Raúl o Fidel la sostanza non cambia
Yoani Sanchez aveva fatto sperare in una ventata di democrazia e di libertà per Cuba, una giovane blogger che inventa Generacion Y, un sito in lingua spagnola seguito e commentato da tutto il mondo. Tellus Folio aveva riportato alcuni stralci tradotti dalla rivista, aprendo un dibattito sulla possibilità di un processo di democratizzazione del paese. Yoani Sanchez è stata intervistata in Italia dalle Iene perché il suo blog fa notizia, ha vinto in Spagna l’importante premio giornalistico “Ortega y Gasset”, ma non potrà andare all’estero per ritirarlo. Lo ha comunicato lei stessa alla stampa, dicendosi dispiaciuta per non aver ottenuto l’autorizzazione governativa per recarsi a Madrid.
La Sanchez non è una dissidente in senso stretto, ma è una persona che ragiona con il proprio cervello, osserva la realtà e critica le cose che non vanno. Tutto questo a Cuba non è gradito. Ne uccide più la penna che la spada, la storia è vecchia, come dice Leonardo Padura Fuentes ne Il romanzo della mia vita: Nessuna poesia rovescerà mai un tiranno. Ma gli lascia un segno, a volte indelebile. E questo i fratelli Castro lo sanno bene.
Yoani Sanchez ha dovuto chiamare la redazione del quotidiano El Pais, che le aveva assegnato il premio per la categoria “Miglior articolo in Internet”, confermando l’impossibilità del viaggio.
Per chi volesse leggere la bella prosa di Yoani Sanchez consigliamo di visitare il blog: www.desdecuba.com/generaciony. Non troverete articoli pieni di livore contro il regime, ma considerazioni sulla vita quotidiana e analisi ponderate sulle cose da migliorare per il progresso di Cuba. In compenso al regime non è piaciuto per niente, al punto di vietare a Yoani ogni contatto con l’estero. Adesso mi spiego perché non ha risposto alle mail nelle quali chiedevo dei racconti da tradurre e pubblicare. Probabilmente non le ha mai lette. A Cuba la censura è molto forte e condiziona la vita dei cittadini che esprimono libere opinioni.
Raúl Castro prosegue con i cambiamenti di facciata, solo fumo negli occhi per aprire ai commerci con l’estero e far abolire sanzioni internazionali. I cubani non vogliono telefonini, elettrodomestici, alberghi per tutti, ma una moneta forte e stipendi veri, che permettano libertà effettiva. Inutile liberalizzare cose che la maggiora parte della popolazione non può permettersi di acquistare. A Cuba manca soprattutto la libertà, intesa come possibilità di parlare, muoversi, aggregarsi, scrivere, avere accesso a trasmissioni televisive e stampa, aprire nuovi giornali e far sentire la propria opinione. A me non pare poco.
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