Velletri archiviato il reato di diffamazione a carico di due lavoratori
Cobas, il Tribunale di Velletri archivia il reato di diffamazione a carico di due lavoratori iscritti al sindacato.
È stata una storica giornata, quella di lunedì 22 settembre, nella quale si è finalmente messa la parola fine ad una vicenda giudiziaria con ad oggetto argomentazioni che si sono poi rivelate infondate e, nella quale sono stati coinvolti, oltre che due lavoratori nostri iscritti, anche comuni cittadini, rappresentanti delle istituzioni e giornalisti locali. In buona sostanza, il Tribunale di Velletri ha rigettato il ricorso presentato dal Sig. Andrea Sciacqua (capo cantiere Tekneko Igiene urbana di Montecompatri nonché presidente della Protezione civile locale) secondo il quale, i lavoratori, Cianti Marco e Visconti Agostino, avrebbero mostrato un cartello con scritte diffamatorie nei suoi confronti durante la manifestazione sindacale di maggio scorso organizzata dal sindacato in solidarietà ai provvedimenti aziendali (a firma di Sciacqua) emessi all’epoca contro Cianti come lo spostamento in una mansione lavorativa non idonea al suo stato di salute. Peraltro, l’organo giudiziario, ha espressamente affermato che: ” andrebbe valutato lo specifico contesto in cui si sono svolti i fatti, ossia una manifestazione sindacale volta a criticare l’operato posto in essere dal datore di lavoro Tekneko, attraverso lo Sciacqua, non condiviso dalla rappresentanza sindacale. In tale prospettiva, appare evidente che il contenuto del cartello costituisce espressione del diritto di critica sindacale esercitato, nel caso in esame, nel rispetto dei limiti della veridicità dei fatti e della continenza espressiva ” . Oggi siamo felici perché è stata messa una pietra tombale su questa ignobile vicenda giudiziaria durata mesi e, come Organizzazione sindacale, ci preme esprimere la nostra più viva solidarietà anzitutto a Marco Cianti e alla sua famiglia che da tempo vivono una situazione di difficoltà scaturita dal suo stato di salute di invalido come anche quello della sua piccola figlia. Una situazione di difficoltà per giunta aggravata da un vergognoso licenziamento messo in atto, a giugno scorso, dalla società Tekneko di Umberto Di Carlo, che auspichiamo venga ritenuto illegittimo e annullato e per il quale si proceda al reintegro del lavoratore. Tuttavia, la solidarietà va anche a tutte le altre persone che sono state ingiustamente indagate e coinvolte in questa vicenda e che oggi possono affermare il diritto di aver avuto GIUSTIZIA !





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