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Intervista a mons. Raffaello Martinelli

Novembre 26
10:31 2016

Eccellenza

Il Suo libro Le  virtù in simboli negli affreschi della Basilica SS Ambrogio e Carlo al Corso in Roma – catechesi per immagini  è ricchissimo di contenuti, corredato di splendide immagini e pieno di informazioni, con domande e risposte che possono già da sole valere per l’intervista … La presentazione, a Sua firma, accompagna la prefazione del Cardinale Paul Paupard e la nota di papa (emerito) Benedetto XVI.
Ben 521pagine per raccontare la visitatissima Basilica dei Santi Ambrogio e Carlo al Corso che, splendida nel cuore di Roma, sorge lungo quella celebre strada che porta alle vie del lusso e della moda griffata e costosa, dove il materialismo non fa altro che mettere in evidenza il divario sociale, dove ricchezza e povertà incrociano casi di miseria … Quella umana e quella economica …
Nel libro si parla di virtù …

  • D) Quanto è stato importante e impegnativo realizzare questo volume? 
  • R) È stato sì impegnativo, anche perché s’è accompagnato al restauro degli affreschi delle volte della basilica. Io stesso ho effettuato, con la mia macchinetta digitale comprata di seconda mano, le foto, approfittando dei ponteggi allestiti per tale restauro e quindi usufruendo della possibilità di una vicinanza assai ravvicinata ai vari soggetti pittorici. La preparazione redazionale del volume è stata anche oltremodo impegnativa, ma grazie alla collaborazione volentorosa e gratuita di varie persone, siamo riusciti a completare tale opera iconografica e catechistica insieme.
  • D) Quale messaggio vuole lanciare questo testo così voluminoso, e cosa può rappresentare in un epoca che vede i libri come un mezzo mediatico di scarsa presa per l’umanità, una umanità sempre meno impegnata nella lettura e sempre più immersa nelle più facili proposte televisive o dei canali di internet? 
  • R) È vero, oggi l’immagine ha un ruolo precipuo nella vita della persona e della società. Le immagini facilitano l’accesso, la comprensione e la trasmissione di contenuti a persone appartenenti a lingue, età e culture diverse. Sono facilmente leggibili e, pertanto, rispetto alla parola e allo scritto, raggiungono un maggior numero di persone. Non per nulla si parla di civiltà dell’immagine per indicare la società attuale.
    Ciò che vediamo con gli occhi del nostro corpo richiede però di essere visto, capito, interpretato, gustato con un’altra luce: ad esempio, come hanno fatto gli artisti della Basilica di San Carlo, quella che proviene dalla fede cristiana, così da aiutare a cogliere il particolare messaggio catechistico, che essi hanno voluto trasmettere con l’arte pittorica. Abbiamo così una summa cristiana pittorica dallo scopo didascalico, pedagogico, catechistico.
    Oggi più che mai, l’immagine sacra può «esprimere molto di più della stessa parola, dal momento che è oltremodo efficace il suo dinamismo di comunicazione e di trasmissione del messaggio evangelico…Gli artisti di ogni tempo hanno offerto alla contemplazione e allo stupore dei fedeli i fatti salienti del mistero della salvezza, presentandoli nello splendore del colore e nella perfezione della bellezza… Dalla secolare tradizione conciliare apprendiamo che anche l’immagine è predicazione evangelica” ( Joseph Ratzinger, Introduzione al Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica, 2005).
    Nella Chiesa, ha sottolineato Papa Francesco, nel messaggio 3 nov. 2013 al Festival Internazionale di Musica e Arte Sacra: “L’arte in tutte le sue forme non esiste solo per una semplice fruizione estetica, ma perché, attraverso di essa, la Chiesa in ogni momento storico e in ogni cultura spiega ed interpreta la rivelazione per il popolo di Dio…L’arte esiste nella Chiesa fondamentalmente per evangelizzare”. E in questa prospettiva, trovano nuovo vigore le parole di Dostoevskij, secondo cui: “La bellezza salverà il mondo”.
  • D) Che cosa riproducono gli affreschi del ‘600 delle volte della Basilica?
  • R) Riproducono le tre virtù teologali e le 4 virtù cardinali, nonché le virtù da esse derivate. In totale circa 40 virtù. Ma la novità è che tali virtù sono rappresentate con più di 150 simboli, tratti dal mondo antico, biblico e non biblico. Le immagini religiose riproducono per lo più elementi che provengono dal mondo, nelle sue diverse componenti: umano, animale, vegetale, materiale.
    Ma tali elementi sono lì dipinti per indicare qualcos’altro: rimandano a realtà che non appartengono al mondo visibile. Sono riflesso, segno del mondo divino, religioso, spirituale, soprannaturale.
