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Anno VII num 5/6 __________________ Pagina 3 - I Nostri dialetti


Anno VII numero 5/6 - maggio/giugno 1998 - pagina 2


VISTO DA….


Banche, banche, eterni dei!

Che noia, che barba: sto teleguardando l'ennesima trasmissione sugli interessi dei mutui. Ennesima Babele con scambio di polveroni e luoghi comuni.Tutti addosso al rappresentante dell'ABI (Ass.Bancaria) troncandogli la parola in bocca e trattandolo da criminale. Quest'ultimo, perseverante nel classico ottuso comportamento del banchiere, capacità mediatica zero, spocchioso sacerdote della banca-tempio, muta e segreta, dove "chi sa sa e chi non sa è meglio che non sa" e "le mele marce si mangiano in famiglia"; seccato come se l’opinione pubblica fosse interessata al livello di pulizia delle sue mutande. Pubblico, conduttore e politici a gara nello sparare castronerie. Per fare un po’di chiarezza, su "Controluce" un "musicomicòfilo", bancario per caso per una trentina d’anni, si rivolge al pubblico. Ecco i risultati.

Luoghi comuni

I bancari sono troppi. Certo, come sono troppi gli assicuratori , i medici, gli statali, i ristoratori, i trasportatori, ecc. Il "villaggio globale" col suo asse portante informatico ha distrutto l’80% del lavoro. Senza le attuali leggi garantiste (e antieconomiche, purtroppo), milioni di lavoratori si aggiungerebbero agli attuali disoccupati. A proposito, è disponibile un posto per "scemo del villaggio globale".

I bancari italiani sono i più cari d'Europa. Falso; è l’incidenza delle imposte e dei contributi previdenziali a rendere costosissimi tali lavoratori, ma quello che entra loro in tasca non è molto, anche se dura a morire è la leggenda delle sedici mensilità.

Quando arriveranno le banche europee saranno cavoli. Boh! Le banche straniere scesero in Italia e topparono. Sono abituate a remunerare poco la raccolta; i loro dipendenti, a sentire i racconti di chi viaggia, fanno sembrare i colleghi italiani dei geni. Vedremo.

La banca m’ha prestato cento milioni; alla fine del prestito dovrò restituire molto di più. E vorrei vedere il contrario! La banca noleggia il denaro, come si fa con un’automobile. Il Rent a car oltre il prezzo del nolo pretende (ma guarda!) la restituzione dell’auto. Chi non restituisce i soldi alla banca, oltre il nolo si frega anche la macchina, e la banca va a rotoli (come la metà delle banche italiane). Ma se pure la banca adottasse la strategia di Maria Cazzetta (che comprava i panini a un soldo, li riempiva di prosciutto e poi li rivendeva a un soldo), la massima parte dei clienti sarebbe in difficoltà a restituire il solo capitale, senza interessi. Perché la maggior parte della clientela ha bisogno non di una banca, ma di un terno al lotto o di uno zio d’America.

Le banche dànno i soldi ai ricchi e li negano ai poveri. Caro teleconduttore, metti che, con un sorriso in più, rimedi un milione e me lo consegni per un impiego proficuo; metti che il milione me lo chiedano in prestito Agnelli e un vucumprà; metti che a tua richiesta di rendiconto io ti risponda "tra Agnelli e l’extracom, il tuo milione ho preferito darlo a quest’ultimo perché mi faceva pena". Quale sarà la tua reazione?

Le banche sono cattive, non aiutano il cliente. La banca corretta non deve "aiutare" i clienti: deve premiare i buoni clienti e costringere i cattivi clienti ad assumersi le proprie responsabilità. Chiuderà così il bilancio in attivo e potrà finanziare istituzioni benefiche e culturali.

Le banche vessano i piccoli e si prostrano davanti ai grossi. Il tono con cui viene pronunciata questa accusa lascia intendere che, per par condicio, le banche dovrebbero prostrarsi parimenti davanti ai piccoli. Con quale risultato gestionale? Il criterio da seguire è distinguere tra clienti buoni e cattivi.

Giova infine ricapitolare alcuni consolidati modi di intendere la banca.

Banca ideale. Ente che esercita il credito facendo da intermediario tra il risparmiatore (raccolta) e l’imprenditore (impiego) campando con la percentuale di mediazione. Un fiorente sistema creditizio è sinonimo di benessere e di civiltà (vedi banchieri fiorentini e Rinascimento).

Banca vista dal cliente. Ente di beneficenza dove si reca chi ha bisogno di soldi. Serve il pane? Si va dal panettiere. Servono soldi? Si va in banca. Il problema che i soldi si debbano restituire con gli interessi è ignorato. Tanto, poichè la banca opera secondo il principio "tocchi il cliente, diventi compare", al momento di restituire il prestito il cliente piagnucolerà: "Abbia pazienza diretto’, m’è morto il gatto, m’è cascata la socera, me s’è sfasciata la machina!". Il direttore, premuroso, risponderà: "Nun te preoccupà fijetto bello! Tanto co li sordi tua mica ce dovemo magnà. Fai a commodo tuo, quanno li sordi ce l’avrai me li ridarai!". La considerazione che una banca così gestita chiuderebbe in un mese non sfiora neppure la mente del cliente.

Banca vista dal politico. Salvadanaio alla presidenza del quale piazzare il collega trombato sottoboscaiolo, cui attingere per sè e per i propri "amici" i quali saranno giustamente "riconoscenti". Per misurare la capacità di rimborso e l'affidabilità del cliente è sufficiente il peso della raccomandazione.

Così si portano le banche al disastro (dalla Banca Romana in poi), ma tanto che te frega, paga Pantalone, anzi, 60 milioni di pantaloncini idioti ai quali si gabella come tassa per l’Europa la colletta per risanare il Banco di Napoli. Essendoci altri quattro continenti, ce n’è ancora (tassa per l’Asia, per l’America, per l’Africa, per l’Australia) per risanare altri buffi bancari. Chi ha avuto ha avuto ha avuto, chi ha dato ha dato! Scurdammoce 'o passato, simm’e Banc’e Napule, ’e Sicilia, ‘e Calabria, ‘e Puglia, Paisa'aaaaa!

Francesco Barbone