RAPPORTO DELLE NAZIONI UNITE SU PACE, SOLIDARIETA’ E GIUSTIZIA
Ai Partecipanti Velletri 2030,
Pace, solidarietà e giustizia: tre pilastri che l’Agenda 2030 riconosce come indispensabili per costruire società più inclusive, resilienti e capaci di futuro. Eppure, a dieci anni dall’adozione degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, il nuovo Global Progress Report on SDG16 pubblicato dall’UNDP traccia un quadro allarmante. UNDP sta per United Nations Development Programme, traducibile in italiano come Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo. Si tratta di un organo sussidiario delle Nazioni Unite focalizzato sulla riduzione della povertà e delle disuguaglianze, sul rafforzamento della democrazia e sulla promozione dello sviluppo sostenibile a livello globale, fornendo conoscenze, esperienze e risorse ai Paesi per migliorare la vita delle persone. Non solo i progressi verso l’Obiettivo SDG16 sono troppo lenti, ma in diversi casi si registrano regressioni che rischiano di compromettere gli equilibri democratici e sociali a livello globale.
Nel 2023 oltre 2 miliardi di persone hanno vissuto in Paesi colpiti da conflitti armati. Nel 2024 ogni 12 minuti una persona ha perso la vita in un conflitto armato. Le vittime civili sono aumentate del 40% in un solo anno, con oltre 48mila morti. Le donne e i bambini pagano il prezzo più alto: nell’ultimo biennio (2023 – 2024) più di 21mila donne e 17mila bambini sono stati uccisi, con aumenti rispettivamente del 258% e del 337% rispetto al biennio precedente. Non si tratta solo di numeri: sono la misura di società sempre più fragili, dove intere comunità vengono spezzate e la fiducia nelle istituzioni crolla.
Parallelamente ai conflitti, si rafforza l’erosione dei diritti civili e politici. Più del 40% degli Stati ha introdotto restrizioni alla libertà di stampa e alla partecipazione politica. Nel 2024 si sono registrati 502 casi di uccisioni e 123 sparizioni forzate tra giornalisti, sindacalisti e difensori dei diritti umani. In media, ogni 14 ore una persona impegnata nella tutela delle libertà fondamentali è stata assassinata o fatta sparire.
Meno della metà della popolazione mondiale si sente rappresentata dalle istituzioni e crede di avere voce nelle decisioni del proprio governo. Il divario di genere è evidente: solo il 26,5% delle donne percepisce di avere influenza politica, contro il 31,8% degli uomini. E se da un lato cresce il numero di Paesi che riconoscono per legge il diritto all’accesso all’informazione (139 oggi, contro i soli 14 del 1990) resta ancora lontano un livello uniforme di trasparenza e responsabilità. Anche i diritti delle bambine e dei bambini sono a rischio: negli ultimi cinque anni sono stati registrati alla nascita oltre 500 milioni di minori sotto i cinque anni, ma altri 150 milioni restano “invisibili”, privi di documenti legali e dunque esclusi da servizi essenziali come scuola e sanità.
Il Rapporto evidenzia progressi limitati e disomogenei verso la costruzione di società pacifiche, giuste e inclusive. Pur registrando alcuni miglioramenti, come la riduzione dei tassi globali di omicidio, l’espansione della registrazione delle nascite e la crescita delle istituzioni nazionali per i diritti umani, nessuno degli obiettivi del Goal 16 è pienamente in linea con i target fissati dall’Agenda 2030.
Le sfide restano gravi: i conflitti armati e le morti di civili sono in aumento, la violenza contro difensori dei diritti umani e giornalisti rimane diffusa, l’accesso alla giustizia è diseguale e la discriminazione interessa un individuo su cinque. Persistono forti disparità di genere nella rappresentanza politica e nei sistemi giudiziari, mentre la fiducia nelle istituzioni e la percezione di sicurezza restano basse in molte regioni.
Il Rapporto conclude che la mancanza di progressi sul SDG 16 mina l’intera Agenda 2030, poiché pace, giustizia e inclusione costituiscono la base per tutti gli altri obiettivi di sviluppo sostenibile. Accelerare l’azione richiede un impegno rinnovato per i diritti umani, una cooperazione internazionale rafforzata e sistemi di dati più solidi e disaggregati, per guidare politiche efficaci e non lasciare indietro nessuno. Senza istituzioni solide non c’è lotta al cambiamento climatico, senza giustizia non c’è equità economica, senza pace non c’è sviluppo sostenibile.





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