate nei loro codici simbolici ed è per questo che, per quanto paradossale possa sembrare, la loro estraneità la rivela a noi: il rito teatrale, condiviso dal pubblico, è il mediatore di questa evocazione, con i suoi suoni ritmati, cantati, o da nenia beffarda. La prima fiaba racconta il rapporto tra l’uomo e una natura “spirituale” dove gli animali compiono prodigi e portano messaggi da decifrare. La seconda fiaba assomiglia a “Pollicino nero”: undici bambini rifiutati dalla madre affrontano con sfacciataggine i tranelli di spiriti ostili: l’albero della seta, la Signora Morte e il Dio del cielo vengono ridicolizzati dalla loro magica intelligenza. L’ultima storia narra le avventure di un ragazzo che deve ritrovare sua sorella che è stata rapita a causa del suo disinteresse. Dovrà affrontare la solitudine, camminare per mesi per potersi riconciliare con lei.

In scena circondano il narratore/evocatore pochi essenziali oggetti: piccole candele,

stoffe e tessuti, maschere e bastoni sonori con i quali l’attore evoca i suoi personaggi.

Le fiabe hanno un finale brusco e mai consolatorio, ma spesso così terminano: “Questa la mia storia che ho narrata, sia bella o non sia bella, portatene

un po’ altrove, e un po’ lasciate che torni a me”.

 

venerdì 18 ottobre, ore 21.00

Compagnia I Nuovi Folli

Notre dame et les folies de Paris

Spettacolo cantato dal vivo

regia Fabio Veneri
coreografie Ilaria Ferrante
luci e scenografie Valeria Carru
audio Mauro Veneri
con Eleonora De Luca, Dario Innocenti, Gabriele Castagna, Daniele Concezi, Emiliano Carocci, Ramona Venieri, Fabio Veneri

e con il corpo di ballo Tra Sogno e Realtà

Il noto musical è danzato e cantato dal vivo. A Parigi nel 1482 il poeta Pierre Gringoire introduce la storia, davanti al sagrato di Notre-Dame, invaso poco dopo da un gruppo di gitani che, guidati dal loro “re” Clopin Trouillefou, chiedono il diritto d’asilo per poter rimanere nella Città. L’arcidiacono Claude Frollo, che ha un grande odio verso gli zingari, manda invece Febo, capitano delle guardie, a scacciarli. Febo svolge il suo compito, pur rimanendo incantato dalla bella gitana Esmeralda. Intanto a Parigi si celebra la “Festa dei Folli” (il giorno dell’Epifania) in cui i cittadini incoronano Quasimodo come papa della giornata di festeggiamento, in quanto il più brutto, spaventoso e grottesco uomo della Città. Ma la festa è interrotta da Frollo, che richiama Quasimodo, suo servo, per fargli rapire Esmeralda (della quale si è innamorato). Il resto lo scoprirete durante lo spettacolo facendovi travolgere dall’abilità dei numerosi interpreti.

 

 

sabato 19 ottobre, ore 17.00

La barca di Cosè

di e con Federica Mancini

ombre, proiezioni video, muppet

età: dai 2 ai 6 anni

 

Da una grande barca in scena, il viaggio di Cos’è, alla scoperta del mondo del mare e non solo. Tra proiezioni, oggetti e figure, l’attrice ci conduce attraverso i suoi occhi, così simili a quelli di un bambino, nella meraviglia di quanto nuovo e da conoscere…

“Sulla barca di Cos’è, c’è Cos’è che da sempre si chiede Cos’è!…”

Uno spettacolo ricco di suggestioni e delicate emozioni per trasportare i più piccoli nel viaggio di Cos’è, una bambina curiosa accompagnata da Rosa la cicogna, (un grande muppet rosa con automatismo a pedale, al fine di ottimizzare e celare l’animazione).

L’incanto di quanto è nel cielo e vola: uccelli, palloncini, mongolfiere, farfalle, aerei…fino ad aver voglia di volare! Ma Cos’è non può! Ma dopo aver espresso questo suo triste limite a Rosa la Cicogna, scoprirà che gli umani possono volare molto meglio dei volatili!

