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Vito Intini: Una bella vittoria alla 12 ore di Firenze nel Parco delle Cascine

Vito Intini: Una bella vittoria alla 12 ore di Firenze nel Parco delle Cascine
Maggio 10
13:35 2017

Non c’è un età per iniziare a fare sport o per essere competitivi, così come non c’è un’età per smettere di fare sport o di smettere di essere competitivi, Vito Intini ha superato i 50 anni, forse sarebbe l’ora di smettere di giocare a fare sport e di dedicarsi ad altro come può essere dedicarsi ad altri atleti o alla Nazionale di ultrarunner, ma a volte la corsa chiama, la condiziona è buona e perché non mettersi ancora in gioco? E’ quello che continua ancora a fare l’atleta Vito Intini vincendo la gara di 12 ore di cora su strada Coronata con il personale di 131,45 Km.
Di seguito possiamo approfondire la sua conoscenza attraverso le risposte a un mio questionario risalente a qualche anno fa, contribuendo alla stesura del mio libro Ultramaratoneti e gare estreme (cosa motiva questi atleti? Quali i meccanismi psicologici? Cosa li spinge a spostare sempre più in avanti i limiti fisici?), libro che racconta le storie, passioni, motivazioni, aneddoti di più di un centinaio di atleti che si dilettano a percorrere tantissimi chilometri in tante modalità, su strada, su sentieri, su tapis roulant.
Cosa ti spinge a continuare ad essere ultramaratoneta? “Le motivazioni sono un po’ cambiate. Prima era per raggiungere e conoscere i propri limiti oggi più per sfida verso la legge biologica dell’invecchiamento.”

E’ risaputo che le gare di endurance, di sport prolungato, in condizioni più avverse, quasi estreme, è la testa che fa la differenza, la notevole esperienza ti permettere di gestire situazioni, crisi, difficoltà.

Quali i meccanismi psicologici ritieni ti aiutano a partecipare a gare estreme? “La meditazione. L’introspezione e la convinzione di essere preparato infine anche tecniche di visualizzazioni uso di frequente.”

In gare prolungate nel tempo è importante considerare altri aspetti oltre all’allenamento fisico, aspetti da curare e da allenare per bene, che aiutano a impegnarsi con fiducia in se stessi, con tecniche che ti permettono di saltare razionalità, come visualizzazioni e meditazione.
Quale è stata la tua gara più estrema o più difficile? “50 Km di Rodgau in Germania nel 2005. Doveva essere annullata per la nevicata imprevista. Il circuito (5Km il giro) era su neve ghiacciata a -12°C. Trovandomi nel gruppo di testa sin dall’inizio ho tralasciato l’orologio. Dal gruppo iniziale di 12 persone eravamo rimasti in 4 dopo 35 km e al passaggio del 40° Km in 2:38 ho pensato alla possibile vittoria trascurando l’alimentazione ed il bere. Al 46° km lo stop. Disidratazione e primi segni di congelamento. Insomma è finita in ambulanza. Ho imparato.”

L’esperienza insegna sempre, approcciarsi al nuovo e al diverso con attenzione, senza esagerare e senza strafare, con gradualità.
Cosa pensano i tuoi famigliari ed amici della tua partecipazione a gare estreme? “Dopo tanti anni hanno capito che con dedizione e preparazione le gare di Ultramaratona sono una disciplina come tante altre. Infatti a Putignano (cittadina pugliese dove vivono i miei genitori ed amici) si tengono 3 gare di Ultramaratona all’anno ed i Putignanesi che hanno partecipati ad una ultramaratona negli ultimi 5 anni sono oltre 100 atleti.”

Terra fertile quella di Putignano per gli ultrarunner, Vito ha seminato bene con il suo esempio di ultrarunner in giro per l’Italia e per il mondo e per aver organizzato gare rivolte agli ultrarunner.
Che significa per te partecipare ad una gara estrema? “Preparazione, preparazione e preparazione fisica e mentale.”

Più aumenta l’impegno nelle gare, più aumenta la distanza, più diventa necessario non solo allenamento fisico ma anche mentale per andare avanti e superare momenti, anche gli allenatori si arrendono nell’allenare atleti n distanza superiori alle maratone, sanno che diventa importante allenare la compo0nente mentale.
Ti va di raccontare un aneddoto? “Ne sono tanti. Allora per motivi di lavoro viaggio spesso in giro per l’Europa. Non sempre riuscivo a correre visto il clima rigido nel nord e le giornate corte d’inverno. Per questo motivo ho iniziato a scegliere Alberghi con la palestra per poter correre sul tapis roulant. Dopo molti anni parlando con Antonio Mammoli (durante la permanenza a Gibilterra per il mondiale della 100 km) scoprii che esistevano anche i record di ultramaratona sul tapis roulant. Lui era detentore del record Italiano sulla 100 Km. Per una scommessa con lui ci provai anch’io scoprendo così che mi sentivo a pieno agio su quel macchinario. Da allora molti alberghi hanno dovuto sostituire il loro treadmill dopo il mio soggiorno. Settimana scorsa è stato un albergo di Perugia.”

Approfondendo il mondo degli ultrarunner, si scopre che è un mondo bizzarro, divertente, affascinante, un mondo per pochi privilegiati.

Matteo Simone
http://www.ibs.it/libri/simone+matteo/libri+di+matteo+simone.html

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