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Velletri2030 News – SICUREZZA

Agosto 29
15:56 2018

Evitiamo che le costruzioni possano “crollare a norma”. La difficoltà di gestione delle infrastrutture e dei beni comuni investe tutti i Paesi più sviluppati. Per il futuro serve un cambio radicale nella “cultura della sicurezza”.

La vera utopia oggi insostenibile e stupida è di pensare che l’attuale modello di sviluppo possa risolvere i problemi: povertà, diseguaglianze, disoccupazione, messa in sicurezza del territorio e delle infrastrutture. Lo sviluppo sostenibile è l’unico degno di essere realizzato, ma ciò richiede un cambio radicale nella progettazione”. È la convinzione di Enrico Giovannini – ex presidente Istat, ex ministro del Lavoro nel governo Letta, professore ordinario di Statistica economica all’Università Tor Vergata di Roma e portavoce di Alleanza italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS).  Ma non basta. “Serve la riqualificazione del costruito piuttosto che continuare a cementificare l’Italia come abbiamo fatto nei decenni scorsi; fermo restando che i costi del non fare manutenzione e del non mettere in sicurezza il territorio e gli edifici, soprattutto nelle zone ad alto rischio sismico e idrogeologico, sono maggiori rispetto agli interventi di prevenzione. E’ indubbio che l’Italia sia indietro rispetto a infrastrutture materiali e immateriali“.

I due temi, infrastrutture e sostenibilità, s’inquadrano nella grande tematica del cambiamento del modo di fare politica, con maggiore attenzione al benessere e alle priorità collettive. La tragedia di Genova ha scosso il mondo intero, tanto che l’edizione online del 18 Agosto di “The Economist” ha preso lo spunto per segnalare dopo la tragedia di Genova la situazione allarmante di molte infrastrutture dei Paesi più avanzati. Sicuramente in Italia il problema è aggravato da una mancanza di visione, subordinata a interessi particolari rispetto alle priorità collettive, e dalla scarsa attenzione della politica verso la “cultura scientifica” e la “cultura della sicurezza”.

Purtroppo, i dati lo confermano. L’ultimo Rapporto dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE), “Uno sguardo sull’istruzione – Indicatori dell’OCSE“, settembre 2017, ci dice “I campi di studio preferiti in Italia sono le belle arti e le discipline umanistiche, le scienze sociali, il giornalismo e l’informazione con la quota più importante tra i Paesi dell’OCSE (30%) di adulti che hanno conseguito la laurea come titolo di studio più alto (25-64enni) e le discipline, note come STEM, nel campo della scienza, tecnologia, ingegneria e della matematica (24%) appena inferiori alla media OCSE . Nel 2015, il 39% degli studenti ha conseguito una laurea di primo livello nel campo delle belle arti e delle discipline umanistiche, delle scienze sociali, del giornalismo e dell’informazione (media OCSE, 23%) “.
http://www.oecd.org/education/skills-beyond-school/EAG2017CN-Italy-Italian.pdf

Bisogna riflettere, ha sottolineato Giovanni Brugnoli, vice presidente di Confindustria per il Capitale Umano, sullo “scarso numero di laureati e, nello specifico, di laureati tecnico-scientifici. Il futuro di Industria 4.0 chiede sempre più laureati STEM. Più giovani laureati in queste discipline sono una necessità per l’economia del futuro“.

Ma torniamo al richiamo dell’ingegnere Maurizio Michelini, presidente dell’ordine degli ingegneri di Genova, sul concetto di “cultura della sicurezza”. Occorre ricordare un concetto che in pochi vogliono sentirsi dire: tutte le infrastrutture hanno una data di nascita e una di morte, la prima certa e la seconda meno. Nulla è eterno, e non c’è manutenzione che tenga, salvo quella profonda, che preveda la progressiva sostituzione degli elementi costruttivi, calendarizzata in base al loro grado di deteriorabilità. Quando si dice che dobbiamo metterci “a norma”, che cosa si intende? Adeguare? Demolire e ricostruire? Controllare e manutenere?

Per questo occorre una riflessione profonda e urgente su cosa si possa fare per prevenire simili tragedie, senza diffondere il panico ma sottolineando il concetto di vita residua delle infrastrutture. Giusto per sapere fino a che punto la corretta manutenzione può prevenire il collasso e quando, invece, occorre demolire e ricostruire. Questa si chiama “sicurezza reale”, tesa alla garanzia delle prestazioni della infrastruttura e alla prevenzione delle tragedie, basata sul buon senso.

Al contrario della “sicurezza burocratica”, che porta alla cieca osservanza delle prescrizioni per non essere sanzionati e poter dire di essere “a posto”, di essere, appunto, “a norma”. Anche in questa tragedia, molti dichiarano che le verifiche sono state fatte nel rispetto della legge. Che le manutenzioni erano in corso. Che tutti hanno operato secondo normativa. Per cortesia, cambiamo radicalmente il sistema e il modo di pensare e agire, perché non possiamo accettare che i ponti, e le infrastrutture in generale, possano “crollare a norma”.

Per concludere con l’intervista al quotidiano “La Stampa” di Raffaele Cantone, presidente dell’Autorità anticorruzione (ANAC), “In Italia c’è una appropriazione inaccettabile di beni pubblici da parte dei privati”.Anche a livello locale.

Facciamo una campagna di diffusione a favore della “cultura scientifica”, della “cultura della sicurezza” e della “cultura della resilienza”. L’Italia è un Paese che da troppi anni trascura queste culture, disprezza la competenza e umilia la pratica della manutenzione.

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