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Velletri2030 News

Novembre 13
22:35 2017

I punti di criticità del settore idrico italiano sono noti: arretratezza delle infrastrutture, distribuzione disomogenea dell’acqua, perdite elevate, alta frammentazione territoriale, carenza di impianti di depurazione, sprechi incontrollati, tariffazione inadeguata, scarsità di risorse finanziarie, impatto crescente dei cambiamenti climatici. UTILITALIA (l’Associazione delle imprese idriche, energetiche e ambientali di cui fa parte ACEA e a cascata ACEA ATO 2), ha recentemente pubblicato il Rapporto “Blue Book 2017 – I dati sul servizio idrico integrato in Italia“. Lo studio, realizzato dalla Fondazione Utilitatis, con il contributo scientifico di Cassa Depositi e Prestiti, presenta i dati aggiornati sul settore idrico in Italia. Il Rapporto ha analizzato 54 società che servono oltre 30 milioni di persone stimando che il tasso medio di dispersione al Nord è del 26%, mentre al Centro e al Sud del 46%. Nel sottosuolo spesso corrono tubi vecchi e impianti scarsamente manutenuti e monitorati. Il 60% delle infrastrutture è stato messo in posa oltre 30 anni fa e il 25% ha oltre mezzo secolo di vita. L’emergenza idrica, oggi e per i prossimi anni, è la combinazione di questi fattori: consumi in aumento e minore disponibilità di risorsa. Tuttavia è paradossale registrare una crisi idrica in un Paese il cui totale delle risorse idriche rinnovabili è stimato in circa 168 miliardi di m³, un dato superiore a nazioni come la Gran Bretagna e la Germania. L’Italia può inoltre contare su uno dei sistemi di riserve idriche tra i più importanti d’Europa costituito per il 54% da ghiacciai, il 26% da laghi e invasi, il 12% dai corsi d’acqua, l’8% dalle falde, lo 0,1% da acque dissalate.

A contestare il Blue Book c’è il Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua, tra i promotori del referendum del 2011 sull’acqua pubblica, secondo cui la cura proposta dallo studio è peggio della malattia: “Se da una parte l’analisi dello stato dell’arte risulta condivisibile, ovvero bassi investimenti, reti vecchie con dispersione elevatissima e ritardi nella depurazione, descrivendo così un sistema gravemente malato, è la cura prospettata ad essere peggio della malattia”. Il timore è che gli investimenti richiesti vadano a ricadere sulle utenze finali.

Da dove partire? In primo luogo bisogna constatare che il monitoraggio è di fondamentale importanza per riconoscere in tempo utile i segnali di un’incipiente crisi, per descriverne l’evoluzione e per mettere in campo gli opportuni interventi. Il punto di partenza dunque non può che essere la conoscenza della rete e la corretta e sistematica acquisizione dei dati. Per la conoscenza della rete, servirebbe accelerare la realizzazione della Banca Dati SINFI (Sistema Informativo Nazionale Federato delle Infrastrutture), frutto della Direttiva 2014/61/UE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 15 maggio 2014, recepita dallo Stato Italiano per mezzo dell’emanazione del D.Lgs. n. 33/2016 e successivamente con il D.M. 11/05/2016 del Ministero dello Sviluppo Economico. Acquisire dati in qualsiasi momento assicura la corretta rendicontazione, il supporto necessario per ridurre le perdite, abbattere i costi di manutenzione e monitorare le situazioni di emergenza.  Come già diceva il celebre urbanista Dan Hill nel 2008 I buchi nei dati, pubblici e privati, possono diventare molto più rilevanti che le buche sulle strade.

Velletri come è messa in questo panorama. Il sito web di ACEA ATO 2 che serve il Comune di Velletri nelle tre componenti Acquedotto, Forgnatura, Depurazione, ci dice: “Acea Ato 2 gestisce il servizio idrico integrato integrando qualità del servizio, gestione sostenibile della risorsa acqua e rispetto dell’ambiente. Con circa 4  milioni di abitanti e 112 comuni è l’Ato più grande d’Italia. Acea Ato 2 ispira la propria gestione operativa ai principi della sostenibilità, ponendo al centro delle attività l’attenzione costante al valore inestimabile della risorsa acqua. L’intero sistema di gestione del servizio idrico integrato (acquedotto, fognatura, depurazione) è dotato di infrastrutture imponenti. Le fonti di approvvigionamento sono 210, con circa 10.000 km di rete idrica e 361 milioni di metri cubi di acqua erogata a 3.9 milioni di abitanti. La rete idrica complessiva (acquedotto, adduzione, distribuzione) è stata quasi completamente digitalizzata con l’inserimento dei dati nel sistema informativo GIS (Geographic Information System)”.

Una descrizione molto rassicurante. Sembra che tutti i criteri di modernizzazione sopra riportati siano stati adottati. Rimangono però evidenti i disagi percepiti dagli utenti del servizio idrico. Recentemente è stata diffusa dall’Assessore delegato ai rapporti con ACEA la notizia sulla “costituzione di una task force atta alla risoluzione dei problemi idrici cittadini adottando interventi strutturali”

Il tema dell’acqua è alla base dell’Obiettivo 6 dell’Agenda 2030 dell’ONU sullo Sviluppo Sostenibile “garantire a tutti la disponibilità e la gestione sostenibile dell’acqua e delle strutture igenico-sanitarie“, e proprio in questi giorni se ne parla in occasione della Cop 23 riunita a Bonn fino al 17 novembre, affinché venga data priorità ai finanziamenti nel settore

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