Velletri – Torna aria nuova in musica

È partita, nell’Auditorium “R. Trenta” di Velletri, la XIII edizione de “Il “suono” di Listz a Villa d’Este”; con un concerto brillante ed esemplificativo del programma dei prossimi incontri, per scoprire con l’antico il moderno
Il 16 febbraio l’aria era ancora irrespirabile per l’inquinamento da Sanremo 75 che aveva mandato in tilt ogni centralina di ascolto, anche quelle più nascoste o sfuggenti. Serviva aria nuova per non stramazzare. È arrivata col primo concerto, usualmente matinée, della XIII edizione de “Il “suono” di Listz a Villa d’Este”. Ancora una volta bisogna ringraziare per il “soccorso” Valeriano Bottini e l’Associazione Culturale Colle Ionci che, con il contributo della Regione Lazio e di FondArC, abbraccia, tra le altre, questa importante manifestazione, e per essa Giancarlo Tammaro che la cura e dirige con passione e somma competenza fin dagli inizi a Tivoli. La Rassegna è nata nel 2011 per il bicentenario di Listz e si basa sull’uso di un pianoforte Erard del 1879 quasi identico a quello che lo stesso Listz usò nei soggiorni a Villa d’Este. Il tema che lega i concerti di questo anno (dieci dal 16 febbraio al 15 giugno) è “Con l’antico riscopriamo anche il moderno”. In sostanza sperimentare la resa sonora di un pianoforte così prestigioso e antico non solo con gli autori classici da Vivaldi a Schubert, da Bach a Prokofiev, da Mozart a Ravel, ma anche con incursioni in un repertorio moderno, nel jazz o in composizioni contemporanee, alcune in prima esecuzione.
Dunque il concerto iniziale è stato un felice saggio degli intendimenti dell’intera rassegna. Il titolo “Pianoforte e orchestra dall’ultimo Mozart al primo 2000”. Ad interpretarlo con impeccabile gioia l’Orchestra “Gli archi del CDM” di Tivoli diretta dal Maestro Federico Biscione e la pianista Michelle Candotti. Sorprendente l’alto livello di questa orchestra giovanile, di soli 16 elementi, del Centro Diffusione Musica, preparata dalla prof. Giovanna Lattanzi e diretta dal M° Biscione. Meno sorprendente, si può dire, la grazia e la perfezione di Michelle Candotti considerato il suo importante curriculum per concorsi ed esibizioni italiani e internazionali. Inizio con il Concerto Brandeburghese n. 3 di Bach per solo orchestra, poi la perla del Concerto (K595) per pianoforte e orchestra di Mozart. Amadeus lo scrisse nel 1791, anno della sua scomparsa, ma ha compiutezza, leggerezza e brio di un’opera matura e giovanile. L’orchestra e la pianista sono riusciti a trasmettere tutti i caratteri richiamati con la precisione e la scorrevolezza adatte allo scopo. Ma in ossequio al tema della attuale rassegna è arrivata, alla fine, una dolcissima sorpresa inedita: il Concertino sul nome BACH (riferimento tecnico sulle note usate) per pianoforte e archi del Maestro Federico Biscione. L’autore, nato a Tivoli e docente di Composizione presso il Conservatorio di Brescia, così lo definisce nelle note: “Si tratta di un brano dal carattere fondamentalmente agitato, molto impegnativo per quanto riguarda la parte solistica, in un unico movimento”. Diremmo agitato sì, ma assolutamente coinvolgente e godibile e che, appunto, mette in luce la maestria della pianista. Quasi una sorta di “assaggio anticipato” del penultimo concerto dedicato a Gershwin e Ravel e ai loro ritmi tambureggianti o “sferraglianti”. Bellissima scoperta in una mattinata già bella per i suoi Classici. Un discorso a parte meritano i due bis concessi da Michelle Candotti. Due preludi di Chopin, il n.4, lento e intenso che con tremante commozione è stato dedicato al nonno, e il numero 16, veloce e virtuosistico per finire in allegria. Grande prova di umanità e bravura. Grazie a lei e a tutti gli altri esecutori per questo inizio di rassegna “rasserenante”.
Infine dobbiamo ricordare che la prossima domenica 23 nello stesso Auditorium, alle ore 17,30, ci sarà il VI concerto dell’integrale sonate per pianoforte di Ludwig van Beethoven con il prodigioso pianista Ivan Donchev. Da non perdere in ogni maniera.
E, ancora fuori dalle righe, sia concesso celiare un poco (amaramente?) per uscire dai drammi che ci sovrastano. Sicuramente anche Sanremo ha proposto grandi e/o geniali musicisti. Molto spesso però il dio della musica, per egoismo, li ha voluti solo per sé molto presto, penso a Lucio di “Anna e Marco” e a Franco con le sue “stagioni” e il suo “centro”, o addirittura prestissimo, e penso a Rino “figlio unico” per la sua genialità. Peccato. Ma “Aspettiamo senza avere paura, domani.”
impagabile Pucciarelli!