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Trecento anni fa nasceva Enrico Stuart, duca di York, vescovo tuscolano

Febbraio 25
10:32 2025

Trecento anni fa nasceva Enrico Stuart, duca di York, vescovo tuscolano dal 1761 al 1803

 Il cardinale Enrico Stuart. Ritratto nell’episcopio tuscolano

     Il 6 marzo prossimo ricorrono trecento anni dalla nascita di Enrico Benedetto Maria Clemente Stuart, che fu vescovo di Frascati dal 1761 al 1803. In questo articolo, ci limitiamo a qualche sommaria notizia su una figura tra le più importanti e note nella storia della Chiesa tuscolana.

Dopo essere stato detronizzato ed esiliato il sovrano d’Inghilterra, Giacomo (Francesco Odoardo) III Stuart (o Stuard), partì con la moglie Caterina Sobiesky di Polonia, e nel suo peregrinare, fu infine accolto nello Stato pontificio, dove a Roma nacquero i due figli:  nel 1720 Carlo Edoardo (the Bonni Prince Charlie) che tentò di recuperare il trono d’Inghilterra (a cui aspirava come pretendente, essendo il primogenito di Giacomo) ma fu sconfitto in battaglia, ed Enrico, nel 1725, cui di diritto apparteneva il titolo di ‘duca di York’. Dopo la morte di Charlie (1788), a lui passò il titolo di Pretendente al trono, tanto che, ormai dentro la folgorante carriera ecclesiastica, veniva anche chiamato col titolo di ‘Sua Maestà’.

    Le numerose attività pastorali del cardinale, così come le diverse elargizioni al Seminario, alle parrocchie e anche per calamità naturali (carestie) o per lenire la povertà di molti, verranno diligentemente – sia pur schematicamente – elencate nel ‘Diario delle opere pastorali del card. Duca di York’, un manoscritto attribuito al canonico Mancini.

