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Un libro di Ernesto Preziosi su Armida Barelli con la prefazione di papa Francesco

Un libro di Ernesto Preziosi su Armida Barelli con la prefazione di papa Francesco
Luglio 20
12:35 2022

     E’ alquanto trascurata la storia del protagonismo delle donne nella società italiana del ‘900 nonostante i ricorsi periodici di qualche rivendicazione più o meno condivisibile e comunque in genere settoriali e per lo più ignorando alcune figure che hanno dato un contributo notevole alla crescita culturale della nostra Penisola.

In modo particolare, al di là di qualche riferimento generico sul movimento (o, meglio, sui movimenti femminili o femministi), lo spazio dato alle biografie di protagoniste pur di primo piano è alquanto esiguo e spesso frammentato, se non talvolta strumentalizzato o legato a vicende o fatti contingenti e utilizzati in una visuale da spendersi per l’immediato utilizzo politico-partitico.

     In special modo, nella storiografia italiana vengono sistematicamente ignorate figure di donne che pure sono state parte significativa anche se, a volte contrastate dalla invadenza maschile nonostante abbiano esercitato un vasto e assiduo lavoro di formazione sociale e culturale del popolo italiano, quando poi non vengano addirittura denigrate o ne venga sminuito il loro impegno. Tanto per fare un esempio, è noto a molti l’impegno sociale e politico di Tina Anselmi, scomparsa solo qualche anno fa (2016). Laureata in lettere all’Università cattolica, staffetta partigiana, impegnata nella politica, deputata, prima donna vice presidente dell’Unione europea femminile. Nel 1976 fu anche la prima donna ministro della Repubblica (e firmataria della legge che istituiva il Sistema Sanitario Nazionale), ministro della Sanità, e, specialmente da sottolineare, la sua presidenza nella commissione parlamentare che si sobbarcò l’immenso metodico lavoro di indagine sulla P2 (la massoneria deviata di Licio Gelli). Alla Anselmi fu dedicato anche un francobollo; eppure, in uno dei tre libretti con cui nel 2003 la Presidenza del Consiglio volle celebrare alcune donne italiane attraverso brevi profili significativi, tal Pialuisa Bianco (berlusconiana) ritenne dover ridimensionare l’Anselmi, cercando  di sminuirne la sua biografia e concludendo che “i 120 volumi degli atti della commissione che stroncò Licio Gelli e i suoi amici, gli interminabili fogli della Anselmi’s list, cacciavano streghe e acchiappavano fantasmi”!

    Per fortuna, successivamente Anna Vinci delineò con una intervista, il ruolo e l’umanità della Anselmi, pubblicando il volume Storia di una passione politica (Sperling & Kupfer, Milano, 2006), a cui si aggiunse l’altra pubblicazione: La P2, nei diari segreti di Tina Anselmi.

    Ma se l’Anselmi, come per qualcun’altra (si, v. Nilde Jotti) solo perché la storia politica non poteva completamente ignorarle, si è in un certo senso offerta una (sia pur sommaria) informazione, per altre protagoniste femminili, soprattutto se attive nel movimento cattolico, è quasi impossibile saperne qualcosa, perché la storiografia le ha ignorate (e le ignora) completamente. E’ il caso di Armida Barelli ormai scomparsa 70 anni fa, cui si dovette il formidabile impegno di formare non solo spiritualmente, ma anche culturalmente e socialmente (ma la cosa andava di pari passo), generazioni di ragazze dagli inizi e fino alla metà del Novecento, con una grande opera quale fu il suo Movimento Femminile di GF (‘Gioventù Femminile’. Oggi quando si parla di ‘GF’ qualcuno pensa al ‘Grande Fratello’ dei canali televisivi e certamente non ad Orwell e al suo romanzo ‘1984’! Sarebbe troppo culturale!).