 

venerdì 25 ottobre, ore 21.00

Munne. O munno differente

drammaturgia e regia Marzia Ercolani

con Luigi Acunzo, Marzia Ercolani

costumi Flavia Migani

disegno luci Gianni Staropoli

collaborazione artistica Alessandra Cristiani

 

“Ogni sogno è un pezzo di dolore che noi strappiamo ad altri esseri.” (A. Artaud)

Una piccola discarica metropolitana, un’ordinaria oasi di immondizia. Un fusto di petrolio arrugginito pieno di spazzatura, una grande busta nera, un cumulo di macerie, il telaio di una porta finestra, forse il resto di una casa, di una chiesa o solo un rifiuto ingombrante. Un uomo e una donna vivono lì. Lui, giullare e sacerdote solare, lei, bambola e madonna notturna. Il loro tempo è scandito dal calendario della raccolta differenziata, giornate fatte di plastica, di vetro, di carta, di umido. Nell’attesa di ricevere gli scarti del mondo praticano piccoli riti giornalieri con i quali tentano di riciclare i resti della società in visioni oniriche, piccole confessioni, sgangherati teatrini di un loro personalissimo universo, di una loro intima fede. I dogmi del presente sono fatti di rifiuti. Ogni giorno ha il suo rito, la sua preghiera, la sua materia dedicata. Poi c’è la domenica. La domenica si prega, si pulisce, si sistema, si pranza, la domenica si dice messa, la domenica si va a teatro. In questo strampalato andamento vitale, i due covano un sogno: ricercare tra la “munnezza” del mondo l’acqua primordiale, la luce originaria, la sacralità dell’inizio, fare delle macerie una strada per un mondo differente nel quale portare un’anima nuova, essenziale, primitiva, un’anima con il cranio di luce. Una morte forse, forse una rinascita. Verso i cieli del di dentro, come insegna quel cranio di brace che fu Antonin Artaud.

 

sabato 26 ottobre, ore 17.00

Tangibili (In) Differenze

teatro poesia a cura di Marco Belocchi

testi di Luciana Raggi, Maurizio Mazzurco

leggono Clara Cerri, Paola Surace, Marco Belocchi

mostra fotografica di Sambiagio

 

Tangibili (In) Differenze prevedono l’accostamento di due autori di poesia con le loro sillogi: S’è seduta di Luciana Raggi e Triduo di Maurizio Mazzurco. La silloge di Luciana è un viaggio attraverso la psiche di una donna caduta nella depressione, alla quale tutto il suo mondo diviene lontano, sfumato, indifferente. Triduo di Maurizio è invece un omaggio contemporaneo ai giorni della Passione e al ritorno ad Emmaus, un avvicinamento laico, psicologico ed umano, ad eventi decisivi della vicenda cristiana. Le due sillogi, nel loro percorso profondo e indagatore, sembrano rincorrersi lungo ellissi alla ricerca di un senso: il senso di esistere, le conseguenze di un pensiero, le ragioni della storia umana.

 

La performance si divide quindi in due parti con l’attrice Paola Surace e la scrittrice e poeta Clara Cerri la prima; con la voce di Marco Belocchi, attore e regista che cura anche la messa in scena della performance, e ad alcuni interventi di Clara Cerri, la seconda. La colonna sonora che contrappunta le letture è sottolineata dalle musiche evocative di Arvo Pärt e altri autori contemporanei.

 

Oltre a questo percorso vocale e poetico, la performance si arricchisce di una mostra fotografica di Sambiagio (Maria Letizia Avato: fotografa, disegnatrice e autrice) con 70 scatti ispirati alle due sillogi. Le foto oltre ad essere in mostra, verranno proiettate durante le letture.

 

Quello che si propone il presente progetto è un modo di accostarsi alla poesia contemporanea attraverso una lettura diversificata,  forse non nuova, ma con l’intento di coinvolgere attraverso più forme d’arte, anche chi spesso ritiene troppo “difficile” la parola poetica oppure troppo lontana dalla sua sensibilità e cultura.

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Carla Romana Antolini
fb.me/crantolini

https://www.instagram.com/carlaromanaantolini/

mail crantolini@gmail.com

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