    Sono immagini, che per questo noi chiamiamo simboliche. Sollecitano a passare: dal visibile all’Invisibile, dal significante al significato, dal mondo creato a Dio. E questo per la stretta relazione che esiste tra il mondo creato e Dio, il suo creatore.
    Dunque «Dio parla all’uomo attraverso la creazione visibile. L’universo materiale si presenta all’intelligenza dell’uomo perché vi legga le tracce del suo Creatore… In quanto creature, queste realtà sensibili possono diventare il luogo in cui si manifesta l’azione di Dio che santifica gli uomini, e l’azione degli uomini che rendono a Dio il loro culto» (Catechismo della Chiesa cattolica, 1146-1147).
    Pertanto «si può parlare di Dio, a tutti e con tutti, partendo dalle perfezioni dell’uomo e delle altre creature, le quali sono un riflesso, sia pure limitato, dell’infinita perfezione di Dio» (Compendio del CCC, 5).
    Essa diventa segno, simbolo del Divino, e fa esclamare all’uomo che la comprende e la contempla nella fede: “Quanto sono grandi, Signore, le tue opere! Tutto hai fatto con saggezza” (Sal 104,24).
  • D) L’arte è dunque uno strumento ‘privilegiato’ per l’evangelizzazione?
  • R) Certamente, è l‘espressione più alta con la quale l’uomo esce dalla sua natura per toccare il trascendente. Quale mezzo più grande si può avere? Attraverso l’immagine, l’arte ci permette di toccare l’invisibile con il visibile, e questo provoca un’emozione non solo a livello epidermico, ma un’emozione che si aggancia alla razionalità del messaggio di verità contenuto nelle Sacre Scritture e nella tradizione della Chiesa. Dobbiamo e possiamo, attraverso l’arte, “dare ragione della nostra fede”, come esortava San Pietro, ed è il nostro obiettivo primario.
    L’arte, dunque, è come una espressione privilegiata della trasmissione del Credo cristiano nella memoria dei secoli (traditio ut visio). È strumento privilegiato per una nuova evangelizzazione; è un vero “luogo teologico”, che porta alla contemplazione del mistero di Dio e della sua manifestazione epifanica in Cristo trionfante sulla morte e sul dolore.
    Benedetto XVI, in Verbum Domini del 30 settembre 2010, scrive: «La Chiesa tutta esprime apprezzamento, stima e ammirazione per gli artisti innamorati della bellezza, che si sono lasciati ispirare dai testi sacri; essi hanno contribuito alla decorazione delle nostre chiese, alla celebrazione della nostra fede, all’arricchimento della nostra liturgia e, allo stesso tempo, molti di loro hanno aiutato a rendere in qualche modo percepibile nel tempo e nello spazio le realtà invisibili ed eterne» (n. 112).
    Tuttavia, l’arte –come la scienza e ogni attività o sapere umano- non salva l’uomo: «non è la scienza che redime l’uomo. L’uomo viene redento mediante l’amore… in questo senso è vero che chi non conosce Dio, pur potendo avere molteplici speranze, in fondo è senza speranza, senza la grande speranza che sorregge tutta la vita» (Spe salvi, n. 26. 27).
  • D) Negli affreschi della Basilica abbiamo allora la cosidetta Biblia pauperum?
  • R) Proprio così. La storia ci insegna che i cristiani, per annunciare il messaggio evangelico e catechizzare le persone, prima ancora dei catechismi scritti (anche perché pochi sapevano leggere e scrivere), si sono serviti in una maniera speciale della cosiddetta Biblia pauperum, e cioè delle immagini, dei catechismi visivi: catechismi fatti di immagini e di rappresentazioni iconografiche.
    «Immagine e parola s’illuminano così a vicenda. L’arte parla sempre, almeno implicitamente, del divino, della bellezza infinita di Dio, riflessa nell’Icona per eccellenza: Cristo Signore, Immagine del Dio invisibile…Le immagini sacre, con la loro bellezza, sono anch’esse annuncio evangelico ed esprimono lo splendore della verità cattolica, mostrando la suprema armonia tra il buono e il bello, tra la via veritatis e la via pulchritudinis» (Card. Joseph Ratzinger, op.cit., 2005).
    L’arte e l’iconografia cristiana, oltre che essere strumenti al servizio dell’evangelizzazione e della catechesi, sono sempre stati e lo sono tuttora anche un invito alla preghiera: «La bellezza e il colore delle immagini sono uno stimolo per la mia preghiera. È una festa per i miei occhi, così come lo spettacolo della campagna apre il mio cuore a rendere gloria a Dio» (San Giovanni Damasceno, De sacris imaginibus oratio, 1, 47: PTS 17, 151, PG 94, 1268).

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