  Sulla Barelli (1882-1952) aveva già scritto diversi anni fa, una sua collaboratrice (Maria Sticco), anche se la biografia non esulava da alcuni tratti un poco agiografici. Così come sono seguiti nel tempo altri scritti più o meno parziali e soprattutto divulgativi all’interno dell’associazionismo.  Recentemente a trattare questa notevole figura si è cimentato lo storico Ernesto Preziosi che rilegge complessivamente  la poliedrica personalità della Barelli, scavando puntigliosamente nella abbondante documentazione d’archivio, e navigando nel mare magnum delle  numerose e originali opere messe in atto da questa donna cattolica, pienamente inserita nella società dell’epoca in cui contribuì notevolmente  alla crescita socio-culturale delle ragazze del tempo, anche con le cosiddette ‘settimane sociali delle giovani’, e naturalmente, proponendo e sostenendo l’impegno ecclesiale delle giovani donne, soprattutto nella prima metà del secolo XX, facendole ‘uscire’ dai ristretti gruppi delle aggregazioni monacali o delle ‘figlie di Maria’, per imparare a saper parlare e discutere in pubblico (in particolare nell’Italia del Sud) e dei cui ‘risultati’  la nostra società si è avvalsa fino a non molto tempo fa; mentre ancora adesso se ne avvale tramite alcune opere, come l’Università Cattolica del S. Cuore (da lei fondata con padre, Gemelli nel 1921), mentre nel campo ecclesiale va ricordata quella particolare formazione data dalla  diffusione  della conoscenza liturgica (quando non esistevano opuscoli e compendi per far comprendere la Messa che si celebrava in latino e altre funzioni liturgiche). Fu anche chiara la sua presa di distanza dal fascismo negli anni ‘20 nonché il lavoro metodico per una alternativa educazione giovanile rispetto al regime.

   Preziosi (presidente del Cerses-Centro Ricerche e Studi Storici e Sociali e già parlamentare), certamente non è nuovo alla trattazione di fatti e figure del Movimento cattolico, (sia per la storia dell’Azione Cattolica, come per i ritratti di importanti personaggi, quali Acquaderni, Toniolo, ecc.,  e recentemente la biografia di Alda Miceli già presidente del CIF, Centro Femminile Italiano, ecc.,), stavolta ci presenta a tutto tondo la vita e le opere di Armida Barelli che, se è stata una ‘donna vissuta tra due secoli’ come la definì la Sticco, è altresì una figura che può insegnarci molto ancora oggi, se  consideriamo lo stile di vita, l’impegno costante, la   perspicacia  nel conseguire  risultati di rilievo e, perché no?, anche quel fermo carattere che, pur nell’ambito di una spiritualità di tutto rispetto ma non ‘codina’, sapeva comunque controbattere con decisione alle critiche o rilievi anche da parte di uomini di una certa levatura (si pensi alle ferme prese di posizione con Gemelli o al contrasto con Gedda nel dopoguerra), o di fronte a vescovi e preti e talvolta, sia pur rispettosamente, anche nei confronti di…papi!

     Preziosi, giustamente evidenzia come l’opera messa in atto dalla Barelli e dalle sue collaboratrici locali e regionali fu veramente rivoluzionaria, vincendo le resistenze o le remore di un mondo cattolico (ecclesiastico specialmente) del primo Novecento, dove pur c’erano state iniziative di grande respiro (si ricordi la costituzione del Partito Popolare Italiano di Luigi Sturzo o l’opera sociale di De Cardona nel Sud d’Italia, ma queste erano comunque attività che vedevano protagonista soltanto l’elemento maschile).   Oltre a specifici percorsi di formazione per tutte le età e categorie – dalle bambine, alle studentesse e alle lavoratrici e rurali, e supportando ogni categoria con uno specifico giornale mensile e poi settimanale – la Barelli raggiungeva, collegava e mobilitava ciascun gruppo e ogni singola ‘socia’ (perfino le non vedenti con un apposito periodico in braille), operando così per una unificazione culturale (e anche linguistica) di una Italia ancora abbastanza frammentata e con una accentuata visuale e mentalità campanilistica. Per tutte le giovani donne dell’AC di allora, fu la ‘sorella maggiore’ come la chiamavano e lei stessa si firmava nelle lettere e negli articoli.

    L’immensa opera di Armida (così definita da A. Marchetti Dori) si protrasse anche dopo il suo avvicendamento alla presidenza della Gioventù Femminile di AC (1946), perché l’Associazione con le sue successive dirigenti e con l’Italia liberata, si mobilitò per istruire le donne su ciò che era necessario per la propaganda, onde far comprendere il valore del voto (era la prima volta in Italia), e fu redatto anche un catechismo sui doveri sociali della socia di GF. Nel contempo da parte dell’AC venivano messi a punto nuovi strumenti per diffondere l’idea di democrazia, rimasta a lungo estranea all’insegnamento sociale della Chiesa. Per educare alla partecipazione al voto si organizzarono anche le cosiddette ‘missioni religioso-sociali’. Tra parentesi, alla Costituente entrarono 21 donne, di cui 5 appartenenti alla Democrazia Cristiana mentre 4 provenivano dalle file della Gioventù Femminile di AC.