Enrico fu il primo vescovo tuscolano a risiedere stabilmente nella Rocca (il palazzo vescovile) da lui completamente ristrutturata. Prima di lui vi avevano dimorato per poco tempo, il card. Paolucci che a sue spese ne fece qualche urgente restauro, quindi il card. Pietro Corradini. Il palazzo del resto, pur di proprietà pontificia (era ‘villa del papa’), nel tempo era divenuto abbastanza fatiscente e il papa alla metà del ‘700, lo ‘regalò’ per la dimora dei vescovi tuscolani e, in primis, al card Paolucci. Enrico Stuart, ottenutolo definitivamente dal papa, vi risiedette in permanenza – a parte le occasioni in cui doveva espletare le funzioni inerenti i suoi onerosi incarichi in San Pietro in Vaticano. Inizialmente nominato cardinale da Benedetto XIV, fu poi ordinato sacerdote (nel 1748) ed in seguito designato Arciprete della Basilica vaticana, Prefetto della Fabbrica di San Pietro, vice Cancelliere, titolare della chiesa dei SS. Apostoli, quindi nominato da Clemente XIII, Arcivescovo di Corinto e titolare di Santa Maria in Trastevere. Nel luglio del 1761 fu eletto vescovo di Frascati e alla diocesi, in particolare alla Cattedrale, concederà innumerevoli doni: candelabri, calici, statuette dorate, paramenti sacri, ecc. Il 13 settembre del 1762 mandava in dono alla Cattedrale il suo “ritratto in tela con cornice dorata ad oro buono da mettersi in Sagrestia” (cf Archivio Storico Diocesano, Diario opere pastorali del card. Duca di York, 1761-1803).  Il Seminario fu da lui particolarmente seguito e beneficiato, dopo che lo ebbe rilevato (1771/72) in sostituzione dei Gesuiti il cui Ordine era stato soppresso dall’amico, papa Clemente XIV. Nel 1775, vi fece costruire, in legno di noce, la Biblioteca (‘Eboracense’) per la fruizione dei libri non solo ad utilità dei chierici ma anche per la popolazione (ne usufruirà a fine Ottocento anche la scrittrice Clara Wells). Durante il suo episcopato, Enrico consacrò la chiesa di Colonna (1771), quella dell’eremo di San Romualdo (dei ‘Camaldolesi’,1772), quella del Gesù (1773), e l’Oratorio pubblico di S. Antonino. Decise ancora che la catechesi si impartisse in Cattedrale e in Santa Maria in Vivario, anche nei giorni della Novena di Natale – “presto nel mattino prima che il popolo vada in campagna a dare opera per i rusticinel tempo in cui affluivano anche i numerosi forestieri (migranti stagionali, soprattutto da Marche e Abruzzo) venuti per lavorare nelle vigne. Nel 1775, durante un banchetto in episcopio, il pavimento della sala in cui erano i commensali, sprofondò nel piano sottostante; il cardinale e tutti gli altri, sia pur malconci, si salvarono, invece il suo segretario non sopravvisse alle ferite. Quando morì il fratello Carlo Odoardo (1788), non potendosi celebrare a Roma i funerali (il papa non poteva inimicarsi l’Inghilterra), questi furono celebrati in Cattedrale a Frascati ad opera del fratello Enrico. Odoardo fu sepolto nella stessa Cattedrale come ricordava un cenotafio affisso nel muro (che fu ‘aperto’ dal card. Micara solo nel 1843 per edificare un ‘riparo’ per i canonici, poi divenuto cappella dell’Addolorata, e attualmente ‘del Santissimo’; per cui il cenotafio, con lo stemma degli Stuart, e con i ‘precordi’ del defunto, verrà trasferito all’ingresso della cattedrale).   Carlo, creando disagio anche al fratello Enrico, non ebbe fortuna nemmeno in amore, dal momento che sua moglie, la contessa d’Albany, se la intendeva col poeta Vittorio Alfieri. Ad Enrico capitò di ritrovarsi anche nel bel mezzo della vicenda della occupazione francese dello Stato pontificio (1798-99) con la proclamazione della Repubblica, alla quale – dopo fasi alterne – fu messa una fine provvisoria con l’intervento delle truppe napoletane, più o meno banditesche, del cardinal Ruffo di Calabria. In quel periodo ben cinque ‘Alberi della libertà’ erano stati eretti nelle piazze di Frascati! (cf. V. Marcon. Frascati, la Repubblica Romana, e i processi Altobelli e Campoli, 2014). Ma le idee democratiche si erano ormai diffuse tra il popolo e anche tra i preti del tuscolano e, quando lo Stuart – che inizialmente era fuggito a Napoli, e, dopo che Pio VI era morto in esilio in Francia, era corso a Venezia per il conclave in cui fu eletto Pio VII – tornò a Frascati, nonostante la sua moderazione volle comunque dare adeguata punizione (preavvisata anche con una  lettera inviata durante il conclave) ad alcuni dei suoi preti che avevano giurato alla Repubblica; tuttavia solo una pena leggera (qualche giorno di esercizi spirituali) comminò al suo teologo del seminario Marco Mastrofini, tra i principali sostenitori delle idee democratiche, poi ritrattate. In seminario, lo Stuart vi fece accogliere anche i fratelli Consalvi, dei quali il più grande, Ercole, diventerà in seguito segretario di Stato vaticano e abilissimo diplomatico che terrà testa anche a Napoleone. Numerosi furono i seminaristi successivamente divenuti cardinali e vescovi, tra i quali si ricordano, Falsacappa, Del Drago, Della Porta, Grimaldi, che fu Governatore di Roma, A. Pallotta, ecc… Lo Stuart, nel 1803, divenuto decano (cioè il più anziano tra i cardinali di curia) passerà di diritto alla diocesi di Ostia e Velletri. Nel ‘diario’ suaccennato, alla data del 26 settembre 1803, si poteva leggere che “S.A.R. dopo aver governata la Chiesa di Frascati anni 42, mesi 2 e 13 giorni, dimise la Medesima e ottò nel Concistoro di questa mattina alli Vescovadi d’Ostia e Velletri”.  Ma il suo successore ‘tuscolano’ (card. Doria Panfili) gli concederà comunque di dimorare nel ‘suo’ episcopio a Frascati, dove Enrico morirà il 13 luglio 1807. Tre giorni dopo, celebrati i funerali in Cattedrale, le spoglie del cardinale e quelle del fratello Odoardo furono trasferite in Vaticano. Nel 1907, primo centenario della morte, i canonici della Cattedrale lo ricorderanno solennemente (v. Atti Capitolari 1904-1931). Nel 1776 il cardinale aveva effettuato anche una sua visita a Viterbo, Vetralla e altri luoghi del viterbese, ed il suo segretario (G. Landò) ne stilò anch’egli un ‘diario’, che comprendeva anche tutta la vita del cardinale, in 36 volumi (!), conservati, in parte, dal 1877, nel British Museum di Londra. Una curiosità: si riporta, che a Viterbo tra l’altro, “SAR (Sua Altezza Reale) celebrò la Messa in casa (…) e ricevette in regalo due gran bacili di squisite paste dalla Monaca Antonucci, frascatana, del Monastero delle domenicane di S. Caterina di Viterbo”! Lo ‘York’ in diocesi aveva effettuato 11 viste pastorali e celebrato 2 sinodi i cui resoconti sono custoditi nell’Archivio Storico Diocesano, dove è conservata anche la documentazione sul Seminario tuscolano (una parte dell’archivio è tuttavia ancora nell’Archivio Vaticano. Si v. D. Di Pinto, Il Seminario e l’Archivio Vescovile di Frascati durante l’episcopato del Cardinale Enrico Stuart duca di York (1761-1803). Prime indagini a partire dai documenti delle visite pastorali, Miscellanea Bibliothecae Apostolicae Vaticanae XXIX, Città del Vaticano 2024 pp 277-316).

