Notizie in Controluce

Vita di borgata – Storia di una nuova umanità tra le baracche dell’Acquedotto Felice a Roma
Roberto Sardelli
9788895161921
Kurumuny
€ 14,00  e-book disponibile NO
Copertina:
Una lettura per molti versi sorprendente: la vita fra i baraccati dell’Acquedotto Felice, Roma, di (don) Roberto Sardelli, quasi cinque anni fra il 1968 e il 1972. Pubblicato a pochi anni dalla fine di quell’esperienza e edito di nuovo nel 2013. Sorprende il tono di Roberto Sardelli che istituì presso quel quartiere di miseria la Scuola 725, dal numero civico della baracca ospitante, mutuando l’esperienza di don Milani; tono che non lascia spazio a molte repliche perché l’unica via che ha conosciuto con i suoi ragazzi, e che conosce tuttora, a quarant’anni di distanza, è quella della concretezza e della capacità di ognuno di autodeterminarsi per costruire presente e avvenire.

I ragazzi che la mattina studiavano ‘nella scuola di Stato’ il pomeriggio ne svolgevano i compiti presso la baracca 725 e poi, sin dal primo giorno, avevano preso a discutere, partendo dalla lettura di libri e giornali, di politica, economia, storia contemporanea, valutando di volta in volta la propria posizione socio-politico culturale nei confronti degli avvenimenti letti. Stralci delle loro considerazioni che componevano il giornale Scuola 725 li troviamo ad ogni fine capitolo. I ragazzi nei cinque anni non poterono mai permettersi di saltare l’impegno della 725 nemmeno di domenica e nemmeno d’estate, trasferendosi tutt’al più nella campagna o sulla montagna laziale ma sempre per studiare. I più meritevoli ebbero diritto a lunghi soggiorni all’estero per imparare le lingue, lavorare e conoscere la condizione di operai e contadini d’oltralpe. L’altra componente sorprendente di Sardelli è che pure sentendosi fautore e nume tutelare della scuola, e di parte dei movimenti per la lotta per la casa, mette sempre al centro i suoi ragazzi, le loro esigenze di crescita ma descrive i propri interventi, anche con un pizzico di narcisismo, come solutori di questioni molto ingarbugliate (nei rapporti fra i baraccati e parrocchia, dame di carità, altri preti, alti prelati). Sardelli non arretra davanti alla prevedibile cacciata parrocchiale e diventa baraccato: non desidera carità pelosa per gli abitanti dell’acquedotto e non vuole che la 725 diventi una istituzione stabile. Il suo lavoro termina, infatti, nel momento in cui, dopo molte battaglie, i baraccati otterranno le case a Nuova Ostia. Un libro utile anche a chi s’accorgesse di affrontare quel tantino di volontariato giusto per lavarsi la coscienza senza rischiare mai nulla di persona e magari, da quel basso podio, gli venisse di ammannire qualche ‘predicozzo’ agli altri. Il libro finisce davanti ad uno strano muro di gomma: con l’esperienza della scuola anche l’Acquedotto In-felice (com’era ribattezzato nei momenti di bassa dai suoi abitanti) diventava una vera casa, soprattutto in senso morale affettivo (la casa più importante ma non l’unica necessaria all’essere umano). A Nuova Ostia le famiglie dovettero ricominciare tutto daccapo e soffrire: soprannominati ‘ex baraccati’, respinti da quegli ‘ex poveri’ che non aspettavano altro che abbracciare l’imborghesimento e il nascente consumismo come fine ultimo della propria parabola; la violenza da situazione coatta senza infrastrutture, senza alcuna bellezza. Sardelli che non è un mistico, ma un notevole idealista sognatore e bella figura di questo tempo, con la sua incoercibile volontà, mette e lascia sotto il naso del lettore anche le molte contraddizioni del proprio percorso. Oggi, per certi versi i tempi non sono cambiati: poveri e ricchi esistono più di prima, la volontà di molti, invece, si è fiaccata. Questo libro parla un linguaggio che non si usa più nella società del ‘buonaserata, buonagiornata’. Le ingiustizie continuano ma, invece di avere più strumenti per combatterle sembra se ne abbiano sempre di meno. (Serena Grizi)