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‘Ludovico’ di Paolo Pratico

Ottobre 31
23:00 2010

Il dott. Giuseppe Modafferi nel suo intervento ha sottolineato l’importanza della simbologia nella vita, partendo proprio da quelli disegnati sulla copertina del libro: un compasso e una squadra simbolo della Massoneria e il Castello del Monte in Andria, simbolo esoterico. «Che cos’è il simbolo? È tutto ciò che ci circonda – continua Modafferi – e che non è definibile in quanto ognuno ne dà una sua interpretazione, ma viene compreso da tutti e rappresenta la libertà di sentimenti e di ragionamento. Simbolo è una parola greca che ha il significato di “mettere insieme”due parti distinte, cioè la parte razionale con quella inconscia e l’oggetto che riteniamo simbolo ha la proprietà di unire questi due mondi». Il professor Gabriele Quattrone, Primario di Neuropsichiatria al Policlinico Madonna della Consolazione di Reggio Calabria ha puntualizzato come il simbolo oltre ad avere il valore di unione, di evocazione ha anche quello di dividere. In natura ogni elemento presenta due aspetti antitetici che completano il quadro della realtà, senza l’uno non può esistere l’altro. «Jung si riferisce al daimon – continua Quattrone – che ci parla dal nostro interno, costruendo il nostro percorso di vita. Nella tematica del profondo le nostre pulsioni sono soggette a impulsi contrastanti. Amare una persona significa: Io amo questa donna che però può ferirmi, allo stesso tempo la odio perché può uccidermi. Praticò nel suo romanzo ci mostra la coincidenza degli opposti, la realtà che non può essere eterna. Egli ama ammantarsi di simboli e propone una valenza simbolica senza assumere una particolare posizione, lasciando al lettore la scelta di scoprire lo svolgimento degli eventi». Praticò ha raccontato che lo spunto gli è stato offerto dalla storia di un amico ottantatreenne che dopo aver fatto alcuni mestieri è stato iniziato alla Massoneria. «Nel libro ci sono riferimenti alla P3 – spiega lo scrittore – ai gruppi celtici e nella storia che viene narrata ho inserito anche pensieri personali che fanno parte dei miei orientamenti. In appendice, c’è un post scriptum di un mio amico, esperto di esoterismo, che racconta come è nato il nazionalsocialismo e come Hitler sia arrivato al potere». Paolo Praticò lavora presso la Casa Circondariale di Reggio Calabria e segue le detenute in un corso di scrittura creativa «che fa parte di una serie di progetti attivati dalla Direzione del Carcere, – chiosa lo psicologo – per favorire un migliore recupero delle detenute e per allentare le tensioni che si creano quando si è costretti a vivere in una cella di 6mq con altre persone e verso le quali bisogna superare una certa diffidenza. Gli incontri di gruppo favoriscono la cooperazione e la conoscenza reciproca tra le recluse, mentre la scrittura narrativa favorisce il flusso di emozioni, gli stati d’animo che le aiutano a superare i momenti difficili. Uno dei racconti delle detenute – prosegue Praticò – è entrato tra i venti finalisti del Premio nazionale di cui è presidente la dott.ssa Antonella Balelli Ferraro indetto dal DAP (Direzione Amministrazione Peniteziaria) in collaborazione con la SIAE, che insieme agli altri finalisti verrà pubblicato dalla Mondadori». La valente Francesca Sisti ha curato il coordinamento dei vari interventi nel corso della serata.

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