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Vi racconto una storia…

Vi racconto una storia…
Febbraio 05
02:00 2007

Ragazzo peulIn uno sperduto e molto rurale villaggio di un paese povero, emergente, in via di sviluppo, ma pur sempre povero, ci sono due agricoltori birifor (etnia locale) che piantano il loro mais nei pressi di un abbeveratoio a cui un allevatore peul (altra etnia locale) si serve per dare da bere alle sue mucche. Discutono finché i due birifor e il peul finiscono per scontrarsi e l’allevatore ferisce entrambi gli agricoltori, mandandone uno all’ospedale con un colpo di machete. I due agricoltori chiamano i loro amici e danno fuoco ai tetti in paglia di alcune case peul. Tra queste c’è anche la casa di Issa (leggasi Issà), che in tutta questa storia non c’entrava nulla, ma che ha dovuto spedire la moglie e il figlio appena nato dalla suocera, fino a data da destinarsi. Ecco, se dovessi pensare a qualcuno a cui dedicare un particolare augurio per un buon 2007, questi sarebbe Issa, 35 anni forse, non sa in che anno è nato precisamente, burkinabè del villaggio di Loto, la persona più buona, umile, semplice e istintiva che ho incontrato nella mia vita. Quando la mattina mi sveglio Issa è già in piedi, vestito, pronto. Mi saluta col suo francese imparato per sentito dire, mi domanda sempre se ho ben dormito e poi stringendo i pugni mi chiede se ho la forza. Issa può fare tutto: bisogna riparare una ruota bucata della bicicletta? Issa conosce l’albero da cui rami si può estrarre una colla naturale e ha visto riparare una ruota. Issa lo sa fare. E se non lo sa fare, guarda e poi lo sa fare. Issa conosce le piante da cui si possono estrarre corde, legni duri o morbidi. Sa dove trovarle, come tagliarle. Issa è anche cacciatore e se non riesce a prendere nulla, sa da chi andare per fare un baratto. Se hai bisogno di un aiuto e chiami Issa, lui arriva. Ma c’è anche quando non ti serve nulla, lui aspetta vicino a te. Aiuta senza nulla chiedere in cambio, senza nulla pretendere. Se ti chiede una cosa e tu gliela passi, Issa ti ringrazia, sempre. Se spostiamo a mano dei mattoni facendo una catena di passaggi, Issa ti ringrazia quasi ad ogni mattone. Forse qui è l’unico che ha capito quello che stiamo facendo, forse no, ma lui c’è ogni mattina. Quando gli abbiamo detto che lo avremmo pagato 21mila CFA al mese più il vitto, circa il doppio di quello che abbiamo sentito dire che paga la ‘cooperazione’, Issa ha risposto che potevamo dargli 20mila CFA al mese e tenere i 1000 per acquistare il cibo per tutti. Issa è così, è la vera Africa, nera, onesta, sudata dal lavoro sulla propria terra. Quell’ Africa che se oggi c’è da mangiare mangia, se non c’è niente… pazienza, domani, forse… Issa non si lava nella doccia che abbiamo costruito ma fuori, dietro la doccia. Non si asciuga perché non ha mai posseduto un asciugamano, ma tanto c’è il vento e il sole. Forse ha solo due vestiti, uno per lavorare e uno per dopo che si è lavato. Dico forse perché sono solo due settimane che gli vedo indossare gli stessi due abiti. Issa non ha scarpe, solo un paio di ciabatte, lavora quasi tutto il giorno scalzo. La sera è fresco, in Burkina Faso è inverno, ci saranno 25 gradi, Issa indossa un cappello di lana. Quando mangia non butta via niente. Di un ananas non butta nemmeno la cima verde, perché domani la pianterà e le darà acqua. Della papaia recupera i semi neri, alcuni li pianta, altri li fa seccare perché possono servire come medicina per il mal di pancia. Una mattina è arrivato succhiando uno stelo di legno. Aveva la tosse. Avevo un po’ di tosse anch’io e da quel giorno mi ha portato tutte le mattine lo stelo da succhiare. Ora la tosse ci è passata. Non l’ho mai visto triste, forse a volte è preoccupato ma ti ringrazia, piega la schiena e continua. La maggior parte dei giorni Issa è semplicemente felice, fa ridere per come parla, per come si muove, per come imita di essere al telefono con Doriana in Italia, e ringrazia. Ecco, se dovessi chiedere un 2007 migliore per qualcuno, questi sarebbe certamente Issa. Scrivo da un villaggio rurale e sperduto del Burkina Faso, Issa è seduto vicino a me e mi guarda battere i tasti. Non sa che sto parlando di lui ma mi sorride e ringrazia. Oggi abbiamo sollevato e posato il tetto nuovo della sua casa. Per dovere di cronaca segnalo che il peul che ha aggredito i due agricoltori si è fatto una settimana di prigione. Buon anno a tutti dal Burkina Faso. (Fonte: il C@C@O della domenica)

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