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Velletri2030 – Formazione e Lavoro

Giugno 13
19:51 2018

Ai Partecipanti Velletri2030,

gli effetti della digitalizzazione vanno ben oltre la creazione di nuove professioni: modificano e trasformano le professioni di sempre, caratterizzandole per un crescente contenuto di conoscenze e competenze digitali. Il peso delle competenze digitali cresce in tutti i settori con un’incidenza media del 13,8% ma con punte che sfiorano il 63% per le competenze digitali specialistiche nelle aree “core” di Industria e il 41% nei Servizi. Ma la sfida è soddisfarne la domanda che arriva dal mercato, sia rinnovando i percorsi scolastici ed universitari, sia riconvertendo gli skill di chi già lavora a tutti i livelli.

E’ una sintesi del Rapporto di ASSINTEL (Associazione Nazionale Imprese ICT) “Osservatorio delle Imprese Digitali – 2018” scaricabile da: http://www.assintel.it/assinteldownloads/osservatorio-competenze-digitali-2018-il-volume/ Non basta più guardare al gap di specialisti ICT, ora bisogna anche guardare alla capacità di rispondere alla crescente domanda di abilità (skill) digitali nelle professioni tradizionali. In tutti i settori e in tutte le funzioni aziendali, posizioni più avanzate richiedono competenze digitali, non per creare applicazioni o gestire sistemi, ma per servirsene con efficacia: per comunicare, vendere, produrre, amministrare, gestire il personale, e così via. Alla sfida di investire nelle competenze specialistiche, si aggiungono così quelle di adeguare i percorsi formativi e sostenere l’aggiornamento digitale di milioni di lavoratori attraverso la formazione continua. Sono queste le conclusioni della quarta edizione dell’Osservatorio delle Competenze Digitali, che ha esteso l’osservazione alle professioni non informatiche, quelle in cui si colloca il grosso degli occupati e dei candidati all’assunzione.

Il tema non è nuovo. Velletri 2030 lo ha trattato in diverse occasioni. La formazione è insufficiente. La scuola non è al passo con il cambiamento del mondo esterno. Cresce la domanda di esperti digitali. Cresce la domanda di figure poliedriche e multifunzionali. Nel dicembre 2017 un Report della McKinsey titolato “Jobs lost, Jobs gained: Workforce transitions in a time of automation” trattava in maniera estesa il tema del disallineamento tra domanda e offerta. Il Report, scaricabile da file:///D:/Download/mgi-jobs-lost-jobs-gained-report-december-6-2017.pdf costituisce un’ottima fonte per tutti coloro che si occupano di formazione, scuola, lavoro, traguardando un futuro possibile al 2030. Di qui al 2030, si accentuerà la battaglia tra le aziende per reclutare i lavoratori più altamente qualificati. Contemporaneamente diminuiranno i posti di lavoro oggi retribuiti con salari intermedi, perché le competenze cognitive di base saranno meno richieste. Sono alcune delle conclusioni dello studio del Think Tank Mgi di McKinsey su oltre 3 mila imprenditori di sette Paesi compresa l’Italia. In particolare sono state quantificate le ore lavorate al momento attuale in cinque settori, bancario-assicurativo, energia, healthcare, manifatturiero e retail, e si è proiettata la situazione al 2030. Il primo risultato è che la domanda di competenze tecnologiche, sia quelle avanzate, come la programmazione, che quelle digitali di base, aumenterà del 55% nei prossimi dodici anni. Le ore lavorate in quest’area toccheranno il 17% del totale, l’11% in più del 2016. Per le competenze sociali ed emotive, come la gestione delle persone, l’aumento della domanda sarà minore (+24%) ma avranno un peso maggiore come ore lavorate (22% del totale). Caleranno la domanda di abilità cognitive di base, tipo la semplice digitalizzazione di dati, (-15%), e quella di abilità fisiche e manuali (-14%). Quasi il 20% delle aziende interpellate sono preoccupate perché il loro team esecutivo «non dispone di conoscenze sufficienti per guidare l’adozione dell’automazione e dell’intelligenza artificiale»

La digitalizzazione non è priva di inconvenienti. La sicurezza nell’accezione inglese di security è una vera piaga. Molti hanno vissuto la brutta esperienza di essere oggetto di attacchi informatici. Ma è proprio in questo settore che c’è maggiore richiesta di esperti e disponibilità di posti di lavoro. CyberChallenge.IT, consultabile al sito https://www.cyberchallenge.it/ , è il primo programma di formazione dedicato a giovani brillanti tra 16 e 22 anni interessati ai temi della sicurezza informatica. L’edizione 2018, in chiusura questi giorni, è stata organizzata dal Laboratorio Nazionale di Cybersecurity del CINI, in collaborazione con il Centro di Ricerca di Cyber Intelligence e Information Security di Sapienza Università di Roma e con il Comitato Nazionale Ricerca in Cybersecurity. Il programma, supportato dal Sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica, ha l’obiettivo di formare nuove generazioni di innovatori nell’ambito della cybersecurity, in un mondo dove la protezione dagli attacchi informatici sta diventando un elemento primario di competitività. A fronte di 1.900 iscrizioni, sono stati ammessi 160 studenti eccellenti, provenienti da tutta Italia. I migliori saranno successivamente selezionati per formare la squadra nazionale italiana che parteciperà a Londra alla European Cybersecurity Challenge 2018, con il patrocinio del Ministero per lo Sviluppo Economico.

E’ inaccettabile che chi si occupa di formazione e lavoro continui a stare in poltrona a guardarsi l’ombelico invece di alzare lo sguardo e guardare al futuro. Il 2030, scelto in tempi non sospetti da questa Associazione come obiettivo di programmazione per uno sviluppo sostenibile, è sempre più vicino.

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