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Velletri – Paolo Giordano: “Non c’è individuazione di noi stessi se non attraverso la trasgressione”

Velletri – Paolo Giordano: “Non c’è individuazione di noi stessi se non attraverso la trasgressione”
Giugno 28
14:11 2018

Paolo Giordano: “Non c’è individuazione di noi stessi se non attraverso la trasgressione”

Dopo una serie di studi matematici, la sua carriera sembrava destinata ad avere a che fare con i numeri. Invece, Paolo Giordano, ospite della quarta serata di “Velletri Libris”, rassegna ideata e realizzata dalla Mondadori Bookstore Velletri-Lariano, ha scoperto la parola e ne ha fatto una professione trovando in essa la strada per continuare la propria esistenza. Eppure l’aritmetica è rimasta nella sua vita, o quanto meno nel titolo del suo primo romanzo, La solitudine dei numeri primi (Mondadori, 2008), premiato al Fiesole, allo Strega, al Campiello. Davanti a più di duecento persone l’autore torinese ha presentato la sua ultima opera, Divorare il cielo, un libro difficile anche da presentare per non svelare una trama che si abbina ad una ricerca della purezza narrativa dalla prima all’ultima pagina. Si può parlare, però, di macro-temi allargandoli all’attualità partendo da Teresa e Bern, i protagonisti. I grandi amori, fatti di compensazioni di mancanze, piuttosto che l’avvicinarsi alla vita attraverso immagini che diventano storie: c’è un concetto, in Bern, che è quello di solitudine e che accomuna il personaggio allo scrittore Giordano. In Divorare il cielo, però, c’è anche tutta una serie di sentimenti, dall’amicizia al sesso, propri di una generazione che sente il bisogno di trasgredire. “La gioventù la si capisce quando è passata” – ha detto Paolo Giordano – “eppure la si vive con intensità. Personalmente credo che i ragazzi siano portati a cercare delle figure semi-genitoriali o coetanee per ispirarsi. In questo libro mi hanno aiutato tantissimi scrittori che ho letto per affrontare temi difficili, ma molto lo devo a Pavese”. Giordano ha letto anche un passo della sua opera, all’inizio del romanzo, e si è soffermato sui concetti di famiglia e istruzione, sottolineando come siano estremamente legati e come i giovani di oggi abbiano bisogno di trovare un senso alle attività che svolgono indipendentemente dalla remunerazione, poiché l’istruzione deve dare l’input alla formazione degli interessi culturali e civili. Intervistato in esclusiva per “Velletri Libris”, lo scrittore torinese ha risposto con grande cortesia e disponibilità ad alcune domande:

Paolo Giordano, un titolo molto indicativo per il suo romanzo. Perché il verbo “divorare” in associazione ad un concetto fisico ma piuttosto astratto come quello di “cielo”?

In realtà il titolo viene da uno dei libri che sono dentro il romanzo. Un libro che il protagonista, Bern, incontra a un certo punto della sua vita. È di un filosofo e diventa, per lui che lo legge, un grido alla libertà individuale. Leggendolo capisce chi è, che esiste, e che può andare fuori a prendersi tutto, divorando persino il cielo. Per Bern, cresciuto in una comunità ristretta e religiosa, diventa un grido di trasgressione. Prende quel comandamento, “divorare il cielo”, lo mette in pratica alla lettera e ciò lo porta verso avventure e disavventure.

Ribellione e trasgressione, punti cardine del romanzo, sono due modi di vivere molto comuni e spesso fraintesi, o meglio intesi negativamente…

Non può esserci nessuna individuazione di noi stessi come persone, come esseri umani, come adulti che non passi attraverso la trasgressione. Trasgressione verso i genitori, verso il sociale. Il punto è come dire tutto questo debba avvenire dentro dei limiti di sicurezza e che non facciano male agli altri a e se stessi. Quello a cui questi ragazzi vanno incontro è un’assenza di limiti, una sfrenatezza che porta tali atti trasgressivi ad essere sempre più gravi, sempre più forti, fino a divenire deleteri.

Quali sono i maestri del Novecento italiano ispiratori e quali quelli che predilige leggere?

Sicuramente lo scrittore a cui mi sento più legato è Pavese, molto importante per Divorare il cielo. Mi ha dato l’appiglio. Insieme a lui è importante Calvino, c’è un riferimento al Barone rampante. Al di là delle ispirazioni, amo molto Primo Levi e La cognizione del dolore di Gadda. C’è molto da scoprire.

Prossimo appuntamento alla Casa delle Culture e della Musica per Velletri Libris venerdì 29 giugno, a partire dalle ore 20.00 con l’aperitivo letterario, con Antonio Caprarica che presenterà alle 21.00 il suo ultimo libro Royal Baby (Sperling e Kupfer).

 

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