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Voci che costruiscono domani – 4/4

Voci che costruiscono domani – 4/4
Luglio 21
10:00 2012

voci-4Non sento razzismo intorno, ma provincialismo – Alin, giovane albanese, studente d’informatica-lavoratore con l’hobby della fotografia: «Non ho mai toccato con mano il razzismo qua in Italia. Anzi, credo gli italiani siano preoccupati di dare questa immagine all’estero, almeno quelli più informati e con un buon grado di istruzione. Mi chiedono spesso della vita che facevo in Albania e quando descrivo Tirana, una città con problemi e cose belle, come tutte le città, alcuni si stupiscono dei miei racconti e del fatto che io non voglia tornare perché trovo la vita qui più tranquilla.

Ho molti amici, albanesi e italiani, ma credo questo sia attribuibile al mio essermi collocato attivamente nella vita di tutti i giorni: conosco bene la lingua e sono disposto a imparare molte cose (per esempio le abitudini e le differenze gastronomiche mi interessano molto).
Mi piace vestire bene e spendere i miei soldi per le attrezzature tecnologiche relative al mio hobby e i piccoli spostamenti del fine settimana per esercitarmi; non mi presento come un immigrato che chiede qualcosa. So che la differenza può essere proprio li. Alla fine sono uno come gli altri, ci si dimentica la mia provenienza che, se ricordata, è solo una curiosità ‘esotica’. Fatico un po’ a far accettare la mia opinione nelle discussioni sulla situazione politica e sociale italiana, come se io non potessi capire fino in fondo. Forse c’è un po’ di provincialismo?»
Qualche conclusione fra le meno scontate – Persone che vivono, leggono, studiano, per elaborare modi più realistici e meno colpevolizzanti per condividere lavoro, territorio, affetti non sono lontane né dalla cronaca né dalla strada. Occorrono strumenti e voglia di capire meglio ciò che accade, di confrontare le informazioni, di mettere insieme i pezzi del puzzle. Molti sentimenti, cifra del fanatismo xenofobo odierno, misto inestricabile di invidia, odio contro chi non ce la fa a stare al passo, disprezzo della povertà di chi ha solo le proprie braccia e lascia la sua terra per cercare di migliorare la propria condizione, non potrebbero resistere se non foraggiati da una buona dose di ignoranza e/o indifferenza nei confronti delle condizioni di coloro che sono altro da noi. Alcuni di questi ‘ingredienti’ sono spesso messi in campo dalla politica. Sembrerebbe che il razzismo, lontano dal confermarsi un sentimento di odio che attiene alla razza, sia il viatico per approfittare di qualcun altro o per addossare la colpa a qualcuno: la colpa dell’attuale crisi economica, delle peggiorate condizioni di vita, per agitare il fantoccio del nemico da cui proteggersi con nuovi muri. Anche l’atteggiamento di recenti e passati governi è sembrato essere il segno di un’incultura che tale voleva essere, una posizione di ignoranza comoda. Ciò che è successo in alcuni distretti industriali e ambiti produttivi forse era imprevedibile, e sarebbe comunque rimasto ingestibile, per esempio l’ingresso indiscriminato di merci provenienti dai paesi emergenti con la scusa che i mercati globali si riconfermavano pienamente solo in un orizzonte di liberismo ‘selvaggio’, o altri convenienti postulati ideati da una sorta di ‘impolitica’ economica. La politica ha preferito cimentarsi nel legiferare sull’ingresso delle persone, stringendo scellerati accordi con governi di paesi vicini che in pochi mesi sono stati spazzati via, neppure i loro leader esistono più. La cultura, l’informazione, possono fare di più agendo sulla fruizione massificata per trasmettere il valore della differenza e dell’accoglienza. Un nuovo obiettivo da raggiungere dove occorrerà proporselo: la ri-alfabetizzazione del cittadino a scapito della sola educazione consumistica riservata alle ultime generazioni. Un argomento forse non nuovo, un tempo si sarebbe chiamata educazione civica, di grande importanza in tempi di politica partecipata, per re-impararne linguaggio e galateo.
Grazie a letture, personaggi e altro (in ordine sparso): Sette, Repubblica, Il venerdì e D di Repubblica, Edoardo Nesi e il suo ultimo libro, Vikas Swarup, Alexander McCall Smith per la saggezza di ‘Mma Ramotswe; Eugenides per ‘Middlesex’, il regista Renato De Maria, Riccardo Scamarcio, Amara Lakhous; i films ‘This must be the place’ e ‘Le donne del 6° piano’, ‘Lettere Luterane’, Wikipedia; Il Salone dell’Editoria Sociale a Porta Futuro, gli amici che viaggiano tanto e Marco, per le notizie di prima mano dall’Africa e dalla Cina.

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