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La porta socchiusa in mezzo al cielo

12,00

Titolo:      La porta socchiusa in mezzo al cielo
Autori:      Angela Cuccarese
ISBN-10(13):      978-88-95736-79-2
Editore:      Edizioni Controluce
Data pubblicazione:      Ottobre 2019
Edizione:      I edizione
Numero di pagine:      88
Formato:      148×210
Collana:      Poesia
COD: 102 Categorie: ,

Descrizione

Spesso ci raccontano delle storie, o ne raccontiamo noi stessi agli altri. Molte storie hanno il lieto fine, come nelle favole, altre volte invece no. E poi sono poi storie che ci catapultano dentro altre come naufraghi in balia delle onde.

I protagonisti sono gli stessi, ma le vicende intrecciano destini che si frammentano, disperdendosi nell’aria come piume, per poi ricadere, come sassi che si staccano dalla montagna, in luoghi e momenti diversi.

I nessi di alcune storie si tracciano in un sincronismo di casualità che nessuno di noi riesce razionalmente a spiegare. E quando riusciamo a raccontare una storia, non quella degli altri, avvertiamo un senso di effimero sollievo, quel sollievo che sembra liberarci di un peso.

Poco importa se ad ascoltarci sia un amico, uno sconosciuto, o soltanto il nostro psicoterapeuta di turno: quando troviamo qualcuno disposto ad ascoltarci, entriamo nella storia liberando un flusso di parole e non smettiamo più di ricordare.

Quello che conta veramente, è l’innesco dell’azione motoria di quel meccanismo logorroico, che ci dona un appagante senso liberatorio: il peso resta ma si alleggerisce e diventa più sopportabile.

Per alcune persone non è facile lasciarsi andare, raccontarsi, tanto meno abbandonarsi alla levità di quel metaforico svuotamento dell’anima.

Una storia, infatti, non si racconta quando ha preso possesso della tua anima, della tua mente, del tuo più cosciente alter ego perché nel momento in cui pensi a quella storia, la tua storia, soltanto quando ci pensi, prima ancora di raccontarla, ed ancor prima di cercare quel qualcuno che si sacrifichi nell’ascolto, sei avvolto da quella conosciuta sensazione che trascina nella percezione del vuoto, del nulla.

I tuoi pensieri si affollano e spingono come donne al mercato che frugano tra le bancarelle alla ricerca frenetica di qualcosa.

Le parole sembrano un’orchestra di strumenti, suonati da chi non conosce la musica, la mente elabora pensieri che naufragano in un oceano di frasi dal suono muto.

Si vede lontano un mare in tempesta senza boe di salvataggio, con il vento che soffia implacabile sempre nella stessa direzione.

È la direzione del tuo dolore, è l’effigie della tua rinnegata eloquenza, è l’espiazione consapevole dei tuoi silenzi, muti anche quando la gola emette suoni.

Oggi è uno di quei giorni in cui i pensieri bussano con insistenza alla porta della mente e chiedono di uscire. Ed è così che la mente, affollata da pensieri affaccendati nella speranza di un esodo, cerca conforto nella mano che timida tenta di dare sostanza alle parole.

Nessuno riesce a tacere per tutta la vita: a un certo punto bisogna liberarsi delle pesanti zavorre dell’anima, alleggerire il fardello che si porta sulle spalle.

Non si possono confinare i pensieri nella cella segreta della nostra anima; con il tempo, le ferite devono rimarginarsi, i lembi straziati della carne cicatrizzano fino a lasciare un sottile segno appena visibile agli occhi che ti guardano.

Durante i momenti più difficili, si avverte la percettiva sensazione di un vortice che trascina sul fondo, si parlerebbe anche con un marziano disceso sulla terra, proprio in quei giorni, e in quelle notti, quando la solitudine soffoca le lacrime prima ancora di asciugarle, avverti l’impellente bisogno di parlare con qualcuno, quel qualcuno che non c’è mai quando ne hai bisogno.

Ed è allora che affidi i pensieri alla tua mano, l’inchiostro regala forma e colore che si trasformano in un turbine di parole scritte su fogli bianchi.

Negli anni il tempo ha consumato quei fogli, cancellando la rassegnazione, ma non è riuscito ad affievolire i ricordi, scritti con l’indelebile inchiostro del destino.

Il destino! Compagno a volte avverso e silenzioso della vita. Quel destino che può amarti oppure odiarti, che arriva all’improvviso senza chiamata e senza preavviso, capace di liberarti o imprigionarti per sempre nelle catene della vita.

“Il destino è nelle tue mani”: quante volte ci siamo sentiti responsabili di quella irrevocabile legge che invece altre volte va oltre la nostra volontà.

Quel succedersi di eventi preordinati stabilmente e fatalmente, che ti travolgono, prima ancora che tu riesca a dire o fare qualcosa.

Una parola etimologicamente appartenente ai latini tanto temuta da Seneca quando dice: “il destino guida chi lo segue di sua volontà; chi si ribella, lo trascina”.

Io sono tra la schiera di persone che si è sempre ribellata al suo destino, e forse per questo sono stata trascinata da esso all’interno di avvenimenti, che hanno cambiato il corso della mia esistenza.

Quando venni al mondo, il destino distrattamente, dimenticò di annoverarmi nella lista di “nuovi arrivi speciali” con tanto di fiocco rosa appeso sulla porta.

Appena arrivata, mi resi conto subito di aver sbagliato momento e col passar dei minuti mi accorsi di aver sbagliato anche culla.

Con grande rammarico, ebbi la certezza che non vi era alcunché di straordinario nel venire al mondo e non mi piaceva, ma giacché non è dato scegliere il luogo, la casa, i parenti, né tantomeno potevo chiedere di tornare indietro, decisi allora di restare.

Il destino mi lasciò là, ma prima di andarsene mi sussurrò in un orecchio «Ti lascio qui, non ribellarti mai».

Ancora oggi, nonostante tutto, non riesco ad accettare il consiglio del mio destino, lui mi sfida continuamente e io continuo a ribellarmi.

L’Autrice

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