    In quanto a tutti i libri della ‘Biblioteca eboracense’ di Frascati, che lo ‘York’ aveva iniziato con circa duemila volumi oltre ad incunaboli e vari documenti, essi sono stati trasferiti nel marzo del 1944, nella Biblioteca Apostolica Vaticana, onde salvaguardare (non tanto dai bombardamenti quanto soprattutto dai ladri) un patrimonio librario di circa 9500 volumi (e non 10.000 o 12.000 o addirittura 15.000 come spesso si è favoleggiato). La storia del patrimonio della Biblioteca è passata attraverso vicende anche avventurose, prima che venisse accolta nella Vaticana dove certamente dovrà rimanere nonostante periodicamente si reiteri l’idea di un suo ritorno a Frascati, in quanto gli accordi intervenuti negli anni tra i vari prefetti-Bibliotecari vaticani che si sono susseguiti, lo stesso Papa Pio XII con i vescovi Budelacci prima, Liverzani poi, nonché il vicario don Razza, sembra siano abbastanza chiari sulla sua permanenza in Vaticano, anche se è aperta la possibilità della consultazione. (cf L. Orlandi, La biblioteca del cardinale di York: per una ricostruzione storica del trasferimento in vaticana, in Miscellanea Bibliothecae Apostolicae Vaticanae, XXIX, Studi e testi 566, Città del Vaticano 2024, pp.631-670).  In quanto ad un indice dei duemila volumi iniziali dello ‘York’, si v. M. Buonocore, La biblioteca del cardinale Henry Stuart duca di York, Vaticana, 2007.

Per una ulteriore breve bibliografia: M. Mastrofini, Orazione in morte di Errico Cardinale denominato Duca di York, 1807; P. Bindelli, Enrico Stuart cardinale duca di York, 1982; J. Cryan, Vetralla: The English Connection, 2001; M. Buonocore, G. Cappelli, La biblioteca del cardinale, catalogo della mostra, Gangemi 2007. A. De Juliis, A duecento anni dalla morte del Cardinale Duca di York (1807-2007), 2007; V. Marcon, Carità e cultura a Frascati tra Otto e Novecento, Roma 2010; id, Per la storia della chiesa tuscolana, 2023.

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