       Il volume di Preziosi (La zingara del buon Dio. Armida Barelli. Storia di una donna che ha cambiato un’epoca. San Paolo, Cinisello Balsamo-MI 2022) si apre con la prefazione di papa Francesco il quale scrive che la Barelli con la sua opera ha contribuito in maniera decisiva alla promozione delle giovani donne cristiane della prima metà del Novecento, al processo di integrazione tra Nord e Sud, estendendo la sua azione anche in campo internazionale [si pensi al sostegno all’Istituto ‘Benedetto XV’ in Cina].  E il papa aggiunge anche un proprio ricordo personale, scrive infatti: la Barelli, “incontra sacerdoti e vescovi, religiosi e soprattutto migliaia di giovani, invitandole a mettersi in gioco come donne, cittadine e cristiane. Tra esse ricordo volentieri la nonna Rosa, che Armida conobbe nel giugno 1924, quando – in visita ad Asti – intervenne al Convegno dell’Unione Femminile, di cui nonna Rosa era dirigente diocesana”. La Barelli è stata beatificata il 30 aprile scorso a Milano con una cerimonia presieduta dal cardinal Semeraro.

    Contemporaneamente al libro sulla Barelli, Preziosi ha curato un volume con la raccolta di numerose lettere inviate alla stessa Barelli dai primi circoli della Gioventù Femminile in Italia, negli anni ’20 del Novecento, in cui si possono ricostruire gli inizi di questa organizzazione promossa da alcune giovani a livello locale (E. Preziosi, ‘Cara Sorella Maggiore’… La nascita della Gioventù Femminile. Lettere ad Armida Barelli dalle diocesi italiane (1918-1921), Vita e Pensiero, Milano 2022). Tra queste lettere ne troviamo anche una della vice presidente diocesana della GF di Frascati che comunica l’avvenuta fondazione del primo circolo della GF di AC tuscolana. E’ del 1920 e si era istituita da poco la Federazione diocesana della Gioventù Cattolica maschile con i primi circoli della diocesi, ma la costituzione di quelli femminili fu certamente più ‘faticosa’ anche se poi si sviluppò notevolmente e, considerando la cultura maschilista soprattutto nel clero delle parrocchie prevalente a quei tempi, la fatica non fu leggera. Si pensi che nel 1926, a conclusione del suo mandato diocesano di Assistente ecclesiastico, il francescano Agostino Fioravanti, ricordava come l’iniziale proposta di costituire circoli della Gioventù Femminile a Frascati, si era scontrata con l’alzata di scudi da parte di clero e religiosi che opponevano alla novità, la più sicura permanenza delle giovani dentro i circoli delle ‘Figlie di Maria’ negli istituti di suore, o comunque si contrapponevano con una certa miopia verso un’opera che – a loro giudizio – era troppo avventata e avrebbe potuto mettere in pericolo la…virtù delle fanciulle. Invece ad onta di tanti ostacoli, il Movimento cattolico femminile in diocesi si sviluppò notevolmente. In quanto alla Barelli, la fondatrice della GF più volte venne nella diocesi tuscolana, sia per convegni che per iniziative liturgiche, sociali, culturali. Fu lei che nel 1920 aveva inviato la pesarese Argene Fati, delegata regionale della GF del Lazio a collaborare per la fondazione del primo circolo della Gioventù Femminile di AC a Frascati, così come la stessa Barelli fu in stretto contatto con la presidente diocesana (Tommasa Alfieri) agli inizi degli anni ’30, ed ancora scriverà parole di solidarietà alla successiva presidente diocesana (Cleofe Dominicis) subito dopo il bombardamento di Frascati, inviando anche duemila lire di contributo per le ‘sinistrate’. (Poco prima, nell’ agosto del ’43, a Milano la Barelli aveva visto distruggere dalle bombe la sede nazionale della GF e parte dell’Università Cattolica).

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