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Ricordo dello scrittore Paolo Pinto

Gennaio 20
17:37 2025

È scomparso, all’età di 81 anni, Paolo Pinto, importante personaggio culturale, uno dei più acuti e originali autori del nostro tempo. Scrittore, critico letterario, giornalista, storico, musicologo, egli ha diretto per decenni le pagine del libro al quotidiano “Il popolo” e curato rubriche televisive al terzo programma della RAI-TV con “Scuola e educazione”, nonché scritto pagine memorabili di critica musicale sul prestigioso mensile nazionale “Il Carabiniere”.

Il suo nome è legato soprattutto agli studi sull’Ottocento, in special modo sulla Casa Savoia (ricordo con ammirazione principalmente tre fortunatissimi libri: “Carlo Alberto: il Savoia amletico” edito dalla Bur – Rizzoli nel 1990; “Vittorio Emanuele II – il re avventuriero”, Mondadori 1995, poi Oscar Mondadori-storia e quindi pubblicato dal quotidiano Il Giornale nel 1993 con grande tiratura di copie; “Umberto I, il Savoia che non voleva essere re”, Piemme 2003), e, per i grandi personaggi del nostro Risorgimento, Cavour e D’Azeglio (“L’amore segreto di Cavour”, 1990, ed. Camunia, e “Massimo D’Azeglio, il sogno di un’Italia diversa”, con Solfanelli, giovane ma prestigiosa casa editrice, con la quale ha pubblicato, con successo di critica e di pubblico, “Nina pazza per amore: il conte di Cavour e la marchesa Giustiniani”; dico per inciso che sta per uscire – sempre con Solfanelli – un libro interessantissimo sui maggiori autori europei e oltre, dal Petrarca al nostro Novecento). Importante citare anche altre due opere, fra le tante che non possiamo qui, per motivi di spazio, elencare, e cioè: “Una repubblica in rovina” con prefazione di Indro Montanelli, e “Tutto Proust”, in sei volumi, con la Newton Company.

Cosa distingue questo autore da tanti altri scrittori e storici contemporanei? Secondo la critica, queste qualità innegabili: la cultura profonda e a 360 gradi nel panorama complesso dello spirito umano; lo stile nobile della scrittura; il pensiero filosofico sotteso ad ogni suo libro. Non si manca mai di rileggere le sue opere per la profondità dello scandaglio psicologico, per la cogitazione filosofica, per la conoscenza del periodo storico. Bisogna aggiungere che Pinto è stato un cultore del melodramma, appassionato specialmente di Verdi e Puccini, ma fine conoscitore di direttori d’orchestra, cantanti, registi. Insomma, una personalità raffinatissima e colta al massimo grado. Egli amava anche il mondo antico, ammirava il grande filologo classico Marmorale di cui aveva studiato la questione petroniana a fondo, e si era specializzato sulla letteratura francese, tanto che il suo capolavoro di composizione e traduzione e di critica sta nei ponderosi volumi su Proust.

Paolo Pinto era anche un uomo dai modi eleganti, quello che si dice un bell’uomo, dai tratti signorili, dall’eloquenza carismatica (anche nei castelli Romani ha tenuto memorabili conferenze su Garibaldi, Pellico, Foscolo, Leopardi, e soprattutto sul suo amato Petrarca).

La dipartita di questo studioso e Autore lascia un gran vuoto nella cultura italiana; lascia in forte tristezza gli amici e l’amata moglie Flaminia, sua consigliera e scrupolosa compagna di vita.

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