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Wind tre: “dopo l’audizione in regione l’azienda trovi soluzioni per scongiurare un trasferimento che penalizza le lavoratrici donne”

Aprile 07
13:22 2019

“La situazione del personale Wind Tre di Roma è drammatica e va affrontata con ogni strumento a nostra disposizione. Ci sono circa 150 lavoratori della sede di Parco de Medici, il 70% dei quali donne, coinvolti in una vicenda dagli aspetti controversi per la quale da questa mattina i dipendenti del settore Finance di Roma hanno dapprima tenuto un picchetto sotto la ex sede Tre di via San Severo e si sono poi spostati sotto al Mise. L’11 aprile l’astensione dal lavoro si estenderà a tutto il personale Wind Tre d’Italia mentre dall’8 aprile, per 30 giorni, lo sciopero riguarderà le prestazioni accessorie”.

Lo dichiara Eleonora Mattia (PD), presidente della IX Commissione regionale lavoro e pari opportunità, a margine dell’audizione che si è svolta presso il Consiglio regionale del Lazio alla presenza di Cgil, Cisl e Uil territoriali e regionali, Rsu e del dottor Marco Mondino, responsabile relazioni industriali di Wind Tre, per comprendere dall’Azienda le reali intenzioni al fine, precisa la Mattia, “di individuare, ove possibile, una soluzione condivisa con le parti sociali per assicurare ai lavoratori e alle loro famiglie un futuro e una dignità qui a Roma”.

“Nell’audizione alla Pisana, – continua la presidente della IX Commissione – la  Regione Lazio ha ribadito l’intenzione di svolgere il proprio ruolo per scongiurare il trasferimento a Milano di tutto il settore Finance, un trasferimento che comporterebbe di fatto la perdita del lavoro per buona parte dei lavoratori, in larga maggioranza donne. In particolare si potrebbe pensare a dei contratti di solidarietà con un piano di riqualificazione del personale affinché lo stesso possa rimanere sul territorio laziale e spingere l’azienda a ripensare una scelta inspiegabile, in un contesto di smart working che già consente di lavorare al di fuori dei locali aziendali. La proposta dello spostamento da Roma a Milano, purtroppo, altro non è che un licenziamento mascherato da trasferimento con un impatto di genere fortissimo”.

“Nel nostro Paese – conclude la Mattia – non è facile trasferirsi da Roma a Milano per motivi di lavoro, con famiglia al seguito, e le donne si trovano così costrette a dimettersi sia perché è complesso, se non impossibile, trovare un altro lavoro per il coniuge, sia per l’assenza della rete familiare che spesso supporta una coppia di lavoratori con figli. Per migliorare l’efficienza si dovrebbe invece ricorrere a strumenti alternativi, come riqualificazione professionale o smart working, che non costringono le lavoratrici e i lavoratori a rinunciare al lavoro pur di non sacrificare la propria famiglia”.

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