Pennacchi: scrivere per necessità e per virtù
Titolo: Canale Mussolini Autore: Antonio Pennacchi, Editore: Mondadori – Tascabili, Prezzo: €. 14,00
Che Antonio Pennacchi sia un grande scrittore sono in molti ormai a dirlo. La sua vittoria al Premio Strega 2010 passò un po’ sotto silenzio nell’Italia malata di giovanilismo, perché era più trendy la giovane Silvia Avallone autrice di Acciaio (peraltro un buon romanzo, ma non quanto questo), rispetto al sessantenne autore di Latina. E poi il resto lo ha fatto il personaggio prorompente, sboccato a volte, litigioso che ci ha proposto la televisione e che ha posto in secondo piano i contenuti di Canale Mussolini, il romanzo fiume che ha reso epica la storia dei contadini del nord Italia scesi a coltivare le terre dell’Agro Pontino bonificate dall’Opera Fascista. Attraverso l’epopea dei poveri contadini Pennacchi racconta ancora i suoi temi preferiti, quelli de Il Fasciocomunista per capirci: l’illusione di una Italia prefascista, in realtà già in cerca di un padrone, il bipolarismo destra sinistra del nostro Paese, orizzonte a volte ristretto entro il quale è difficile collocare ogni questione si presenti, quel che di buono (?) e di pessimo hanno fatto Mussolini e compari. La novità assoluta è come lo fa, mescolando passaggi storici ben documentati a ricordi familiari cucinati e sminuzzati fino a filtrare solo quelli più verosimili scampati a diceria, superstizione e ignoranza, peculiari fra quei contadini anche suoi avi; una eredità che Pennacchi non dimentica proprio in quanto ha potuto affrancarsene. L’autore avvalora il suo racconto con l’aiuto d’una voce che lo provoca sui passaggi ritenuti, forse, meno credibili e ne disconferma, quanto basta, l’eloquio. Per comprendere un’Italia che non esiste più (gli stessi contadini, denuncia Pennacchi, oggi si vergognano delle loro origini cercando di cancellare i segni degli spazi costruiti per la loro condizione di emigranti) sarà utile leggere assieme a Canale Mussolini, Il sogno di una cosa di Pier Paolo Pasolini – ed. Garzanti 2009 (il suo primo romanzo, pubblicato postumo) idillio agreste di tre ragazzi friulani rotto dal dolore per le conseguenze della misera emigrazione in Jugoslavia; e La Califfa, di Alberto Bevilacqua – ed. Einaudi 2009; altro sogno di una Italia, stavolta industriale, nella quale un padrone, il Doberdò, spende gli ultimi mesi della sua vita a cercare di rendere più accettabili le misere condizioni di vita nei quartieri operai così come gli suggerisce la sua protetta, la bella e combattiva Califfa. (Serena Grizi)
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